sabato 31 dicembre 2016

Bene e Male


"Viviamo in una società ancora suddivisa in caste, ognuna con proprie regole e con proprie valutazioni morali.

Una classe dominante e una classe dominata, conformista e ampiamente disposta a difendere pubblicamente il proprio padrone, per poi mostrarsi delusa nelle confessioni private. La classe dominata si rifiuta di reagire alla classe dominante, anzi spesso la sostiene con istintive e contagiose alleanze, invocando soluzioni drastiche nei confronti nel proprio rinnovato nemico. La classe dominante è, per sua natura e per atteggiamenti, infinitamente debitrice verso quella dominata. Invertendo l’ordine naturale delle cose, il dominato pretende ed accetta con carattere disinvolto di essere da questa persino punito, pensando che non riguarderà mai se stesso, ma gli altri. Il debitore che punisce il creditore genera, tra l’altro, una sempre più mediocre conflittualità umana che amplia la dimensione delle schiavitù vecchie e nuove. Eppure, un’altra via è possibile e doverosa: essere più fecondi; cercare più nobili ragioni che giustifichino la funzione dell’individuo e del suo fondamentale ruolo nel processo di evoluzione attivo, razionale e istintivo.

Chi domina apprezza la vita e condiziona quella dei dominati che, invece, tendono a disprezzarla. Chi domina impone la propria discutibile morale, trovando sempre nuove servili convergenze tra coloro che vivono culturalmente la complessità della ribellione democratica e cognitiva. Questo anche in virtù del fatto che i rappresentati (o chi aspira a diventarlo) della classe dominata non sono credibili. Anzi sono spesso un evidente maggior danno. Ampiamente e comunque schiavi di qualcuno o di qualcosa.

Però, è quando tutto sembra perduto che occorre trovare la serenità di riaprire il gioco, altrimenti destinato ad alimentare il male assoluto della confusione e del qualunquismo.
Alla tendenza dispotica di affermare in maniera sempre più esplicita l’interesse puramente elettorale e di potere della classe dominante e dei rappresentanti (o aspiranti tali) della classe dominata, bisogna contrapporre una forza propulsiva che riporti la libertà nella comunità considerata".


martedì 20 dicembre 2016

Bilancio partecipativo. Dopo quattro anni un’altra promessa disattesa


Sono trascorsi quasi quattro anni dall’insediamento dell’attuale maggioranza. Due dei limiti di questa esperienza amministrativa sono l’assenza di confronto e di scelte strategiche che esprimono, nel bilancio comunale, una visione aleatoria. Bilanci esclusivamente tecnici, imposti e sempre in forte ritardo, con pesanti ripercussioni socioeconomiche. Disattesa anche la promessa di coinvolgere i cittadini e le loro organizzazioni sociali. 

Il bilancio preventivo di un Comune non è solo un documento contabile, ma lo strumento per realizzare un progetto di governo. Esso esprime lo spirito, la volontà e la capacità di rispondere al miglioramento della vivibilità, sicurezza, sviluppo e crescita socioeconomica. Anticipare i bisogni latenti, spiegare cosa non può essere soddisfatto e perché, sarebbe una novità rilevante. L’attuale maggioranza rappresenta, legittimamente, molto meno di un quinto dei votanti e meno di un decimo degli aventi diritto al voto. Il dovere di chi governa è, comunque, quello di coinvolgere i cittadini nelle scelte che influenzano la loro vita, mettendo a loro disposizione gli strumenti di programmazione. Non per sostituirsi a chi governa, ma per dare senso alla comunità, facendo sistema. Bisogna attuare il “bilancio partecipativo” promesso in campagna elettorale, per consentire ai cittadini di proporre e scegliere, condividendo metodi ed obiettivi riguardanti le politiche sociali come quelle sugli investimenti strutturali; lo sviluppo urbanistico, della mobilità, cultura, sport, ambiente e crescita economica. Una grande opportunità per la Giunta; per rompere con il passato infruttuoso; per colmare le evidenti e umane lacune, per uscire dalla subalternità al sistema. Oltre che partecipato, il bilancio, deve essere trasparente. Non basta rendere pubblico il consuntivo, occorre che sia progressivamente chiaro a tutti. Bisogna scomporre le voci che, così come appaiono, non dicono nulla. Occorre entrare nel merito di tutte le componenti di spesa, analizzandone gli effetti. Il cittadino deve sapere dove finiscono i soldi che mette a disposizione con i propri sacrifici. Chi governa deve garantire la tracciabilità delle risorse e dei costi per dimostrare che esiste un controllo delle spese, delle entrate e dello stato di avanzamento degli investimenti. 

