mercoledì 24 maggio 2017

INQUINAMENTO MACCHIAREDDU

ViviAssemini: «la politica smetta di litigare e si attivi per assicurare la salute pubblica» 

Apprendiamo con rinnovata preoccupazione l’evolversi delle notizie che riguardano lo stato di inquinamento dell’area industriale di Macchiareddu. Una condizione già ufficializzata anche dal Ministero della Salute in tempi non sospetti che avevamo ripetutamente messo in evidenza senza suscitare, evidentemente, particolari contromisure. Ora, la politica smetta di litigare su chi è stato meno distratto e agisca per assicurare la salute dei cittadini, degli animali e dell’ambiente. 
L’area di Macchiareddu è gravemente compromessa, risultando tra le aree più inquinate d’Italia. Dai dati si evince un eccesso di mortalità per le malattie dell'apparato respiratorio ed un difetto per le malattie circolatorie. Anche il tumore della pleura è in eccesso e la popolazione presenta un elevato rischio di contrarre forme di leucemie. Sono ben 445 mila ettari di territorio sardo iscritte in Siti d’Interesse Nazionale (SIN) ossia aree che necessitano di urgenti interventi di bonifica del suolo, del sottosuolo e/o delle acque superficiali e sotterranee. 

In questi giorni assistiamo all’ennesima lotta tra forze politiche. Il compito di valutare e reprimere eventuali responsabilità spetta solo alla Magistratura attraverso la Polizia giudiziaria. Quindi, auspichiamo che le stesse forze politiche, a partire da quelle asseminesi, possano trovare le ragioni per costruire un modello vincente in cui tutela della salute e produttività convivano nella maniera più equilibrata possibile.

giovedì 18 maggio 2017

BUSTE DELLA SOLIDARIETÀ


Mercoledì 17 maggio 2017 l’Associazione “Solidarietà Attiva” e il Comitato Civico “ViviAssemini” hanno consegnato alla Onlus “Donne al Traguardo” l’abbigliamento raccolto nelle scorse settimane da destinare agli indigenti.
Nel ringraziare i benefattori, ricordiamo che l’abbigliamento raccolto verrà distribuito ogni mercoledì, dalle 16:00 alle 18:00, nella sede della nota Associazione “Donne al Traguardo”, in via Monsignor Piovella 26 - Cagliari. 

VIII rapporto annuale sull’attività del Centro Antiviolenza Antistalking e Casa Rifugio

La Presidente del Comitato Civico “ViviAssemni”, Claudia Giannotti (nella foto), parteciperà con una delegazione di attivisti al report annuale del “Centro Antiviolenza Donne al Traguardo” che verrà illustrato a Cagliari Venerdì 19 Maggio 2017 alle ore 17:30 a Cagliari, nella Sala Conferenze dell’Unione Sarda (Torre D) in piazza Unione Sarda. L’ingresso è libero e gratuito.

“La casa dalle nuvole dentro” è il tema del VIII Rapporto annuale sull’attività del Centro Antiviolenza Antistalking e della Casa Rifugio  dell’Associazione Donne al Traguardo.

Fra le nuove iniziative avviate nel corso della passata annualità figura il lavoro svolto con i minori vittime di violenza assistita, l’apertura di attività di sportello nel territorio provinciale e l’intensificazione dell’azione di recupero degli uomini maltrattanti attuata in collaborazione con l’Ufficio penale di esecuzione esterna (UEPE), la Questura, l’Arma dei Carabinieri, la Direzione e il Servizio educativo del carcere di Uta dove sono in corso gruppi di trattamento per i carcerati. Saranno infine presentate le statistiche sull’andamento del fenomeno relativamente ai casi di violenza trattati e alle donne che sono state accolte coi figli minori nella Casa Rifugio.

