Sono trascorsi quasi quattro anni dall’insediamento dell’attuale
maggioranza. Due dei limiti di questa esperienza amministrativa sono l’assenza di
confronto e di scelte strategiche che esprimono, nel bilancio comunale, una
visione aleatoria. Bilanci esclusivamente tecnici, imposti e sempre in forte
ritardo, con pesanti ripercussioni socioeconomiche. Disattesa anche la promessa
di coinvolgere i cittadini e le loro organizzazioni sociali.
Il bilancio preventivo di un Comune non è solo un documento contabile,
ma lo strumento per realizzare un progetto di governo. Esso esprime lo spirito,
la volontà e la capacità di rispondere al miglioramento della vivibilità,
sicurezza, sviluppo e crescita socioeconomica. Anticipare i bisogni latenti,
spiegare cosa non può essere soddisfatto e perché, sarebbe una novità rilevante.
L’attuale maggioranza rappresenta, legittimamente, molto meno di un quinto dei
votanti e meno di un decimo degli aventi diritto al voto. Il dovere di chi
governa è, comunque, quello di coinvolgere i cittadini nelle scelte che influenzano
la loro vita, mettendo a loro disposizione gli strumenti di programmazione. Non
per sostituirsi a chi governa, ma per dare senso alla comunità, facendo sistema.
Bisogna attuare il “bilancio partecipativo” promesso in campagna elettorale,
per consentire ai cittadini di proporre e scegliere, condividendo metodi ed obiettivi
riguardanti le politiche sociali come quelle sugli investimenti strutturali; lo
sviluppo urbanistico, della mobilità, cultura, sport, ambiente e crescita
economica. Una grande opportunità per la Giunta; per rompere con il passato
infruttuoso; per colmare le evidenti e umane lacune, per uscire dalla
subalternità al sistema. Oltre che partecipato, il bilancio, deve essere
trasparente. Non basta rendere pubblico il consuntivo, occorre che sia progressivamente
chiaro a tutti. Bisogna scomporre le voci che, così come appaiono, non dicono
nulla. Occorre entrare nel merito di tutte le componenti di spesa,
analizzandone gli effetti. Il cittadino deve sapere dove finiscono i soldi che
mette a disposizione con i propri sacrifici. Chi governa deve garantire la tracciabilità
delle risorse e dei costi per dimostrare che esiste un controllo delle spese,
delle entrate e dello stato di avanzamento degli investimenti.
Abbiamo ripetutamente invitato la giunta a guardare oltre. Ad agire in
ragione della nobiltà del ruolo che è stata chiamata ad assolvere. Ad avviare
una rivoluzione che non può essere anagrafica e simbolica, ma progettuale,
etica. Il vero cambiamento è nelle scelte politiche; nella capacità di mettere
l’individuo e la sua dignità al centro dell’azione di governo. Assemini non
necessita di un cambiamento mediatico, ma sostanziale.
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