lunedì 21 dicembre 2015

SLACCI IDRICI, LA MINORANZA NON ALIMENTI FALSE ILLUSIONI


Assemini (CA). Durante il Consiglio comunale del 17 dicembre è emersa, dai banchi della minoranza, la richiesta rivolta al Sindaco Mario Puddu di emettere una Ordinanza per impedire gli slacci dell’acqua a seguito di contenziosi tra utente ed Abbanoa. Chiediamo alle forze politiche di agire con maggiore spirito costruttivo e più senso di responsabilità nell’esclusivo interesse dei cittadini, senza alimentare false speranze o illusioni propagandistiche.

Sono numerosi i Comuni, in tutta Italia, che hanno usato lo strumento dell’Ordinanza per impedire alla società erogatrice del servizio idrico di provvedere agli slacci, a seguito di contenziosi irrisolti. Molti degli stessi hanno, poi, provveduto a revocare le stesse ordinanze in autotutela. Questo perché l’orientamento giurisprudenziale in materia è chiaro: il Sindaco non può, con Ordinanza, impedire lo slaccio. Allo stesso modo, non può ordinare il ripristino della fornitura dell’acqua a chi non paga la bolletta. Questo a prescindere dalla causa. È la legge che autorizza i gestori ad interrompere la fornitura  dell’acqua agli utenti nel caso di grave morosità e l’Ordinanza non può violare le norme sulle competenze dei Sindaci. Sarebbe auspicabile, invece, che i Sindaci nella qualità di soci di Abbanoa, agissero uniti per spingere l’organo amministrativo a rivedere la politica gestionale. Magari facendosi portavoce delle proposte concrete avanzate dalle Associazioni dei consumatori.


Il Comitato Civico “ViviAssemini” nell’auspicare una funzione più costruttiva dell’intero Consiglio comunale, invita il Sindaco a continuare a lavorare con gli altri comuni e con la Regione sarda per migliorare il servizio ed i rapporti tra utente e società erogatrice, specie sotto l’aspetto della misurazione e riscossione delle bollette. Inoltre, invita i cittadini a rivolgersi alle Associazioni dei consumatori presenti anche nella nostra Città, per farsi assistere ed eventualmente difendere. Abbanoa e utente hanno pari legittimità e la fondatezza della contestazione va sempre dimostrata.    

giovedì 10 dicembre 2015

PARTECIPAZIONE, SODDISFATTI E PRONTI A FARE LA NOSTRA PARTE

La nascita di "ViviAssemini"
Assemini (CA) - Apprendiamo con soddisfazione della scelta del Sindaco di Assemini, Mario Puddu, di dare seguito alla nostra proposta. Quella di avviare un nuovo e costruttivo modello di governance, attraverso l’istituzione della Consulta delle associazioni e del volontariato. Inoltre, consideriamo perfettamente attinente al bisogno di affermazione del processo di cambiamento, la regolamentazione anche dei Comitati di quartiere, del Dibattito pubblico e, dunque, dei Principi partecipativi. Ci metteremo subito all’opera per favorirne l’affermazione, nel pieno rispetto dei doveri civici e dei principi costitutivi del Comitato “ViviAssemini”.

Occorre arginare e debellare i problemi che hanno condizionato negativamente la traiettoria di sviluppo, per costruire e consolidare un processo riformista strutturale, destinato a rendere irreversibile il processo di cambiamento. C’è bisogno di impegno, tempo e di azioni lungimiranti per affermare beni comuni che soddisfino bisogni diffusi. La partecipazione alle scelte pubbliche strategiche migliorerà la nostra Democrazia e sarà in grado di affermare un metodo idoneo, agile e produttivo per attuare un progetto strategico di sviluppo condiviso, con idee, esperienze e conoscenze. Sarà possibile superare le politiche settoriali ed aprire alla gestione integrata, facendo sistema. Assemini deve crescere e deve emozionare, perciò ha bisogno di autodeterminazione per creare centri di aggregazione propulsivi delle capacità; nuove istituzioni sociali libere e rivolte alla creazione di benessere per tutti, attraverso un processo vivo in cui tutti i soggetti positivi abbiano spazio e voce. Donne e uomini capaci di valorizzare i continui cambiamenti ed anticipare quelli latenti, abbattendo ogni barriera sociale e generazionale. Un nuovo ambiente in cui la linea da seguire non sia quella della prevaricazione o della subalternità, ma quella della ricerca costruttiva della condivisione nelle cose importanti da fare. Riteniamo sia il modo più concreto, autentico e trasparente per dare senso compiuto al bisogno di Primato della politica. Occorre uscire dalla gabbia del conflitto permanente per affermare l’unica “rivoluzione” che conduce al cambiamento: quella relazionale. L’unica costruttiva perché parte dal miglioramento di se stessi per creare uno scenario sociale coeso e giusto.


I comitati e le associazioni sono chiamati ad assolvere un ruolo importante nella struttura della Democrazia, della crescita e dello sviluppo locale. Hanno il dovere di denunciare le inefficienze, ma anche produrre soluzioni concrete. È necessario agire con coerenza, compattezza e solidarietà trasversale, senza affievolire il proprio status e la propria identità. “ViviAssemini” è una istituzione sociale indipendente nata per costruire valore aggiunto territoriale e farà doverosamente la sua parte. 




Riportiamo integralmente la dichiarazione odierna del Sindaco Mario Puddu:


Mario Puddu, Sindaco di Assemini

Democrazia partecipativa, arrivano regolamenti per associazioni e comitati
Comincia a concretizzarsi quel processo di democrazia partecipata già annunciato e promesso nel nostro programma elettorale, nel quale avevamo manifestato la nostra idea di partecipazione come dialogo permanente fra soggetti pubblici e società civile nella soluzione di problemi di interesse generale.
Tuttavia, per essere effettivo e per garantire una partecipazione piena e responsabile alla vita politica di Assemini, tale dialogo necessita di una rete costituita da cittadini, amministratori, associazioni, imprese e sostanzialmente da soggetti consapevoli dei propri diritti e delle proprie responsabilità. Dare vita a processi condivisi sul piano delle decisioni e della gestione del bene comune è il modo giusto per migliorare il rapporto tra le istituzioni e i cittadini. Quando il dialogo e il confronto sono rispettosi e costruttivi, le distanze tra istituzioni e cittadini si assottigliano e i risultati non tardano ad arrivare.
E così, nei giorni scorsi, il comitato civico “ViviAssemini” ha pubblicato un’articolata lettera aperta, ripresa anche dagli organi di stampa, con la quale propone e motiva l’esigenza di istituire una “Consulta delle associazioni e del volontariato”.
Ho colto positivamente tale proposta perché coincide con gli obiettivi e il programma del Movimento 5 Stelle e ho voluto condividerne la riflessione con i miei collaboratori, che hanno espresso anch’essi un giudizio positivo. Sotto questo aspetto, il consigliere Simone Carta e l'assessore Jessica Mostallino lavorano già da tempo all’elaborazione di alcuni testi normativi: il regolamento sul dibattito pubblico, quello sulla consulta delle associazioni e quello per l'istituzione dei comitati di quartiere.
Il primo prevede l'istituzione del dibattito pubblico e il coinvolgimento dei cittadini in merito alla realizzazione di opere e l'affidamento di appalti di importo rilevante.
Gli altri due riguardano la costituzione della consulta delle associazioni culturali, economiche e sociali e la nascita dei comitati di quartiere, che hanno l’obiettivo di favorire l'incontro − per promuoverne lo sviluppo autonomo − fra l’ente comunale e le aggregazioni sociali espressione del territorio.
In tutto questo c’è una bellissima idea di fondo: far sì che i cittadini possano esprimere suggerimenti e proposte agli organi istituzionali, che possano insomma contribuire alla programmazione e alla gestione delle scelte amministrative, sociali ed economiche.
Nei prossimi giorni queste proposte passeranno al vaglio delle commissioni consiliari per poi essere approvate definitivamente in consiglio comunale. Tali iniziative – che s’inquadrano perfettamente nel nostro progetto di attuazione dei principi partecipativi e di trasparenza che presto vedranno la luce − contribuiranno certamente ad affermare quel processo di cambiamento che da due anni e mezzo stiamo tracciando. Nessun cambiamento sostanziale sarà possibile senza un cosciente coinvolgimento dei cittadini, delle loro organizzazioni sociali e del volontariato.
La nostra sfida continua e Assemini vincerà.