Abbiamo ripetutamente invitato la giunta a guardare oltre. Ad agire in ragione della nobiltà del ruolo che è stata chiamata ad assolvere. Ad avviare una rivoluzione che non può essere anagrafica e simbolica, ma progettuale, etica. Il vero cambiamento è nelle scelte politiche; nella capacità di mettere l’individuo e la sua dignità al centro dell’azione di governo. Assemini non necessita di un cambiamento mediatico, ma sostanziale.

giovedì 15 dicembre 2016

Mala politica. Stangata IMU ad Assemini


Il Comune di Assemini continua a partecipare all’infruttuoso esproprio ai danni dei contribuenti. Alla stangata IMU (Imposta Municipale Unica) deliberata nel 2013 dalla giunta in carica, si sommano gli effetti negativi dell’adozione definitiva di un Piano urbanistico, privato di ogni prospettiva di sviluppo. L’ennesimo caso di mala politica.

I più colpiti sono i pensionati, precari, disoccupati e le imprese. Proprietari di un immobile diverso dalla prima casa. Una imposta già di per sé abominevole perché colpisce ulteriormente i sacrifici privati; iniqua perché grava su una ricchezza che non sempre coincide con la reale disponibilità di reddito. La scelta fatta dall’amministrazione comunale pentastellata di aumentare nel 2013 l’aliquota, si somma all’aggravio prodotto dalla rivalutazione catastale e dalla recente adozione definitiva del PUC che ha ampliato i destinatari dell’imposta senza produrre occasioni di crescita e sviluppo. Un mix dirompente. Nonostante nel 2015 sia stata registrata una riduzione del prelievo statale pari al 15,81% per un importo pari a circa 360 mila euro, l’amministrazione comunale non ha provveduto a rimodulare l’aliquota. Questo in un contesto dove mancano totalmente le politiche economiche, l’edilizia è ferma, le aziende chiudono, crescono gli immobili sfitti e invenduti. Dove possedere un immobile non significa oggettivamente e conseguentemente essere ricchi o benestanti. In una Città la cui classe dirigente, contestualmente agli aumenti, ha bocciato in Consiglio comunale la proposta di taglio delle indennità promesse in campagna elettorale; che in quasi quattro anni ha prodotto meno atti amministrativi di tutte le giunte che la hanno preceduta, nonostante sia in carica un anno oltre la media; che al pari di altre esperienze amministrative, dopo quattro anni di governo, non ha raggiunto gli obiettivi del proprio programma elettorale; che confonde costantemente l’informazione con la partecipazione e la trasparenza pur rappresentando, legittimamente, una risicata minoranza degli aventi diritto al voto. 

Assemini soffre drammi da primato: disoccupazione, famiglie in stato di indigenza, sviluppo compromesso da gravi ritardi infrastrutturali e da un inquinamento che causa un numero da record di ammalati. Una città su cui grava uno dei più bassi tassi di formazione e che continua a dissipare risorse senza investire in sviluppo, sicurezza e vivibilità. Una città trascurata, confusa e paralizzata, la cui principale evasione continua ad essere quella politica.


mercoledì 7 dicembre 2016

Crisi socioeconomica. Dopo quattro anni nessuna risposta



I cittadini chiedono soluzioni ai loro problemi. Sicurezza, vivibilità e lavoro sono aspetti fondamentali che devono trovare risposte reattive e strutturali da parte di chi è stato chiamato ad amministrare ad ogni livello. L’Amministrazione comunale di Assemini ha il dovere politico, costituzionale e normativo di investire in bellezza e promuovere un’articolata strategia di crescita. Come gli accordi di cooperazione con altre città sarde, italiane ed europee per creare nuovi redditi e arginare gli effetti drammatici della crisi.  
La povertà economica produce crescente malessere sociale, essa va affrontata e non subita. Accanto al bisogno di affermare l’identificazione della città, occorre sostenere il consolidamento, la riorganizzazione e la formazione della base economica nonché di nuove opportunità. È necessario individuare mercati di sbocco in cui collocare le produzioni che non trovano risposta nel mercato interno. Specie le grandi città europee e italiane concentrano la maggior parte della creazione di valore. Generano ricchezza, dinamiche di sviluppo, occupazione e sono anche luoghi di interscambio culturale. Vanno individuate città strategiche e promossi gli accordi al fine di favorire nuove forme di scambio. Occorre uscire dalla chiusura e dall’immobilismo, investendo in azioni strutturali che siano economicamente vantaggiose, come la promozione economica internazionale, l'imprenditoria e la creazione di imprese nel nostro territorio, la gastronomia, agroalimentare, turismo, sport e cultura.  
L’attuale amministrazione governa da quasi quattro anni, contro i due anni e mezzo medi delle giunte precedenti. È tempo di bilanci e di passare ai fatti. I cittadini pagano le tasse per avere un’amministrazione che funzioni nel pieno rispetto dei propri compiti.    