I lavori si chiuderanno con la presentazione del romanzo a tema dal titolo “La casa dalle nuvole dentro” affidata alla giornalista de La Nuova Sardegna Alessandra Sallemi che condurrà un dialogo con l’autore Giacomo Grifoni, psicoterapeuta tra i fondatori del Centro di ascolto maltrattanti di Firenze, tra le prime realtà ad avviare percorsi strutturati di trattamento degli autori di violenza. La sala dell’incontro sarà decorata con alcune opere dell’artista Serena Fazio.


martedì 16 maggio 2017

DOVE VANNO A FINIRE I NOSTRI SOLDI?

ViviAssemini: «su partecipazione e trasparenza elusi gli impegni programmatici» 


La giunta e la maggioranza penta stellata asseminese avevano promesso di trasformare il Palazzo comunale in una casa di vetro; di aprirlo come una scatoletta di tonno. Invece, tutto è rimasto come prima. In questi ultimi anni la distanza tra cittadino e amministratore è cresciuta e la domanda rimane sempre la stessa: dove vanno a finire i nostri soldi? 
In quattro anni di amministrazione il Sindaco non è riuscito a mantenere gli impegni elettorali. Tra questi i principali cavalli di battaglia: trasparenza e partecipazione. Sia dell’apparato politico-amministrativo, sia di ciascun singolo consigliere, fino ad arrivare alla bocciatura della proposta di istituire una Consulta delle associazioni e del volontariato. L’Amministrazione comunale si appresta ad approvare il bilancio consuntivo con un forte ritardo. Stessa cosa è avvenuta, ad eccezione di quest’anno, per il bilancio preventivo, privando la macchina amministrativa per tre anni delle risorse per assicurare le azioni di governo. Tutto questo senza alcun coinvolgimento dei cittadini e delle loro organizzazioni sociali. Il bilancio consuntivo non è solo uno strumento contabile, ma la sintesi di una tappa di un più articolato progetto di governo (quando c’è). Un mezzo fondamentale per comprendere la strategia e l’azione nonché misurarne i risultati.

Il bilancio consuntivo, così come previsto dalla legge in vigore, non assicura gli elementi opportuni per una semplice e diffusa comprensione. Per rispondere alla domanda di trasparenza, occorre che venga rielaborato con metodi extracontabili e divulgato. È necessario entrare nel merito di tutte le componenti di spesa. Il cittadino deve poter sapere con facilità dove e a chi finiscono i soldi che mette a disposizione dei politici con i propri crescenti sacrifici. Chi governa all’insegna del “cambiamento” dovrebbe garantire la tracciabilità delle risorse e delle spese per dimostrare che esiste anche un controllo dei costi, delle entrate e degli investimenti. 

Si tratta di mancanze molto gravi che non possono essere celate dalla sicumera di una Giunta e di una maggioranza centralista che continua a “vivere alla giornata”, rafforzando la subalternità al sistema non legittimato che avevano promesso di combattere. Inoltre, esprimono mancanza di serietà e di coerenza rispetto agli impegni elettorali. Manca un anno alla fine del mandato ed è ancora possibile costruire un percorso di cambiamento sostanziale. 

venerdì 12 maggio 2017

ASSEMINI IN FORTE RITARDO CON LA DIGITALIZZAZIONE

ViviAssemini: «così Puddu danneggia Assemini e la Sardegna» 