La nostra "lettera aperta" a cui fa riferimento il Sindaco 





   

mercoledì 2 dicembre 2015

PROMUOVERE LA COOPOERAZIONE PER PRODURRE LAVORO



I cittadini chiedono soluzioni ai loro problemi. Sicurezza, vivibilità, identità e lavoro sono aspetti fondamentali che devono trovare risposte reattive e strutturali da parte di chi è stato chiamato ad amministrare ad ogni livello. L’Amministrazione comunale di Assemini non è esclusa: si faccia promotrice di un accordo di cooperazione con altre città sarde e sopratutto italiane ed europee per favorire la collocazione dei prodotti tipici nonché delle conoscenze tecniche e scientifiche, al fine di creare nuovi redditi ed arginare gli effetti drammatici della crisi.

La grave crisi economica produce crescente malessere sociale, essa va affrontata e non subita. Accanto al bisogno di sostenere il consolidamento, la riorganizzazione e la formazione della base economica nonché il rilancio di nuove opportunità, occorre individuare mercati di sbocco in cui collocare le produzioni che non trovano risposta nel mercato interno. Specie le grandi città europee ed italiane concentrano la maggior parte della creazione di valore. Generano ricchezza, dinamiche di sviluppo, occupazione e sono anche luoghi di interscambio culturale. Vanno individuate città strategiche e promossi gli accordi al fine di favorire nuove forme di scambio. Occorre investire in azioni strategiche che siano economicamente vantaggiose, come la promozione economica internazionale, l'imprenditoria e la creazione di imprese nel nostro territorio, la gastronomia ed il settore agroalimentare, il turismo e la cultura.


La vera rivoluzione è uscire dall’atavico “provincialismo” che ha ibernato la nostra città, per avviare politiche economiche produttive di benessere diffuso e sostenibile.  

martedì 1 dicembre 2015

venerdì 27 novembre 2015

Colletta Alimentare





Sabato 28 novembre 2015 si rinnova la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare. Sono momenti difficili per tanti e chi ha la possibilità può compiere un gesto d’amore, consegnando ai volontari del Banco Alimentare  impegnati davanti ai market una busta di spesa che verrà poi destinata ai più bisognosi.
Sono 21 le organizzazioni del Banco Alimentare più la Fondazione; 8 mila 100 strutture caritative sostenute; 1 milione 600 mila bisognosi aiutati (nel 2014).

mercoledì 25 novembre 2015

Concluso “Flash Mob” contro il femminicidio



In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, si è tenuta oggi ad Assemini una manifestazione per esprimere la solidarietà verso le vittime di femminicidio. I partecipanti, organizzati in corteo, sono partiti, sotto la pioggia battente, a piedi dall’Anfiteatro comunale verso la via Cagliari, davanti al Bar-Pizzeria “Orion”. Giunti sul posto hanno partecipato e coinvolto i presenti in un “Flash Mob”. La manifestazione si è conclusa con la lettura di brevi messaggi da parte di giovani studenti: il presente che guarda e costruisce il futuro. La musica e la danza popolare come espressione di storie complicate, di passioni, di spiritualità, di protesta costruttiva e di libertà.

Dall’inizio del 2015, sono novanta le vittime di femminicidio. Fatti gravissimi che necessitano di interventi urgenti e strutturali in grado di aiutare le donne ad uscire dall’isolamento della paura. Occorre parlare ai giovani affinché contribuiscano a sconfiggere questo comportamento indegno di una società civile. Tutti dobbiamo prendere coscienza delle nostre responsabilità, sociali e civili. Dobbiamo lottare oggi, perché domani sarà troppo tardi.  

La dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne del 1993 fornisce una definizione ampia di questa piaga: «qualunque atto di violenza sessista che produca, o possa produrre, danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche, ivi compresa la minaccia di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che nella vita privata». L’ONU e l’Unione Europea definiscono “violenza di genere” quella che si annida nello squilibrio relazionale tra i sessi e nel desiderio di controllo e di possesso da parte del genere maschile sul femminile. La data del 25 Novembre come giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, è stata scelta dall’ONU nella Risoluzione dell’Assemblea Generale n° 54/134 del 17 dicembre 1999, per ricordare le tre sorelle Mirabal, violentate ed uccise il 25 novembre 1960 nella Repubblica Dominicana. Il fenomeno della violenza è trasversale ed assume forme e manifestazioni diverse, provocando danni fisici e mentali con gravissime conseguenze anche a lungo termine, con costi umani, sociali ed economici inaccettabili. Il fenomeno si manifesta soprattutto nell’ambito familiare e coinvolge donne di ogni estrazione sociale e culturale. Dalla schiavizzazione in matrimoni forzati, a donne vendute per alimentare il mercato della prostituzione, a quelle molestate sul luogo di lavoro o mutilate nell’intimità da pratiche obsolete, alle violenze domestiche che si manifestano in varie forme, fisica, sessuale, psicologica ed economica.  

La Presidente del Comitato Civico “ViviAssemini”, Claudia Giannotti, ringrazia tutti i cittadini che hanno partecipato, nonché: l’Amministrazione comunale di Assemini per il fattivo supporto anche organizzativo; Giulio Melis ed il suo gruppo di ballo; il Bar-Pizzeria “Orion”, la Prociv Augustus e Assemini Soccorso per la preziosa assistenza logistica. Ora, davanti a noi, c’è un'altra sfida: contribuire per creare nuovi e moderni servizi a sostegno del bisogno di evoluzione civile, culturale e di riscatto sociale della donna vittima di ogni violenza.

mercoledì 18 novembre 2015

NO ALLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE


 In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, il Comitato Civico “ViviAssemini” invita i cittadini nonché le forze politiche e sociali a partecipare al raduno che si terra mercoledì 25 novembre a partire alle ore 17:00, presso l’Anfiteatro comunale.

Alle ore 17:30 i partecipanti, organizzati in corteo, partiranno a piedi - dall’Anfiteatro - verso la via Cagliari, passando per la via 2 Agosto fino alla via Sardegna, per poi proseguire in Corso Europa. Giunti davanti al Bar-Pizzeria “Orion”, si terrà un breve e sobrio “Flash Mob”. La conclusione dell’evento è prevista per le ore 18:30.

La violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani. Non conosce confini geografici, né culturali o di ricchezza. Finché continuerà, non potremo pretendere di aver compiuto reali progressi verso la civiltà, intesa come: uguaglianza, sviluppo e pace.


La dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne del 1993 fornisce una definizione ampia di questa piaga: «qualunque atto di violenza sessista che produca, o possa produrre, danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche, ivi compresa la minaccia di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che nella vita privata». L’ONU e l’Unione Europea definiscono “violenza di genere” quella che si annida nello squilibrio relazionale tra i sessi e nel desiderio di controllo e di possesso da parte del genere maschile sul femminile. La data del 25 Novembre come giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, è stata scelta dall’ONU nella Risoluzione dell’Assemblea Generale n° 54/134 del 17 dicembre 1999, per ricordare le tre sorelle Mirabal, violentate ed uccise il 25 novembre 1960 nella Repubblica Dominicana. Il fenomeno della violenza è trasversale ed assume forme e manifestazioni diverse, provocando danni fisici e mentali con gravissime conseguenze anche a lungo termine, con costi umani, sociali ed economici inaccettabili. Il fenomeno si manifesta soprattutto nell’ambito familiare e coinvolge donne di ogni estrazione sociale e culturale. Dalla schiavizzazione in matrimoni forzati, a donne vendute per alimentare il mercato della prostituzione, a quelle molestate sul luogo di lavoro o mutilate nell’intimità da pratiche obsolete, alle violenze domestiche che si manifestano in varie forme, fisica, sessuale, psicologica ed economica. 

martedì 3 novembre 2015

Una Consulta per lo sviluppo e la crescita

La crisi socioeconomica e politica necessita di nuovi ambiti propositivi compensativi per produrre ricchezza. “Lettera Aperta” al Sindaco per proporre l’istituzione della Consulta delle Associazioni e del Volontariato.