mercoledì 30 novembre 2016

Crisi Macchiareddu. Il Sindaco illustri la sua strategia per contribuire a fermare il declino


Grave inquinamento e profonda crisi sono gli unici caratteri salienti dell’area industriale di Macchiareddu. L’ultima vertenza, in ordine di tempo, riguarda la protesta di 105 lavoratori della Vesuvius contro la decisione dell’azienda di chiudere lo stabilimento di Assemini. Manca poco al 31 dicembre, data in cui il licenziamento sarà una realtà destinata a ingrossare le fila dei crescenti disoccupati locali. La politica si è spesa a sostegno anche di queste famiglie, ma occorre passare ai fatti.  
Una lotta continua per salvare il posto di lavoro in un’area gravemente compromessa e in profonda crisi. Una contraddizione se consideriamo l’enorme vocazione naturalistica di un’area circondata dalla laguna di Santa Gilla, dall’oasi di Gutturu Mannu e dal mare. Un patrimonio di inestimabile valore; una immensa opportunità ancora da valorizzare. L’ultimo caso balzato alla cronaca è quello della Vesuvius, determinata a chiudere lo stabilimento di Macchiareddu e quello di Avezzano in Abruzzo. Una protesta dura che ha visto persino sette operai incatenarsi ai cancelli. La prevalente mancanza di una visone politico-strategica alternativa per la Sardegna tarda a prendere forma. Anni e anni di interventi “tampone” hanno solo rimandato i crescenti problemi e aumentato la spesa pubblica, determinando una spirale perversa da cui si è cercato di uscire con gli stessi metodi che la avevano determinata. Le rivendicazioni di sovranità sembrano scomparire nel momento in cui vi è bisogno di assumere responsabilità politiche pratiche. Un continuo scaricabarile che spinge la risoluzione delle vertenze verso il vertice. In tal modo, si consolida e si alimenta improduttivamente lo stesso centralismo che poi si pensa di combattere con banali simbolismi che non cambiano la vita ai cittadini. Anzi, erigono muri, condannandoci ad un pericoloso isolamento. Il Sindaco di Assemini, dopo aver scoperto che
«le aziende producono e commercializzano dove conviene» e che si alimentano con il «profitto», cede il passo al deputato Di Maio che - in piena campagna referendaria - incontra i lavoratori promettendo impegno a loro favore. 
Riteniamo che sia giunto il momento che il Sindaco di Assemini illustri alla comunità le proposte e le soluzioni concrete che l’On. Di Maio ha presentato nelle sedi competenti e informi di quali obiettivi concreti siano stati raggiunti nel merito della questione. Inoltre, quale alternativa di politica economica il Primo cittadino, dopo quattro anni alla guida di Assemini, abbia attuato nell’ambito delle sue competenze, nonché perorato presso gli altri livelli politico-amministrativi, Cacip compreso.
 

domenica 20 novembre 2016

Mercato settimanale. L’area di via Sicilia è antieconomica, il Consiglio fermi la giunta


Il mercato settimanale rappresenta una forma distributiva utile e caratteristica. Spetta agli amministratori comunali instaurare un rapporto sinergico con gli operatori affinché tale settore possa svilupparsi, rimuovendo gli ostacoli, superando le criticità e incentivando il rilancio nel rispetto dei principi economici. L’annunciato trasferimento del mercato nell’area di via Sicilia è un grosso errore. Il Consiglio comunale lo impedisca e colga l'occasione per indicare il percorso necessario ad avviare il mercato dell’usato e antiquariato fermo dal 2010. 

