martedì 20 dicembre 2016

Bilancio partecipativo. Dopo quattro anni un’altra promessa disattesa


Sono trascorsi quasi quattro anni dall’insediamento dell’attuale maggioranza. Due dei limiti di questa esperienza amministrativa sono l’assenza di confronto e di scelte strategiche che esprimono, nel bilancio comunale, una visione aleatoria. Bilanci esclusivamente tecnici, imposti e sempre in forte ritardo, con pesanti ripercussioni socioeconomiche. Disattesa anche la promessa di coinvolgere i cittadini e le loro organizzazioni sociali. 

Il bilancio preventivo di un Comune non è solo un documento contabile, ma lo strumento per realizzare un progetto di governo. Esso esprime lo spirito, la volontà e la capacità di rispondere al miglioramento della vivibilità, sicurezza, sviluppo e crescita socioeconomica. Anticipare i bisogni latenti, spiegare cosa non può essere soddisfatto e perché, sarebbe una novità rilevante. L’attuale maggioranza rappresenta, legittimamente, molto meno di un quinto dei votanti e meno di un decimo degli aventi diritto al voto. Il dovere di chi governa è, comunque, quello di coinvolgere i cittadini nelle scelte che influenzano la loro vita, mettendo a loro disposizione gli strumenti di programmazione. Non per sostituirsi a chi governa, ma per dare senso alla comunità, facendo sistema. Bisogna attuare il “bilancio partecipativo” promesso in campagna elettorale, per consentire ai cittadini di proporre e scegliere, condividendo metodi ed obiettivi riguardanti le politiche sociali come quelle sugli investimenti strutturali; lo sviluppo urbanistico, della mobilità, cultura, sport, ambiente e crescita economica. Una grande opportunità per la Giunta; per rompere con il passato infruttuoso; per colmare le evidenti e umane lacune, per uscire dalla subalternità al sistema. Oltre che partecipato, il bilancio, deve essere trasparente. Non basta rendere pubblico il consuntivo, occorre che sia progressivamente chiaro a tutti. Bisogna scomporre le voci che, così come appaiono, non dicono nulla. Occorre entrare nel merito di tutte le componenti di spesa, analizzandone gli effetti. Il cittadino deve sapere dove finiscono i soldi che mette a disposizione con i propri sacrifici. Chi governa deve garantire la tracciabilità delle risorse e dei costi per dimostrare che esiste un controllo delle spese, delle entrate e dello stato di avanzamento degli investimenti. 

Abbiamo ripetutamente invitato la giunta a guardare oltre. Ad agire in ragione della nobiltà del ruolo che è stata chiamata ad assolvere. Ad avviare una rivoluzione che non può essere anagrafica e simbolica, ma progettuale, etica. Il vero cambiamento è nelle scelte politiche; nella capacità di mettere l’individuo e la sua dignità al centro dell’azione di governo. Assemini non necessita di un cambiamento mediatico, ma sostanziale.

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