I problemi di Assemini possono trovare soluzione nell’unità, coinvolgendo in modo costruttivo la parte positiva della comunità. Perciò abbiamo trasmesso al Sindaco, Mario Puddu, la proposta di istituire la Consulta delle Associazioni e del Volontariato.

L’apertura del Primo cittadino al dialogo ed al confronto deve trovare una pronta risposta da parte di tutti gli attori sociali ed economici. La crisi necessita di azioni strutturali per affermare un modello di governance in grado di segnare costruttivamente il futuro di Assemini, ben oltre il già fondamentale aspetto Democratico. Per coinvolgere nuove conoscenze ed esperienze da mettere al servizio della comunità. Per affermare una visione strategica, di sistema ed integrata. Per contribuire a dare un’anima ad Assemini. La “Consulta” non potrà che essere lo strumento per la promozione ed il coordinamento delle realtà associative, nonché luogo di raccordo con l'Amministrazione nella: definizione, programmazione e realizzazione di iniziative ed attività volte allo sviluppo. E’ necessario favorirne l’originale apporto nel campo sociale, sanitario, ambientale, sportivo, ricreativo, della solidarietà civile e della promozione della cultura, della lingua e dell’identità. Assemini vive una condizione di grave crisi socioeconomica e politica, perciò occorre articolare nuovi ambiti propositivi compensativi ed introdurre interfacce per l’utilizzo di competenze, affinché la città assuma una funzione generatrice di plusvalore per combattere le povertà che calpestano la dignità umana, lasciando l’individuo nel buio.

Mentre il benessere sembrava perdonare tutto, la crisi ha accentuato gli errori e le omissioni che stanno da tempo alla base dello stato in cui versa la nostra Città. C’è bisogno di vivacità economica, solidale e sostenibile. Di un modello di sviluppo riformista e progressista, incentrato sulla territorialità e sulla valorizzazione del micro tessuto produttivo tradizionale, per favorire il consolidamento della base economica e produrre aumento della ricchezza, anche qualitativa. La valorizzazione identitaria non può che essere la chiave di volta.



TESTO DELLA LETTERA APERTA
Ill.mo Signor Sindaco del Comune di Assemini,
          abbiamo studiato il Suo Programma Elettorale, cercando punti di convergenza con il nostro indirizzo progettuale Nazionalitario. Il compito di un Comitato Civico, a prescindere dalla propria matrice, è quello di svolgere un ruolo attivo nella struttura della nostra Democrazia. È anche nostro dovere proporre soluzioni e percorsi che riteniamo funzionali alla crescita. Lei ha dimostrato disponibilità al dialogo ed al confronto, la presente ne è la doverosa e naturale conseguenza.

Siamo del parere che Assemini necessiti di ulteriori azioni per favorire la maturazione ed il rafforzamento del rapporto costruttivo in atto, con tutti gli attori sociali ed economici disponibili. Pensiamo che occorra agire in un’ottica di sistema, considerando le diversità diffuse il volano della crescita.

Molto ruota attorno all’economia. Infatti, mentre il benessere sembrava perdonare tutto, la crisi ha accentuato gli errori e le omissioni che stanno alla base dello stato in cui versa da tempo la nostra Città. C’è bisogno di vivacità economica, solidale e sostenibile. Di un modello di sviluppo riformista e progressista, incentrato sulla territorialità e sulla valorizzazione del micro tessuto produttivo tradizionale, per favorire il consolidamento della base economica e produrre aumento della ricchezza, anche qualitativa. La valorizzazione identitaria è la chiave di volta. In quanto tale, è necessario che assuma il rango di Fattore della produzione. Trattasi di aspetti strutturali che necessitano di tempo, sintesi ed inclusione.

Il cambiamento auspicato e ricercato non può prescindere dalla volontà di superare e risolvere i conflitti, che si determinano con l’irrigidimento su posizioni spesso precostituite e non necessariamente strumentali. Situazioni che riguardano le parti in causa. Quando le aspettative sociali non trovano una comprensibile risposta, cresce il disagio e la disillusione. Non vi sono aspetti della vita pubblica che non possano trovare soluzioni, pur nel rispetto delle prerogative, dei diritti e dei doveri delle parti. Tutto sta nell’imparare a mettersi continuamente in discussione per migliorare e superare se stessi.

La Sua apertura al dialogo è un fatto oggettivo. Se coltivato, è destinato a segnare costruttivamente il futuro di Assemini, ben oltre il già fondamentale aspetto Democratico.

Anche noi riteniamo che la partecipazione sia la strada da seguire, perché è un modo innovativo per interpretare un più funzionale modello di governance; per coinvolgere nuove conoscenze ed esperienze da mettere al servizio della comunità. Perciò, riteniamo che siano maturi i tempi per proporre alla Sua attenzione l’esigenza di istituire la “Consulta delle Associazioni e del Volontariato”. Un momento definibile d’incontro e di libero confronto fra l’Amministrazione comunale e le forme associative presenti nel territorio, con lo scopo di promuovere l’autonomo sviluppo delle stesse e favorirne l’originale apporto ad iniziative nel campo sociale, sanitario, ambientale, sportivo, ricreativo, della solidarietà civile e della promozione della cultura, della vivibilità, della lingua e dell’identità. Una riforma strutturale per affermare una visione strategica, di sistema ed integrata; anche per contribuire a dare un’anima ad Assemini.

La “Consulta” non potrà che essere lo strumento per la promozione ed il coordinamento delle realtà associative, nonché luogo di raccordo con l'Amministrazione nella definizione, programmazione e realizzazione di iniziative ed attività volte allo sviluppo. Assemini vive una condizione di grave crisi socioeconomica e politica, perciò occorre articolare nuovi ambiti propositivi compensativi ed introdurre interfacce per l’utilizzo di competenze, affinché la città assuma una funzione generatrice di plusvalore.

Specie l’espansione del settore “cultura”, inteso ed allargato allo “sport, divertimento e benessere” è elemento cardine per una strategia di sviluppo di medio-lungo periodo. Per una città delle dimensioni di Assemini, sport/divertimento/benessere-cultura, possono essere misure determinanti per la formazione dell’occupazione, del reddito e per  migliorare il capitale umano. Quindi, intendiamo la “Consulta” come una nuova Istituzione Sociale. Un luogo dove anche i giovani possano essere un ulteriore fattore critico/costruttivo di modernizzazione e rilancio delle potenzialità locali; dove l’esperienza possa essere tramandata e capitalizzata.

Del resto, i giovani di oggi saranno chiamati a svolgere il ruolo di rappresentanza sociale, economica e politica di Assemini. Le forme e l’intensità del processo di socializzazione dei giovani e l’abbattimento di ogni barriera generazionale sono decisive nell’orientare lo sviluppo della Città. Il superamento delle condizioni ostative imposte dal ruolo dominante di una radicata cultura dipendentista anche dal politico autoreferenziale deve avvenire attraverso scelte di riconversione sostenibili e con metodi innovativi. La “Consulta” sarebbe il punto di forza per meglio definire una prospettiva di cambiamento.

Nel rimanere a disposizione per ogni eventuale chiarimento, ci è gradito porgere cordiali saluti.

mercoledì 28 ottobre 2015

Decoro urbano, più senso civico




Lo stato della pulizia delle strade, dei marciapiedi, degli spazi verdi e della periferia dipende dalle scelte amministrative, ma anche dalla funzione dell’impresa incaricata e dal comportamento di noi cittadini. “Fare sistema” significa sentirci coscientemente parte di uno stesso obiettivo e concorrere uniti per raggiungerlo e migliorarlo costantemente. Tutti ne siamo responsabili.