La vitalità di un mercato dipende essenzialmente dalla capacità di rispondere al bisogno di assicurare freschezza dei prodotti, complementarietà di assortimento, buon rapporto qualità/prezzo, comodità della spesa. A questo si aggiunge la competizione tra operatori e la costante innovazione dell’offerta merceologica. Il ruolo dell’operatore è fondamentale, ma non sufficiente ad assicurare successo e crescita dell’iniziativa economica nel suo complesso. Occorre che il Comune assolva ai suoi compiti. Ossia, individui e garantisca una localizzazione rispondente allo scopo dell’iniziativa, subordinandola ad una attenta analisi di mercato. Inoltre, spetta al Comune assicurare il rispetto delle leggi, incentivare il consolidamento e l’ampliamento del mercato adeguando le imposte nonché garantendo i servizi necessari. L’attuale ubicazione del mercato settimanale (Corso America) è “provvisoria” da quasi sette anni. L’attuale amministrazione comunale ha annunciato di voler trasferire nuovamente gli operatori nell’area mercatale di via Sicilia, dopo l’ultimazione dei lavori di adattamento. Un errore molto grave perché non tiene conto, per l’ennesima volta, dell’esperienza negativa del passato e delle fondamentali regole economiche. Assemini necessita di azioni integrate che favoriscano lo sviluppo del rapporto tra imprese e società, come di vivacità economica. Lo sviluppo deve incentrarsi sulla territorialità e sulla prioritaria valorizzazione del micro tessuto produttivo tradizionale. Quindi non solo valorizzazione del mercatino settimanale, ma avvio di nuovi mercati della biodiversità, dell’artigianato, dell’usato, dell’antiquariato, dell’arte in grado di attrarre risorse per favorire l’aumento della ricchezza, anche qualitativa. 

È compito del Comune favorire lo sviluppo delle imprese per conservare il lavoro esistente e stimolare nuova occupazione. Perciò, invitiamo il Consiglio comunale a impedire questo ulteriore sbaglio, indirizzando la Giunta a individuare un’altra area tra le tante disponibili che risponda ai criteri del ciclo vitale della funzione commerciale. Inoltre, ad interrogare l’esecutivo sulle intenzioni relative al mercato dell’usato e antiquariato, regolamentato il 27 gennaio del 2010 e caduto nel dimenticatoio.   

mercoledì 16 novembre 2016

Puc, dopo oltre un anno dall’approvazione solo vincoli e imposte



Da oltre un anno, Assemini, ha il suo Piano urbanistico. Per ora non ha prodotto alcun vantaggio, ma solo vincoli e l’aumento delle imposte. Chi governa, ad ogni livello, ha il compito di produrre utilità. Gli spot, come i personalismi, possono incitare gli integralismi trasversali, ma non producono benessere diffuso. La povertà cresce, maggioranza e minoranza devono lavorare per colmare le lacune e correggere gli errori. 

L’urbanistica deve interessarsi dell’uso e dello sviluppo del territorio; delle sue implicazioni sociali ed economiche nonché della vita di tutti i giorni dei cittadini. In quanto tale, non può prescindere dalla programmazione e dalla pianificazione. Essa deve essere espressione di scelte politiche: vincoli posti all’uso dei suoli; interventi di incentivazione; di investimento anche per la fornitura di beni e servizi; informazione e condivisione. Ad Assemini manca l’elemento fondamentale: il Puc come opportunità per favorire la crescita armonica e lo sviluppo. La sua approvazione è stata caratterizzata da un forte ritardo ed è frutto di prevalenti scelte regionali. Finora, non ha prodotto alcun miglioramento nella vita dei cittadini e nelle imprese, anzi ha determinato un aumento dei vincoli e dei costi. La corsa sfrenata a fregiarsi della sua definitiva adozione ha prodotto un prevedibile cortocircuito, consolidando lo stato di catalessi che vive la città da troppo tempo. Il piano si è sviluppato senza domandarsi “che città vogliamo”, senza analizzare compiutamente gli errori del passato e senza individuare preventivamente le direttrici su cui orientare la crescita e lo sviluppo. 


Maggioranza e minoranza hanno il dovere di interrogarsi sullo stato di attuazione del Puc, per porvi rimedio affinché il Piano urbanistico possa assolvere pienamente alla sua funzione. La crisi in atto va gestita, non subita attribuendo ogni colpa sempre e solo “agli altri”.  Allo stesso modo, gli errori si correggono perché in gioco vi è il futuro di Assemini, non quello dei politici.   

giovedì 10 novembre 2016

La Città esca dall’anonimato e istituisca il “Museo dell’identità”


La Sardegna deve reagire alla crisi, abbandonando la tendenza questuante e dipendentista di una classe dirigente ampiamente imprigionata. Il superamento dei ritardi infrastrutturali e la valorizzazione della biodiversità rappresentano la principale risposta per fermare il declino e assicurare crescita e sviluppo. Le città devono partecipare alla rinascita, con i fatti. L’identità è lo strumento per essere protagonisti in un inevitabile mercato globale. L’istituzione, ad Assemini, di un Museo dell’identità sarebbe un tassello importante per una nuova prospettiva di cambiamento mirato e sostanziale. 