Il 2017 è l’anno per l’adeguamento all’obbligo di digitalizzare la Pubblica amministrazione: riduzione della documentazione cartacea a favore del formato elettronico, micro pagamenti, servizi, incentivo e sostegno a nuove forme di lavoro. L’obiettivo della riforma è quello di affermare: minor costo della Pubblica amministrazione; maggiore efficienza dei processi amministrativi; impulso allo sviluppo economico e all’occupazione; garanzie di funzionamento. Assemini è in forte ritardo e questo ci costa molto in termini di spesa pubblica, di efficienza dei servizi all’utenza, di sviluppo economico. 
Giunta e maggioranza hanno avuto circa due anni per adeguare compiutamente il Comune di Assemini a tale processo di innovazione secondo le linee guida, e ben quattro per attivare proprie politiche attive rivolte alla trasparenza, alla partecipazione, all’efficienza, alla crescita e allo sviluppo. Al contrario, hanno penalizzato la base economica aumentando le tasse e riducendo i servizi, non hanno accompagnato il PUC a un progetto strategico e non hanno previsto alcuna forma di incentivo per il recupero del patrimonio urbano, favorendo una ulteriore speculazione edilizia che non avrà luogo solo per effetto della crisi. Non hanno attuato politiche economiche per rilanciare la biodiversità, attrarre investimenti e consentire una nuova traiettoria di sviluppo. In questi anni, si è dato molto spazio alle costose e violenti azioni propagandistiche per mascherare gli evidenti insuccessi e consentire la scalata in fretta e furia verso nuove e più appaganti poltrone del potere, danneggiando Assemini e la Sardegna. La norma sull’obbligo della digitalizzazione prevede anche sanzioni pesanti che pagheranno, come sempre, cittadini e imprese. Eppure, l'importanza delle digitalizzazione, dematerializzazione, semplificazione e trasparenza nella Pubblica amministrazione si coglie appieno anche secondo la Corte di Cassazione in tema di appalti pubblici. Trattasi di una opportunità di riorganizzazione ordinamentale e operativa, soprattutto in un contesto di auspicabile gestione associata dei servizi. È efficienza economica e umana. La riorganizzazione della macchina amministrativa attuata dalla Giunta si è dimostrata costosa oltre misura e inefficiente. 

Assemini è stata una delle principali città a dotarsi di un sistema che consente la gestione on line delle gare d’appalto e della mensa scolastica e aderire alla piattaforma regionale per la creazione del SUE, ma davvero poco rispetto ai presupposti della riforma. Questa ulteriore superficialità dimostra quanto il nostro Comune sia, più che vittima, artefice di un evidente argine allo sviluppo armonico. Il non adeguamento a questo principio di cambiamento fondamentale, non può essere attribuito alla mancanza di risorse, vista anche la crescita esponenziale di costi improduttivi e consulenze inutili.
  

venerdì 5 maggio 2017

AGRICOLTURA, ALLA GRAVE CRISI SI AGGIUNGE IL DISSESTO VIARIO

ViviAssemini: «quattro anni di promesse cadute nel vuoto» 



La viabilità extraurbana asseminese è gravemente compromessa e pericolosa. A pagarne le conseguenze sono i residenti e le imprese agricole già in balia di una crisi senza precedenti. La maggioranza non reagisce, accompagnando la città e le sue prospettive di crescita in un progressivo e inesorabile declino. 
Milioni di euro spesi in quattro anni per mantenere una macchina amministrativa e una classe politica che continua a non dare indirizzi, lasciando che i servizi erogati siano sempre più scadenti. Chi è stato chiamato a governare continua a vivere nel proprio mondo, costellato di slogan ripetitivi e privi di senso compiuto. La viabilità minore e rurale continua ad esprimere la precarietà di rendimento di una giunta e di una maggioranza ancora evidentemente priva di obiettivi strategici. Segnaletica fatiscente, assenza di toponomastica e buche che diventano voragini, isolano - invece che collegare - gli agglomerati socio produttivi ai mercati. La viabilità extraurbana reclama attenzioni politiche che continuano a non arrivare, rendendo necessario un ammontare di denaro sempre maggiore. Tutto questo mentre l’amministrazione comunale, in un periodo di ristrettezze finanziarie, non risparmia eccesso di zelo verso i grandi gruppi economici, spende per un numero di consulenti senza precedenti e per la modifica di progetti ereditati (come il teatro delle ex scuole Pintus). Eppure basterebbe poco: un ordinario senso di responsabilità che ragioni in termini di logica, puntualità e sistema. Del resto, oltre al problema legato alla funzionalità delle strade rurali vi è anche quello della sicurezza. 