Il Comitato Civico “ViviAssemini” ribadisce la propria soddisfazione per la volontà politica del Sindaco Mario Puddu, dell’Assessore Gianluca Di Gioia e della maggioranza di elaborare un più efficiente servizio di igiene urbana - partendo dal dialogo e dal confronto politico - ma anche per la disponibilità espressa dai Gruppi consiliari di minoranza di attivarsi per contribuire alla rielaborazione di un servizio che necessita di opportuni correttivi e controlli. In questi anni, Assemini ha dimostrato di saper essere protagonista dei cambiamenti. Con la differenziata ha raggiunto traguardi importanti che vanno migliorati e coniugati con una maggiore cura del decoro urbano e della periferia. Assemini deve diventare più bella, perciò è necessario che le responsabilità di chi è stato chiamato ad amministrare vengano integrate con una gestione del servizio più attenta e collaborativa, ma anche con una rinnovato senso civico. Non è funzionale al buonsenso che l’Ecocentro diventi discarica del circondario e che non vi sia un più attento controllo del contenuto dei sacchetti conferiti. Disfunzioni che comportano anche un immediato incremento dei costi a carico dell’intera comunità. Allo stesso modo non è giustificabile il comportamento di quei cittadini che elogiano la cura di altre realtà, mentre - in maniera disinvolta - buttano cicche, cartacce e latine in strada; non raccolgono le deiezioni del proprio cane o, peggio, buttano indifferenziato, materiale ingombrante ed inquinante dappertutto. E’ grave che i sacchetti vengano conferiti senza contenitore, non solo per una questione di decoro, ma anche perché diventano facile preda per cani e gatti randagi (un contenitore costa poco). L’area del mercatino settimanale non è “terra di nessuno”: gli operatori devono sforzarsi di rispettare le regole e differenziare i rifiuti. Anche questi sono fatti che incrementano le nostre bollette ed abbruttiscono una Città che deve crescere con la partecipazione costruttiva di tutti.


Chi è stato eletto per amministrare ha il compito di agire per rendere il servizio più efficace, efficiente e meno oneroso possibile. Chi gestisce il servizio deve essere più scrupoloso. A noi cittadini spetta il compito più importante: non sporcare e rendere il servizio meno costoso. Più importante perché culturale.    

venerdì 23 ottobre 2015

Claudia Giannotti Presidente



Dopo cinque mesi d’impegno dedicati alla petizione popolare (che ha raggiunto ben oltre 8 mila firme) per affermare la revoca della gara d’appalto sul nuovo servizio di igiene urbana, Claudia Giannotti ritorna a pieno titolo nel Comitato Civico “ViviAssemini” (che ha contribuito a costituire) per riassumerne la Presidenza.

A lei il compito di garantire il percorso progettuale del Comitato, avvalendosi dell’organo direttivo.

Claudia Giannotti: «torno in ViviAssemini forte di un’esperienza importante che ha aperto nuovi scenari nella Democrazia partecipativa. Non farò mancare il mio sostegno per consolidare l’obiettivo perseguito dal Comitato spontaneo promotore della raccolta firme, ma altri obiettivi importanti attendono di essere raggiunti per la crescita della mia Città».

sabato 17 ottobre 2015

Appalto di igiene urbana, un passo per il futuro



Giovedì, in Consiglio comunale, il Sindaco Mario Pubbu e l’Assessore Gianluca Di Gioia, hanno comunicato formalmente che l’appalto diretto a cambiare il sistema di conferimento e raccolta dei rifiuti non andrà avanti. Verrà revocato. Una decisione importante, sostenuta dalla maggioranza e dalle forze di minoranza. Un scelta saggia e che unisce, destinata a cambiare in positivo anche il percorso politico di Assemini. Dalla storica imposizione, alla moderna partecipazione: una rivoluzione sostanziale.
Il Comitato Civico “ViviAssemini” esprime tutta la propria soddisfazione non solo per il risultato tecnico e politico, ma anche e soprattutto per il metodo adottato: il dialogo.
Dopo un lungo, dannoso ed infruttuoso “muro contro muro”, il Comitato “AsseminiPulita” da un lato ed il Sindaco in rappresentanza della Giunta e della sua maggioranza dall’altro, hanno scelto di confrontarsi. Non per soddisfare mediaticamente un rito istituzionale, ma per provare a produrre cambiamento, rompendo il fronte della contestazione altrimenti destinata ad inasprirsi (di cui il Comitato stesso si sarebbe fatto certamente promotore). Ci sono riusciti ed hanno risolto un pericoloso conflitto, semplicemente ascoltandosi. Un esempio di saggezza e lungimiranza. Un metodo che si è rivelato vincente, non tanto per il Comitato o per l’Amministrazione comunale, quanto per l’intera Città. Perché sono stati rafforzati quei valori costituzionali ampiamente evocati, ma al contempo diffusamente oltraggiati nella pratica di tutti i giorni. Amministrazione e Comitato hanno scelto di partire dai bisogni della loro città per costruire un sistema destinato ad interpretare in maniera proficua la gestione del “bene comune”. Nessuno si è sostituito impropriamente ad altri, tutti hanno agito in ragione delle proprie competenze e dei propri doveri, civici ed istituzionali. Sta qui la grandezza del risultato.
È nato un collettivo “di fatto”, proiettato verso una innovativa forma di governance. È nato un nuovo modello nel rapporto Amministrazione/Società. Ognuno - per il proprio ruolo e nel rispetto delle proprie competenze e prerogative - ha scelto di agire per invertire quella “piramide” che ha tenuto Assemini ibernata per troppo tempo. Solo nell’ultima consiliatura sono state 4 le petizioni che non hanno avuto risposta. I proponenti non sono mai stati ascoltati, nonostante i reiterati solleciti. Certo, nel caso di specie, è solo l’inizio di un lungo ed articolato percorso che necessita di reciproca maturazione culturale. Le diversità erano e rimarranno una ricchezza. I doveri ed i diritti di chi ha vinto le elezioni non sono mai stati messi in discussione, ma gli impegni elettorali andavano rispettati e l’aspetto tecnico andava approfondito. L’innovazione andava strutturata a 360° per essere ampiamente condivisa e funzionale allo scopo. Il “Porta a Porta” è innovazione se reso pienamente efficiente. Il suo costo è equo se le tariffe vengono calcolate sul conferimento. È pienamente efficiente se tutti partecipiamo costruttivamente alla sua doverosa affermazione.  
Il Comitato e l’Amministrazione hanno imparato a capirsi. Entrambi avevano lo stesso obiettivo, ma il metodo era diverso. Il Sindaco ha fatto la sua scelta, sostenuto anche dalla minoranza. Quest’ultima, in Consiglio comunale, si è resa disponibile al dialogo. Ora potrà contribuire nelle sedi istituzionali all’affermazione di un servizio efficiente e meno costoso. Potrà partecipare alla rimodulazione del servizio attuale ed alla redazione della nuova gara d’appalto, senza ulteriori oneri per i cittadini. Il Comitato non potrà che fare ciò che gli verrà richiesto, senza sostituirsi a nulla ed a nessuno. Certo, sarà opportuno che resti vigile perché rappresentativo di uno scopo.
I comitati fanno politica. Non la fanno con finalità elettorali, non devono fidelizzare l’elettore. I comitati devono occuparsi del presente e del futuro della propria città. Della sua vivibilità, della sua sicurezza, della sua identità nonché della crescita e dello sviluppo. Lo fanno in autonomia rispetto alle forze politiche (fondamentali), perché non nascono per confondersi o sostituirsi ad esse, ma per arricchire lo scenario di giudizi, proposte, conoscenze progettualità ed esperienze. Non devono dipendere dai partiti né dalla macchina amministrativa. Ai Comitati spetta il diritto ed il dovere di essere inquadrati secondo i dettati della principale fonte di cognizione: la Costituzione. Questo ha fatto “AsseminiPulita”; così hanno agito Claudia, Gabriele, Antonino ed Adriano. I Comitati non hanno un contratto con gli elettori, i partiti sì. Non dispongono degli strumenti che hanno i partiti. La loro forza è esclusivamente lo spirito civico volontario. Non agiscono per affermare una proposta di governo, ma per esprimere democraticamente uno scopo da perseguire. Non hanno interesse a mettere in difficoltà una maggioranza, ma hanno quello di agevolarla nell’esercizio della sua funzione rappresentativa, anche con spirito duramente critico. Perché Assemini è la sintesi di un territorio, di un’articolata azione amministrativa e dei suoi cittadini. I partiti che hanno partecipato alla raccolta delle oltre 8 mila firme hanno un altro compito da assolvere: contribuire ad assicurare il miglior servizio di igiene urbana per Assemini. La legittima aspirazione di guidare la Città deve essere avallata dall’elettore sulla base della capacità di essere progettualmente alternativi. Questa è una grande occasione e siamo convinti che sapranno coglierla. Perché il personalismo ha già annientato la rappresentatività. Non si assolve al proprio mandato “contro” qualcosa o qualcuno, ma “per” il “bene comune”. Ed i partiti lo sanno.
La sperimentazione non è un problema. È un atto ampiamente disgiunto dalla gara d’appalto revocata. Il Sindaco ha il diritto di sperimentare esattamente come gli è stato riconosciuto in Consiglio comunale. La minoranza ha persino ipotizzato un uso alternativo dei “cassonetti mobili” e di quelli “seminterrati” diretti a servire l’agro, altrimenti scoperto dal servizio. Una parte della Comunità ha il diritto di conoscere per poter valutare. Magari con minore impatto, rispetto al previsto, ed in tempi ragionevoli. Il punto rimane lo stesso di sempre: alla fine, ascoltare i cittadini a cui la sperimentazione è rivolta. La scelta del Sindaco e dell’Assessore è di straordinaria rilevanza, aperta al confronto. Per comprenderne l’essenza, bisogna guardare oltre il proprio interesse o la propria aspettativa. I cittadini lo hanno capito.