Ciò che appartiene al presente, così come ciò che affonda le radici nel passato, sono fondamentali per la piena e vitale autodeterminazione dell’individuo e della comunità di cui è parte. La memoria storica è istruzione, conoscenza, futuro. Essa rappresenta l’unica strada possibile per interrompere il processo di standardizzazione che ci rende progressivamente anonimi e vulnerabili. Per essere Popolo e Comunità non si può prescindere dal condividere coscientemente il bisogno di appartenenza etnica. Lingua, storia, tradizioni e cultura sono elementi fondamentali per affrontare il sempre più necessario progetto strategico per la crescita e lo sviluppo coordinato della nostra città. Assemini deve abbandonare l’insopportabile e perenne campagna elettorale, perché può e deve ergersi a laboratorio di innovazione in cui sintesi, organicità e sistematicità possano guidare la vera svolta. Invitiamo, perciò, l’attuale amministrazione comunale a istituire il Museo dell’identità, in cui il linguaggio universale della fotografia possa rappresentare una valida e qualificante crescita attrattiva per i cittadini, gli studenti, i turisti. Ripercorrere la nostra storia e le nostre tradizioni facendo perno sulla lingua e sui nostri simboli non può che esprimere valore aggiunto e rappresentare l’inizio di una ripresa che renda Assemini competitiva e interessante, consentendo di allargare gli orizzonti. 

Auspichiamo che tale proposta possa suscitare interesse tra gli amministratori comunali nonché il necessario supporto dell’intera comunità. Abbattere le barriere anche generazionali per unire i cittadini attorno ad un interesse diffuso significa investire in un cambiamento tangibile e proficuo.

giovedì 3 novembre 2016

Assemini, centro storico deprimente. Serve un patto collettivo per valorizzarlo

Assemini, centro storico

I comuni hanno il compito di agire per la definizione di un modello di crescita e sviluppo nonché rispondere ai bisogni espressi e latenti, creando sempre nuove opportunità di rilancio socioeconomico a tutela delle libertà. Nel frattempo, ad Assemini anche il Centro Storico muore, minando definitivamente la fondamentale propensione socioculturale e produttiva dell’identità. Per far crescere Assemini e la Sardegna servono meno slogan e più fatti concreti.

Vivibilità, sicurezza, innovazione, decoro, identità e lavoro continuano ad essere bisogni sostanziali che occorre soddisfare concretamente attraverso una visione integrata e strategica. Il Centro Storico asseminese è stato interessato - in passato - da parziali interventi di recupero e conservazione. In alcuni casi qualificanti, in altri obiettivamente meno. Sempre in passato, hanno assunto rilevanza anche gli sforzi dei residenti, oramai unici interpreti di un’area che necessita di uscire dall’anonimato e dalle precarie condizioni infrastrutturali. Riteniamo che chi è stato investito della fiducia politica e amministrativa debba superare la confusione tra mezzo e fine, nonché trovare nella coerenza e nella condivisione la strada per creare benessere.

Il Centro Storico deve assolvere alla funzione di identificazione sociale, di luogo della memoria, ma anche di riequilibrio ambientale e di qualità della vita. Deve essere luogo di accoglienza e conoscenza. Questo, non solo per i residenti, ma anche per costruire elementi attrattivi in grado di incentivare nuove opportunità di sviluppo sociale, economico e culturale. È necessario che chi ha ricevuto il mandato amministrativo maturi per primo la consapevolezza che il rapporto con i cittadini non deve uscire dagli argini della rappresentanza. Mentre, spetta al Comune il ruolo di propulsore di un’azione progettuale anche in grado di superare la tendenza all’ampliamento del tessuto urbano per incentivare la trasformazione e la qualificazione di quello esistente.

Per costruire la bella città che tutti auspichiamo, così come per far crescere la nostra Sardegna, bisogna valorizzare le risorse a portata di mano, valutando le vocazioni e puntando in alto stabilendone prima la natura poi i confini. È come un grande puzzle: prima si sviluppa l’immagine ampiamente condivisa e tecnicamente possibile, poi ognuno partecipa consapevolmente alla costruzione con il proprio adeguato tassello. Solo così l’immagine pensata emergerà concretamente.