Manca un anno alla fine del mandato politico. Poco per realizzare quanto promesso in campagna elettorale, in cui il rilancio del settore primario era uno dei punti centrali. Perciò, auspichiamo che almeno si riesca a conservare quanto ereditato da un passato già abbondantemente giudicato. 

giovedì 4 maggio 2017

Astafos, domenica di solidarietà



Domenica 7 Maggio 2017 ci incontreremo tutti al Dubai Planet alle ore 19.30, per divertirci e per sostenere la casa d'accoglienza “Astafos” che si occupa di sostenere i bambini malati di tumore e le loro famiglie.

I ticket per la partecipazione costano 10 € a persona, i bambini fino ai 12 anni non pagano.

I ticket si possono trovare in via Temo 6 presso “Hair Dreaming” oppure direttamente al “Dubai Planet” il giorno dell'evento. Inoltre, per l’acquisto degli stessi, è possibile contattare il Comitato Civico “ViviAssemini”o la Presidente Claudia Giannotti.

La serata sarà presentata da Alessandra Addari.

Vi aspetto numerosi.

mercoledì 3 maggio 2017

IL PRESTITO PONTE AD ALITALIA È L’ENNESIMA FOLLIA DI STATO

«Con 600 MLN si possono finanziare progetti strategici in grado di stimolare MLD d’investimento per crescita e occupazione»



Il denaro pubblico è frutto dei sacrifici dei contribuenti e non può trasformarsi in un rubinetto sempre aperto. Il personale di Alitalia ha fatto una scelta chiara attraverso un referendum, rifiutando un investimento privato di 2 miliardi di euro. Il Governo non può cambiare le carte in tavola, continuare a vessare i cittadini per sprecare ulteriori risorse.
Il prestito ponte tra i 400 ed i 600 milioni di euro è un ulteriore errore, destinato ad alimentare lo spreco di denaro pubblico portando il peso sociale di Alitalia ad ben oltre 8 miliardi di euro. Non sono i contribuenti già abbondantemente spremuti a dover salvare un’azienda privata oramai priva di prospettiva. 

Del resto, come si può definire “prestito” un esborso che non potrà mai essere restituito?

Non si può continuare a sostenere una politica aziendale fallimentare senza via d’uscita. I 20mila dipendenti che perderebbero il posto sono la faccia di una stessa medaglia in cui le imprese chiudono senza alcun sostegno di Stato. Perciò, si ricorra agli ammortizzatori sociali come avvenuto finora per tanti altri disoccupati. Non si può continuare ad alimentare l’assistenzialismo che ha portato l’Italia ad avere un debito pubblico fuori controllo ed una conseguente tassazione da record. 


Non si può paragonare un impegno di spesa pubblica per Alitalia con i 20 miliardi spesi per le banche. Il primo caso sarebbe un ulteriore disastro, il secondo è stato necessario perché il costo macroeconomico sarebbe stato di gran lunga superiore al salvataggio anche nel caso di minusvalenza nella ricollocazione dei titoli. Come sostiene Parisi: “nei sistemi economici moderni, la banca, oltre a ricoprire un ruolo fondamentale nel sistema dei pagamenti, riveste un ruolo cruciale nel meccanismo di trasmissione della politica monetaria. In particolare questo meccanismo fa sì che l’offerta di moneta presente sul mercato sia data dalla base monetaria, quella stampata dalla Banca Centrale, e da una componente aggiuntiva, rappresentata propria dalla moneta bancaria, costituita dai depositi bancari e dagli impieghi, e quindi dai crediti erogati a imprese e famiglie. È facile pertanto intuire come, problemi di solvibilità di una banca possano mettere in crisi questo sistema di creazione dell’offerta di moneta, generando pertanto shock esterni nell’equilibrio macroeconomico”. Evidentemente diverso è il caso Alitalia: “pur rappresentando un importante driver di crescita per il Paese, soprattutto se considerata come detto la nostra vocazione turistica, non rappresenta un rischio sistemico per l’assetto economico". 