Concludendo, rinnoviamo la nostra piena soddisfazione per la revoca del bando di igiene urbana. Ringraziamo il Sindaco, l’Assessore, il Comitato “AsseminiPulita”, i consiglieri di maggioranza e di minoranza, le forze sociali e politiche che si sono impegnate affinché ciò potesse accadere. Siamo certi che tutto il Consiglio non farà mancare il proprio apporto per rivedere l’attuale funzionamento del servizio, per migliorarlo facendo perno sull’azione di controllo amministrativo, sulla funzionalità dell’ecocentro, sulle frequenze e sulla crescita del senso civico. Il Comitato Civico “ViviAssemini” è pronto a fare la sua parte al fianco del Comitato “AsseminiPulita”.         

sabato 26 settembre 2015

Il Consiglio si confronti sull’efficacia del “Baratto amministrativo”



In un periodo di forte crisi l’indigente può pagare le tasse senza tirare fuori un euro? Sì, si chiama “Baratto amministrativo”:  in cambio dei soldi si può offrire un lavoro utile a tutti. Sistemare un’area verde, aiutare a pulire una scuola, dare il proprio contributo per la manutenzione di una strada o di un edificio pubblico. Certo, questa è solo una delle due facce della medaglia. Chiediamo che l’Amministrazione comunale di Assemini avvii un confronto consiliare per valutare concretamente tale opportunità pratica e la sua effettiva efficacia.
Il Baratto è il principio più antico dei rapporti commerciali. Significa scambiare un oggetto o un servizio con un altro di pari valore. La base delle economie di ogni civiltà. Dallo scorso anno, attraverso l’art. 24 della legge 164 (Sblocca Italia), “i comuni possono definire con apposita delibera i criteri e le condizioni per la realizzazione di interventi che riguardano la pulizia, la manutenzione, l’abbellimento di aree verdi, piazze, strade ovvero interventi di decoro urbano, di recupero e riuso, con finalità di interesse generale, di aree e beni immobili inutilizzati, e in genere la valorizzazione del territorio urbano o extraurbano”. I comuni hanno la facoltà di emettere esenzioni o riduzioni dei tributi in cambio di azioni per la riqualificazione del proprio territorio. Spetta ai comuni definire: quali tributi possono essere soggetti a scambio; per quanto tempo consecutivo può essere effettuato il lavoro; i destinatari fisici di questa opportunità. Una possibilità che andrebbe ad aggiungersi alle politiche sociali in atto e che necessita, perciò, di una serena valutazione propedeutica ed analitica, nonché di una articolata e complessa predisposizione burocratica attuativa.

A seguito dell’utile raccomandazione del consigliere Scano (Proposta Civica), invitiamo l’intero Consiglio a valutare per primo questa opportunità nonché la sua effettiva utilità ed efficacia per contribuire a risolvere concretamente ed in maniera diretta le difficoltà dei cittadini morosi privi di risorse. Siamo consapevoli della complessità regolamentare ed attuativa di questa misura, ma confidiamo nella piena e fattiva collaborazione tra consiglieri, nell’esclusivo interesse della comunità.     

martedì 8 settembre 2015

Energia e rifiuti: una commistione, tanti dubbi


di Massimo Carboni

Non bastavano  i danni causati dalla speculazione pirata del “Piano di Rinascita”, ora persino le fonti energetiche diventano, per “confusione” politica, strumento di ulteriore impedimento. Proprio quelle che dovrebbero avere la funzione di rendere la nostra Terra autonoma e competitiva. Poi, se a questo si aggiunge la commistione con la gestione dei rifiuti, la mina è innescata.
La Sardegna è un’isola che ha molto da esprimere, un paradiso. Una risorsa naturale da valorizzare, in una Italia fuori controllo ed in una Europa tutta da costruire. Da nessun’altra parte è possibile godere di così tante bellezze naturali. Espressione di realtà ancora incontaminate dove l’amore interiore per la natura ha prevalso sull’abuso. Una sinfonia di suoni e di colori. Ambiente, tradizioni, identità e lingua sono il simbolo di una storia antichissima ed elementi fondamentali per uno sviluppo territoriale possibile e sostenibile. In Sardegna i Misteri si intrecciano con la realtà, esaltandone fascino e ricchezza. Qui non manca niente, tranne la consapevolezza dei sardi di essere uno dei popoli più fortunati del mondo. Un paradosso che impedisce di produrre benessere per tutti. Un contrasto insostenibile. La Sardegna non può permettersi nessuna ulteriore forma di scempio ambientale perché è sulla biodiversità, identità ed evoluzione che si gioca la partita: vivere o soccombere. È necessario sconfiggere l’individualismo che danneggia tutti. Allo stesso modo la sindrome d’impotenza che contamina le nuove generazioni, privandole del bisogno di credere nella loro doverosa autodeterminazione economica e culturale. Da troppo tempo subiamo modelli di sviluppo malato calati dall’alto. Sistemi che rafforzano il cordone ombelicale che lega gran parte della classe dirigente a forme distorte di governo della cosa pubblica. La piena rappresentatività e l’onestà sono precondizioni della politica. Eppure, progressivamente, assumono contorni sempre più tenui anche nella politica applicata in mano agli esperti.  
Assemini è uno dei casi che sintetizza cosa non deve essere mai più fatto. Una realtà strategica che tra azioni politiche sbagliate e gravi omissioni non ha trovato la necessaria maturità per imboccare la via d’uscita. La situazione ambientale era e rimane drammatica. L’area di Macchiareddu è già gravemente compromessa, risultando - secondo i dati diffusi dal Ministero della Salute -  tra le aree più inquinate d’Italia. Dai dati si evince che per ‹‹uomini e donne è presente un eccesso di mortalità per le malattie dell'apparato respiratorio e un difetto, per i soli uomini, per le malattie circolatorie. Il tumore della pleura è in eccesso in entrambi i generi››. La causa sarebbe attribuibile ‹‹alla presenza di impianti chimici e discariche››. Dal Dipartimento di Sanità Pubblica, sezione Medicina del Lavoro, dell'Università di Cagliari, è stato pubblicato su “Epidemiologia e Prevenzione”, che la popolazione maschile residente nel distretto di Cagliari ovest, esclusa la città di Cagliari, presenta un elevato rischio di contrarre forme di leucemie.  Ben 445 mila ettari di territorio sardo sono compromessi. Aree che sono state iscritte in Siti d’Interesse Nazionale (SIN), contaminate e che necessitano di urgenti interventi di bonifica del suolo, del sottosuolo e/o delle acque superficiali e sotterranee per evitate ulteriori danni ambientali e sanitari. Bonifiche che non si programmano e che non si fanno. Circa un sardo su tre (la media nazionale è di 1 italiano su 9) vive in un SIN, dove si sono registrati 10 mila decessi in eccesso rispetto ai riferimenti regionali.
Mentre si consolida la “guerra sarda” all’eolico (fonte energetica pulita), il 4 luglio del 2013 sono partiti i lavori per la realizzazione di un polo energetico alimentato a biomassa, in territorio di Assemini nell’area industriale di Macchiareddu. L’impianto dovrebbe assorbire 340 mila tonnellate l’anno di biomassa per sviluppare una potenza energetica di 50 MW, da immettere nella Rete di Trasmissione Nazionale. A seguito anche delle nostre sollecitazioni, si aprì una discussione sull’utilità della centrale e sul suo impatto ambientale. Ciò è avvenuto ad Assemini ed a Capoterra. Leggendo le dichiarazioni degli amministratori a vari livelli, abbiamo rilevato una insufficiente consapevolezza del bisogno di fare sistema e di collaborare nell’interesse esclusivo del cittadino e di una condivisa impostazione strategica di sviluppo. Da un lato i cittadini capoterresi che più di altri subiscono il peso di impianti “ingombranti”; dall’altro il Comune di Assemini che - nella precedente consiliatura - autorizzò e gestì le pratiche con estrema solitudine e leggerezza. A questo si aggiunga il pasticcio sulla gestione del Parco eolico che per anni non ha incassato un centesimo di quanto concordato. La centrale a biomassa è destinata a ridurre il potenziale occupazionale e l’energia prodotta non produrrà alcun beneficio sulle bollette dei sardi. L’Isola continua a registrare un forte scompenso sul costo energetico rispetto al resto d’Italia e d’Europa, incidendo negativamente sulla competitività.
Ora sembra giunto il momento degli inceneritori. Non solo il potenziamento di quello esistente (Tecnocasic), ma si profila persino l’ipotesi di uno nuovo, classificato “insediamento strategico di preminente interesse nazionale ai fini della tutela della salute e dell’ambiente”. I gestori degli impianti potranno importare spazzatura da tutta Italia. Questo in virtù del decreto attuativo dell’articolo 35 del decreto legge “Sblocca Italia” (convertito in legge a novembre 2014). La strategia “rifiuti zero” promessa dalla Giunta regionale sembra sospesa a fronte di uno stanziamento complessivo che si aggira intorno ai 90 milioni di euro, azzerando le distanze programmatiche con il Governo ed accentuando quelle con i sardi. Una scelta che contrasta con il cambio di rotta chiesto dall’Europa che indica l’incenerimento come la quarta scelta in fatto di trattamento dei rifiuti, dopo la riduzione della produzione, il riutilizzo post-consumo e il riciclo. La Regione sarda precisa che è necessario recuperare energia. Questo in una Terra che produce un surplus pari ad 1/3 di quella complessivamente prodotta.  
Le scorie che residuano dall’incenerimento prendono la strada delle discariche. Rappresentano in media almeno il 22,5 % del materiale incenerito. Nonostante il revamping (ristrutturazione) dei due inceneritori isolani, non mancano i progetti per la realizzazione di nuove megadiscariche. A Villacidro potrebbe sorgere una discarica della capienza di 1 milione 350 mila metri cubi di rifiuti, un volume tale da renderla una delle più grandi d’Italia. Una anche ad Uta. Durante la fase di presentazione pubblica del servizio (sconosciuta ai sardi nonostante gli indirizzi del “Principio di Precauzione”), è emersa l’esigenza di abbattere la tariffa dal 35 al 40%. In Sardegna si differenzia per il 51% medio con trend positivo (quasi il 25% in meno del risultato asseminese). Se la strada tracciata dalla Regione e dall’Europa è quella di investire sul ciclo virtuoso dei rifiuti fino a raggiungere il 92% (come accade in altre realtà europee) perché altre discariche? Basterebbe investire in quella di Villacidro, risparmiando e adattandola alle nuove conoscenze tecniche e scientifiche anche per assicurare migliore salubrità ed impatto, nonché per garantire la sua funzione strutturale all’inceneritore di Capoterra (compreso fermo impianto, eccedenza e trattamento preventivo)?
Oltre al grave impatto su ambiente e salute, il documento prodotto da “Medici per l’ambiente” mette in evidenza anche la scarsa efficienza energetica degli inceneritori. Un esempio su tutti è dato proprio dall’inceneritore della piana di Tossilo, dove il gestore compra circa 4,3 Gwh di energia elettrica a fronte dei 3,7 prodotti. Se in passato (grazie agli incentivi) il saldo dell’operazione era in positivo, oggi, venuti meno gli incentivi, non è più così.
Per gli esperti, basterebbe incoraggiare il riutilizzo, la raccolta differenziata e il riciclo, e dotarsi delle tecnologie che evitano la combustione dei rifiuti, potendo dire addio agli inceneritori ed alle discariche, visto che appena l’8% dei rifiuti non troverebbe un nuovo impiego. Inoltre, la Commissione Europea ha sostenuto che un diverso sistema di gestione del ciclo dei rifiuti potrebbe creare 580 mila nuovi posti di lavoro in Europa. Ma, i politici nostrani, evidentemente, non la pensano più così.
Per quanto riguarda la Sardegna, i dati diffusi da Ispra parlano di 100 mila tonnellate di rifiuti in meno negli ultimi quattro anni e di una raccolta differenziata, ripeto, pari al 51%. Molto si potrebbe ancora fare innalzando gli attuali livelli di raccolta differenziata incentrati sul sistema del “porta a porta” (così sostengono gli esperti). Sono in molti a domandarsi come un rinnovato e potenziato parco inceneritori possa convivere con la crescita tendenziale della raccolta differenziata. Meno rifiuti comporta meno bisogno di incenerire. Infatti, i gestori di questi impianti necessitano di una fonte continua di rifiuti per alimentarli e pareggiare i costi. Non basta, come è possibile coniugare il sistema delle premialità sulla tariffa di conferimento corrisposte ai comuni virtuosi, con i costi fissi degli inceneritori, la cui copertura verrebbe meno con il perfezionamento della raccolta differenziata? Insomma, il rischio è che il sistema delle tariffe possa reggersi solo grazie all’intervento pubblico pagato dai cittadini. Queste ed altre sono le ragioni che hanno spinto la “Zero Waste Sardegna” ad inoltrare una istanza al Presidente della Regione Sardegna per non approvare lo schema di Decreto attuativo.
Per concludere. A Macchiareddu, l’inceneritore da potenziare è quello di Capoterra, mentre si prefigura la realizzazione di uno nuovo ad Uta con annessa nuova discarica. Poco distante dal nuovo Carcere, dalla Comunità terapeutica e dalla Centrale a biomasse in costruzione. In un’area che dovrebbe garantire attrazione al patrimonio montano, mettendolo in rete con la laguna, i fiumi e gli spazi verdi urbani dei centri coinvolti. Invece che puntare sulla “rete delle bellezze”, si preferisce incassare subito un primo contributo di 40 milioni di euro per avviare ciò che nel resto dell’Europa è classificata “inutile pratica criminale contro la salute ambientale e pubblica”. Nel frattempo, il revamping di Tossilo, contro cui c’è stata una forte mobilitazione popolare, viene di fatto bocciato dalla Commissione europea. Del resto, la Commissione, ha più volte espresso la sua netta contrarietà al finanziamento di impianti per il recupero di energia attraverso il revamping di termovalorizzatori esistenti. Esattamente quanto condiviso dalla Regione sarda e dal Ministero dell’Ambiente fino a pochi mesi fa. Ora hanno, evidentemente, cambiato idea. Gli esperti e gli scienziati no.
Assemini è sostanzialmente coinvolta. Cosa chiediamo al Sindaco Mario Puddu? Di seguire da vicino la contorta questione e di tenere informati i cittadini sugli eventuali sviluppi. Di attivarsi, pur nei limiti delle proprie competenze, per vigilare sulle contraddizioni che stanno alla base di un progetto apparentemente per nulla diretto a tutelare l’interesse dei sardi.     

venerdì 28 agosto 2015

Pirateria energetica o politica? Quanto incassiamo dall’eolico?