La produttività di un Paese non può essere la sintesi di un’infinita campagna elettorale. Il compito dei commissari è vendere/liquidare. Una volta per tutte. Ci sono Paesi anche in Europa che con 500 milioni hanno finanziato progetti innovativi e strategici, attirando miliardi di investimenti che stanno producendo crescita e occupazione. Ad esempio la Germania. 

martedì 2 maggio 2017

Destra, sinistra, Movimento 5 stelle. Mah!



Destra, sinistra e Movimento 5 stelle rappresentano i tre pilastri attorno a cui ruota il consenso elettorale. Come sostiene Alfonso Berardinelli, critico letterario e saggista, sono complementari: “l’una nasce dall’altro; l’una si alimenta e cresce sugli errori dell’altro”.

“Dialettica” era un principio filosofico che trova origine in Grecia e si è evoluta fino a stimolare Hegel e Marx. Secondo “dialettica”, “da ogni cosa o qualità nasce il suo opposto” e, talvolta dopo tesi e antitesi nasce una “sintesi superiore” che conserverebbe secondo Marx il meglio dell’una e dell’altra. “Dall’individualismo borghese che paralizza a scopi di profitto privato lo sviluppo delle forze economiche e produttive, sarebbe nata l’antitesi rivoluzionaria e infine, trionfalmente, la società comunista come sintesi superiore, per cui l’individuo è finalmente libero perché la proprietà privata è abolita e tutti i beni sono in comune”. Un dramma, una malattia.
Naturalmente, non è da escludere una “dialettica” senza sintesi: “il sì e il no si aboliscono reciprocamente nel corso di una lotta che permette un solo vincitore e superstite”. Insomma, una presunta maggiore libertà, più uguaglianza, ma senza progresso. Senza ipotizzare sintesi più equilibrate, né la voglia di arricchirsi, né quella di rischiare per scopi personali, né competere per avere il meglio.

Un dato è chiaro: gli opposti sono solo le due facce della stessa medaglia, o la medesima cosa vista da sinistra o da destra. Del resto, secondo la cultura cinese: “non c’è luce senza buio, né caldo senza freddo, né yin senza yang.

Attualmente, la destra vuole essere più a sinistra della sinistra e la sinistra vuole includere la destra. Da un lato, una destra “populista” come conseguenza di una sinistra che trascura o ignora gli umori del popolo. Dall’altro, una sinistra elitaria, dato che “la gente è volgare e la folla è pericolosa”. Del resto “fu la folla a scegliere Barabba contro Gesù; a processare Socrate perché con le sue eterne e provocatorie domande era diventato insopportabile”; a cambiare “registro” contemporaneamente all’incoronazione del nuovo potente.

Il Movimento 5 stelle è un’entità che non vuole essere né destra né sinistra, cioè tutte e due le cose insieme. Infatti, non è più un movimento senza essere neppure un partito. Un fatto politico che dimostra come la dicotomia “destra”/”sinistra” non sia più capace di soddisfare le aspettative. Certo, ci vorrebbe un progetto, una strategia politica e programmatica, una classe dirigente all’altezza delle sfide. Ma anche un modello da perseguire, chiaro, possibile e ispirato alla crescita.

Sono diversi i leader “populisti” che hanno vinto le elezioni contro una sinistra “diventata antipatica sia agli operai che ai disoccupati, e in genere a tutti coloro che vivendo in società in grave crisi di socialità, non vogliono più saperne di accogliere altri stranieri”.

È questa la prova che una cosa nasce dai difetti della cosa opposta. “Se la sinistra ignora che gli appartenenti a una società instabile temono di accogliere nuovi fattori di instabilità, come le masse di migranti e rifugiati, ecco che la destra usa questa cecità dell’avversario per esibire il proprio realismo nel constatare l’esistenza del problema”. Magari in modo barbaro, corresponsabile e senza alcuna soluzione possibile.