 di Massimo Carboni
Sardi prigionieri. Potrebbe essere questa la sintesi della condizione dei sardi rispetto al rapporto con le istituzioni sovra regionali. Una condizione in parte voluta, in parte resa strumentalmente necessaria, ma anche subita in spregio alla Costituzione, allo Statuto ed ai diritti fondamentali di un Popolo.
Non esiste realtà socioculturale che possa progredire, anche in campo economico, senza vivere coscientemente una condizione di autodeterminazione cosciente e responsabile. Perché, questo, è un presupposto fondamentale per poter scegliere le proprie direttrici di crescita e sviluppo. Prediligere una economia territoriale in grado di guidare i vantaggi della globalizzazione, significa abbattere anche ogni forma di pirateria. Perché la scelta tra modelli, determina il modo di vivere e di evolvere.
Sardegna come piattaforma del Mediterraneo. Un fatto geografico che tarda ad assumere forme e contenuti i politici e socioeconomici. Ciò che potrebbe essere il punto di partenza per la costruzione di un modello di benessere diffuso, rimane un inarrestabile e variegato freno. I nostri territori sono ancora oggetto di saccheggio ambientale, linguistico e culturale. Una Terra che rileva l’aumento di malattie da fonti inquinanti.
Ogni “fattore della produzione” viene sterilizzato da scelte centraliste, spesso nel silenzio della Regione e di troppi Comuni, rappresentati da chi, del servilismo, ha fatto la ragione del proprio personale benessere o delle proprie redditizie ed egoistiche ambizioni. Occorrerebbe sostituire, nelle istituzioni, il termine “voto” con “interesse”: interesse favorevole, interesse contrario, astenuto.
Il “Far West” sardo è, ancora una volta, oggetto delle più macabre attenzioni dei governi di turno. La logica sembra essere questa: siccome siete alla fame, vi concediamo qualche briciola per sopravvivere (giusto perché ci tornate utili), così la Sardegna diventerà la "Piattaforma del Mediterraneo", appunto. Già, una pattumiera, più che una "Piattaforma", su cui impiantare ogni strumento della più opprimente e becera speculazione. Tra cui l'energia. La nostra crisi è (ampiamente) il frutto delle scelleratezze imposte/subite. Dei miracoli propagandati con la commistione di gran parte della classe dirigente che continua ad ingrassare con le nostre risorse. Quella classe dirigente che ha consentito e consente di rendere inutili i fattori della produzione, impedendo di avviare un modello di sviluppo e crescita sano, produttivo ed identitario. Assemini da questa spirale perversa, non è esclusa.
I “numeri” dell’energia in Sardegna, come emergono dai dati Terna S.p.A. (31 dicembre 2012) e dal P.E.A.R.S.:
* 18 impianti idroelettrici (potenza efficiente lorda MW 466,7; producibilità media annua GWh 699);
* 44 impianti termoelettrici (potenza efficiente lorda MW 2.822,5);
* 47 impianti eolici (potenza efficiente lorda MW 988,6);
* 22.287 impianti fotovoltaici (potenza efficiente lorda MW 558,2);
* energia richiesta in Sardegna: GWh 10.998,8; energia prodotta in più rispetto alla richiesta: GWh 2.348 (+21,3%);
* produzione energia: GWh 14.535; produzione netta per il consumo: GWh 13.346,8;
* energia esportata verso la Penisola: GWh 1.632,5; energia esportata verso l’Estero (Corsica): Gwh 715,6;
* fonte di  produzione: 78% termoelettrica, 11% eolica, 5% bioenergie, 5% fotovoltaico, 1% idroelettrico.
Dati che esprimono con chiarezza lo stato dell’inutilità di ulteriore asservimento del territorio sardo e di produzione energetica in Sardegna, a fronte del costo mediamente più alto del resto d’Italia ed Europa. Noi produciamo gli altri godono dei benefici e della ripartizione delle ricchezze. Un sistema “coloniale” che perdura, aumentando il divario con le altre realtà produttive europee e che rafforza il ritardo strutturale sardo, impedendoci di crescere. Fatti che rendono necessaria l’istituzione di un Antitrust regionale autonomo valido per tutti i servizi ed in grado di contrastare con efficacia i monopoli e la speculazione praticata con continuità da aziende statali e parastatali. Un Authority libera in grado di tutelare gli interessi calpestati dei sardi.   
Occorre reagire con i fatti e con una progettualità strategica improntata sulla necessità, efficacia ed efficienza. I Comuni non sono soggetti istituzionali asettici, ma luoghi da cui produrre cambiamento, partendo dalla cura della propria efficienza energetica, fino a tutelare il proprio territorio ed i propri cittadini.
Ad esempio, in data 06 giugno 2002 ci risulta essere stata siglata una convenzione tra l’amministrazione comunale di Assemini ed una società energetica per la concessione del diritto di superficie finalizzato alla realizzazione di un impianto eolico in località Macchiareddu, in area “Ex Casic”.
Il parco eolico funziona dal 2007. Stando alla convenzione, le casse del Comune avrebbero dovuto incassare un canone di concessione, a decorrere dal primo gennaio 2007, pari allo 0,6% da calcolarsi sull’importo totale dell’energia prodotta e fatturata annualmente al netto dell’I.V.A. Tale percentuale è stata portata allo 0,8 nel mese di marzo del 2008. Nel caso di fermo macchine o di mancato avvio dell’impianto, il corrispettivo annuo sarebbe dovuto essere pari a 10 mila euro per aerogeneratore per i primi otto anni e, 5 mila euro per gli anni successivi. A ciò si aggiungano ICI/IMU.
Sarebbe utile conoscere:
- a quanto ammontano gli importi che dal 2007 la società energetica avrebbe dovuto versare, complessivamente, nelle casse del comune di Assemini;

- se i versamenti previsti siano stati regolarmente accreditati e, se sì, da quando;
Qualora, invece, i pagamenti previsti non siano pervenuti nelle casse del Comune, sarebbe interessante conoscere quali atti l’Amministrazione comunale abbia posto in essere al fine di scongiurare un danno erariale. Inoltre, in quale conto di bilancio sarebbe stato rilevato l’eventuale credito. 