Come accade in economia, le paure, sono fatti più che percezioni. Le ideologie non sono più capaci di rappresentare, di esprimere soluzioni ai problemi e creare opportunità. Mentre, i “si dice” e le fake news muovono il mondo.

La destra, dopo la crisi economica di dieci anni fa, non riesce ad imboccare la strada dell’economia sociale di mercato; non riesce a spingere nella valorizzazione delle potenzialità dell’individuo. La sinistra, coglie la palla al balzo e continua a farci credere che lo Stato possa proteggerci e garantirci, senza incoraggiare le imprese a dare lavoro, ma concedendo il diritto a un “reddito di cittadinanza”, aumentando le tasse e tagliando i servizi.

Invece di adoperarsi per avviare le riforme strutturali e attuare politiche economiche, si imitano a vicenda urlando contro l’avversario elettorale e spingendosi fino a suggerire cosa dovrebbe dire l’altro per rappresentare il proprio elettorato disarmato. Quando questo non basta, attaccano l’Europa per il fatto di essere “rigida” rispetto agli accordi che essi stessi hanno sottoscritto. Elaborano “finanziarie” a debito, ma chiedono flessibilità contro una presunta austerità europea. Discutono tra loro “avendo già preso posizione e non per capire o far capire quale sia la linea più ragionevole da prendere”.


Intanto, i problemi aumentano e si aggravano. Entrambi sostengono che “vanno risolti alla radice”. Radice che nessuno vede o fa finta di non vedere. Migrazioni, bassa produttività, tasse troppo alte, degrado ambientale e urbano, socialità in declino, scuola e università allo sbando, omologazione, rimangono problemi affrontati con misure “tampone” ininfluenti. Però, è bene riflettere su un fatto: “chi ha voluto sradicare la radice ha spesso prodotto società agghiaccianti, appunto senza radici”.

lunedì 1 maggio 2017

Buon 1° maggio



Non si può continuare ad affidare le soluzioni allo stesso metodo che ha reiteratamente causato i problemi. Vale anche per il lavoro e la sua stagnazione. In Italia 4 giovani su 10 non lavorano. Non va meglio per le donne: solo il 40% lavora.

La causa è addebitabile alla burocrazia che ingessa il mercato del lavoro: eccesso di contrattazione, rigidità, tasse e garanzie solo per chi ha un lavoro e nessuna per i lavoratori autonomi e per coloro che un lavoro non lo hanno.

Quindici anni fa, Marco Biagi, propose una soluzione chiara e funzionale: abolire lo Statuto dei Lavoratori che tutela solo coloro che hanno il lavoro, per introdurre lo Statuto dei Lavori. Una nuova formula per dare garanzie minime a chiunque lavora: lavoratori dipendenti e autonomi, riconoscendo loro la maternità, la malattia, la formazione e tempi certi per i pagamenti. Inoltre, dopo aver introdotto lo Statuto dei Lavori, dovrà essere assicurato nelle aziende - dove si genera ricchezza, sviluppo e crescita - un processo di contrattazione specifico.

Spetta alla classe dirigente elaborare e attuare politiche attive per il lavoro capaci di rispondere ad un sistema in continua trasformazione, compresa la tutela dei lavoratori nei passaggi da un lavoro all’altro, sulla formazione, sulle attitudini e sul merito. Favorire, attraverso le strutture più moderne, l’incontro tra offerta e domanda di lavoro. Occorre ridurre il cuneo fiscale affinché i lavoratori abbiano più soldi in tasca rispetto a quanto pagano le aziende.


È necessario cambiare metodo e prospettiva: per crescere, c’è bisogno di creare possibilità e potenzialità principalmente per i giovani. Allo stesso modo, c’è bisogno di azioni concrete e lungimiranti territoriali, affinché la specificità assuma un ruolo costruttivo contro le diffuse ipocrisie.