lunedì 24 agosto 2015

Un concorso per la Rete dei parchi e delle bellezze


di Massimo Carboni
Tanto si è detto e scritto sullo stato del parco, dei giardini pubblici, degli spazi verdi e sulla mancata valorizzazione del patrimonio fluviale, lagunare e montano. Del loro degrado e della mancanza di funzionalità socioculturale ed economica. Un coro di proteste che si ripete quotidianamente e senza ricevere - da chi è stato chiamato a governare - risposte doverose, concrete ed innovative. Inoltre, è diventato normale accettare ciò che dovrebbe rientrare nella funzione tecnica di ordinaria amministrazione, come politicamente rilevante, abbassando ulteriormente il livello del confronto e spingendo la “rivoluzione” promessa ed auspicata nel vortice dell’involuzione formale e sostanziale.
Appare chiaro come accanto alla meritata “insufficienza” sull’articolata pagella del Sindaco, stia crescendo una forma di inaccettabile menefreghismo civico. Il degrado porta degrado, ma entrambe le forme sono “male assoluto”. Bisogna partire da questo aspetto per cambiare traiettoria e rilanciare l’azione di governo municipale, facendo percepire ed assumere coscientemente anche gli spazi verdi come una risorsa, per noi e per le future generazioni. Del resto, gli errori del passato, devono servire a non ripeterli, piuttosto che essere usati come “arma difensiva”. Errori reiterati e largamente influenzati dalla pericolosa inadeguatezza della Giunta e dei “consiglieri” del Sindaco (quelli che in giro scaricano le proprie responsabilità, dicendo “non ci ascolta”). Occorre riaccendere la speranza in noi cittadini.
Nessuna forma di cambiamento “in meglio” può prescindere dalla capacità di elaborare processi innovativi senza recuperare, mantenere e valorizzare le strutture esistenti. Aspetti di fondamentale rilevanza che possono produrre miglioramento se coniugati con la capacità e la volontà politica di costruire un “sistema del verde” che sia “diversamente” fruibile, sicuro, caratteristico, di qualità. Questo, perché occorre concepire il verde urbano come un patrimonio, riorganizzandolo per sistemi e tipologie al fine di caratterizzare la città, migliorare la qualità della vita e renderla attrattiva con finalità più ampie ed articolate. Puntare sull’equilibrio ecologico e paesaggistico, significa dare un’anima agli spazi verdi affinché siano attrazione e sviluppo culturale, ricreativo e sportivo, integrati in una dimensione del verde unitaria e continua. Uno spazio ampio, nuovo ed in grado si soddisfare bisogni e necessità, ma anche etico in grado di favorire relazioni umane; corrispondenze e relazioni tra luoghi, persone, memorie, valori globali e territoriali. Uno spazio estetico da cui far partire nuove ed avvincenti forme di bellezza diffusa.  
Lo stato del verde urbano è fermo da 18 anni ed ha perso la sua funzione generatrice di plusvalore. Questa fase di saturazione deve essere superata innovando. È giunto il momento di rimettere ordine, lasciando alle competenze tecniche il dovere di tenerlo decoroso ed alla politica il compito di “riformare”, azzerando i costi e destinando le risorse in investimenti produttivi.
Secondo l’ISTAT la media di verde urbano per cittadino in Italia è pari a 30 mq. La costante e progressiva riduzione dei trasferimenti ai comuni e la già penalizzante pressione fiscale e tributaria, non consentono ulteriori spese e gestioni “allegre”, ma rispetto e cura delle fonti di finanziamento e della destinazione delle risorse. Occorre partire dal patrimonio esistente, sia urbano sia naturale, per costruire un nuovo modello di fruizione incentrato su adeguate formule gestionali che includano anche le aree naturali finora trascurate. È necessario avviare  una nuova definizione delle tipologie del verde urbano per consentirne uno sviluppo armonico del futuro della “città che vogliamo”, ma anche un maggior coinvolgimento dei cittadini, dando valenza “di sistema” oltre al parco cittadino anche agli spazi verdi di quartiere, nonché al patrimonio lagunare, fluviale e montano. Si tratta di elaborare una “visione di città” con metodi e contenuti strategici che non può e non deve prescindere dall’elaborazione ed applicazione di un progetto integrato di “mobilità sostenibile”, di spazi funzionali al benessere animale ed dalla lotta comune per le bonifiche.
Trattasi di aspetti complessi che necessitano dell’affermazione di un rapporto qualitativo tra istituzioni e comunità. Il Primo cittadino ha il dovere di aprire ad una nuova fase, cambiando gli interlocutori che lo hanno condotto in questa condizione, altrimenti irreversibile.
La città necessita di una nuova formula: la “Rete degli spazi verdi e delle bellezze”. La Rete è una formula organizzativa in grado di rappresentare gli interessi dei cittadini ad assicurarne la qualità nel lungo termine. Lo scopo della Rete deve essere quello di: conservare, rivalutare e sviluppare i valori naturali, paesaggistici e culturali; incoraggiare la formazione in campo ambientale; rafforzare l’economia sostenibile ed incoraggiare la commercializzazione di prodotti e servizi provenienti da essa.
Occorre riprendere la strada che guardava al cittadino come elemento cognitivo della propria comunità, superando la mera e confusa indignazione per renderlo coscientemente attivo. Non bisogna aver paura dei cittadini, ma dei cattivi consiglieri.
La città si è recentemente dotata di un Piano urbanistico che non può riassumersi in una medaglia da appendere al petto o in una battaglia di basso profilo, personale ed autoreferenziale. Occorre che il Puc venga integrato, adattato e subordinato ad un progetto strategico di crescita e sviluppo. Altrimenti, rimarrà un successo ed una risorsa per pochi, nonché una problematica ed onerosa delusione per molti. I tempi sono maturi per affermare una dimensione di partecipazione vera, attraverso un “concorso di idee” in grado di rendere un servizio alla città e nel contempo sollecitare nei giovani interesse, cura del verde e riconoscimento nelle istituzioni. Un modo per trasmettere conoscenza abbattendo i muri generazionali. E’ necessario bandire un concorso che spinga gli interessati a mettere a disposizione della collettività una idea progettuale per “mettere a sistema” gli spazi verdi urbani esistenti fino ad integrarli con le bellezze naturali. La partecipazione pubblica alle fasi di progettazione dei giardini è un modo funzionale al bisogno di innescare processi spontanei di appropriazione che preservi gli spazi verdi da incuria e vandalismo. La presenza di aree verdi ben tenute può estendere al tessuto urbano circostante una tensione positiva; uno stimolo all’interesse collettivo per l’identità, la storia, le funzioni e i ruoli ricoperti dai giardini nella città, affinché possano scaturire effetti benefici per il mantenimento degli stessi. Il “sistema” richiede l’organizzazione di un percorso ragionato di funzioni e usi differenziati. Le aree oggetto di progettazione debbono essere collegate idealmente in un percorso funzionale ad una fruizione diversificata, sia in termini di composizione spaziale che di presenza di strutture ludiche ed arboree, tale comunque da costituirsi in “sistema” di giardini pubblici. Dovrà essere posto in evidenza l’emergere di una funzione sociale dell’impianto, in rapporto alla possibilità di fruizione dell’intera Città.
Dobbiamo riportare gli asseminesi a godere del proprio patrimonio ed attrarre nuova domanda di qualità. Assemini è ciò che insieme siamo in grado di costruire e preservare. Ora spetta al Sindaco decidere.      

mercoledì 19 agosto 2015

Sant’Andrea, tra piazza devastata e Chiesa abbandonata






di Massimo Carboni
Era il mese di gennaio del 2014 quando i cittadini di Assemini s’indignarono per come venne ridotta la Piazza Sant’Andrea, in occasione de “Su fogaroni” di Sant’Antonio, sotto gli occhi degli impassibili neo amministratori grillini. Il Sindaco, alle doverose e pubbliche scuse, preferì rispondere con il solito duro attacco, sottolineando che la «vera vergogna era la vicina Chiesa in stato di abbandono». Da allora, il tempo è passato. Dall’insediamento del Sindaco, ben oltre due anni, ma lo stato della Chiesa continua a peggiorare ed anche il fuoco ha perso la sua espressione mitologica e la sua sacralità.   
La piazza Sant’Andrea è sempre stata per anni il biglietto da visita della Città di Assemini, per chi arriva dalla vicina Cagliari. Come per tutte le piazze cittadine ed i giardini pubblici, è vietato effettuare giochi con la palla, di transitarvi con qualsiasi veicolo, fatta eccezione per i tricicli condotti da bambini accompagnati da genitori, di effettuarvi qualsiasi gioco con pattini, tavole e altri acceleratori di andatura che possono arrecare danni alle cose e molestie alle persone presenti. Divieto che vale evidentemente per i cittadini, ma non per i politici “rivoluzionari” al potere.
La piazza è sempre stata curata, mentre negli ultimi anni riflette il degrado dell’intera cittadina, trascurata e sporca. Una città ricca di opportunità, ma priva di una identità e che tarda ad avviare una strategia vincente per la crescita e lo sviluppo. I cittadini sono delusi.
L’attuale maggioranza grillina, alla doverosa assunzione di responsabilità, ha sempre preferito negare anche l’apparenza, rilanciando un mare di promesse destinate puntualmente a cadere nel vuoto e nella confusione del qualunquismo, espresso goffamente fin dal giorno dell’insediamento. Quando i cittadini chiesero di ripagare i danni che avevano causato alla piazza, il Sindaco rispose, come al solito, molto seccato. In effetti, ai politici di professione non sono mai piaciuti i discorsi sulle indennità. Fatto che ad Assemini assume rilevanza oggettiva nel momento in cui nemmeno la promessa di ridurre le loro indennità è mai stata rispettata. Immaginiamoci ripagare un danno! Sarebbe stato come creare uno scomodo precedente.  

Nella piazza Sant’Andrea, sorge, appunto, la Chiesa settecentesca dedicata all'Apostolo pescatore. Come riporta il sito ufficiale del Comune di Assemini: «un tempo Chiesa campestre, oggi avamposto dell'espansione dell'edilizia cittadina». Un patrimonio importante che in altre realtà sarebbe un rilevante elemento da raccontare per assumere una funzione integrante e generatrice di rilancio culturale ed economico territoriale. La Chiesa era e rimane in rovina. Perché per “cambiare” ci vuole ben altro che la semplice e grottesca indignazione del politicante. Ora, ci chiediamo, quando e come il Sindaco intenda recuperare la Chiesa di Sant’Andrea dalla condizione di abbandono da lui stesso denunciata.