È tempo di avviare una matura convergenza tra le forze politiche e sociali, perché c’è bisogno di un “patto collettivo” che renda la Città patrimonio di tutti. Perché occorre assicurare un futuro dignitoso ad Assemini e ai suoi cittadini, partendo dal presupposto che ciascuno deve imparare a superare i propri limiti. Perché se non si lavora uniti e con coerenza per creare crescita e sviluppo, Assemini è destinata ad estinguersi. 

sabato 29 ottobre 2016

Degrado e disservizi nel Parco delle “Terre Cotte”. Adolescenti snobbati dagli amministratori

Immagine Parco Comunale "Terre Cotte" Assemini (Web)


Sono trascorsi circa cento giorni da quando, presso il parco comunale delle “Terre Cotte”, un gruppo di adolescenti aveva incontrato il Sindaco, Mario Puddu. I ragazzi chiedevano di adattare il parco alla loro sana voglia di divertirsi: un’altalena in grado di reggerli, una porta mobile per “fare due tiri col pallone”, più servizi, pulizia e decoro. Richieste che incontrarono la disponibilità del Primo cittadino. 

Nel mese di luglio appena trascorso, la Presidente del Comitato Civico “vivi Assemini”, Claudia Giannotti, aveva intercettato la volontà dei ragazzi di sfogare la loro delusione per essere stati tacciati, sulla rete, di vandalismo. Si trattava di bravi ragazzi che avevano solo voglia di divertirsi, rispettando se stessi e gli altri. Sarebbe bastato incontrarli e ascoltarli, piuttosto che condannarli senza appello. Visto che nessuno lo aveva ancora fatto e dopo diversi giorni dall’accaduto, li abbiamo ascoltati noi. Chiedevano di adattare il parco alle loro normali esigenze. Mentre parlavano, appariva evidente tutta la loro sfiducia verso le istituzioni. Tra tutti i problemi, questo - a nostro avviso - era il più grave. Troppo giovani per non sentirsi cittadini di “serie A”. Abbiamo suggerito di andare oltre, superare le critiche fine a se stesse per rendersi protagonisti del futuro di quel parco.  Abbiamo suggerito loro di incontrare direttamente il Primo cittadino, chiedergli di renderlo pienamente fruibile per poterne essere orgogliosi. Li abbiamo invitati a sentirsi sostanzialmente custodi di quel parco: eravamo affascinati dalla loro capacità dialettica e dal rispetto che esternavano. Abbiamo chiamato il Sindaco e gli abbiamo chiesto di incontrare questi straordinari ragazzi. Il nostro futuro. Lui non era in ufficio, ma dopo un quarto d’ora era tra noi. Li ha ascoltati ed ha promesso loro di impegnarsi per soddisfare le loro richieste e per assicurare servizi, pulizia e decoro. Il rapporto tra chi amministra e il cittadino è solo fiduciario. Un amministratore, come ciascun cittadino, devono mettersi continuamente in discussione affinché migliorando se stessi possa migliorare l’intera comunità. Tutto gira attorno ad un concetto sostanziale: il rispetto. 

Noi abbiamo assolto il nostro compito civico, altro non possiamo fare. I fatti, pur nella loro semplicità, spettano al Comune che gestisce il parco in via esclusiva dal mese di gennaio del 2015. Quei ragazzi non hanno chiesto di mettere a sistema i giardini pubblici con gli spazi verdi, con il patrimonio fluviale, lagunare e montano a garanzia di una piena funzionalità socioculturale ed economica. Attendono semplicemente da oltre tre mesi un cenno di attenzione, una risposta. Nel frattempo, hanno scelto di non frequentare più quel parco e, dalla speranza, sono tornati a diffondere tutta la loro sfiducia verso le istituzioni. 

lunedì 24 ottobre 2016

Il Comune tagli gli sprechi e investa nella divulgazione del numero verde antibullismo


Il bullismo fa male e le vittime hanno bisogno di aiuto. Indignarsi non basta, occorre mettere in campo azioni di contrasto. Gli amministratori asseminesi taglino gli sprechi  per investire nei servizi al cittadino, come la divulgazione del numero verde antibullismo.  

Gli studi dimostrano che il bullismo coinvolge bambini e adolescenti che deliberatamente manifestano la loro aggressività, anche in modo persistente, verso la vittima. Da un lato i bulli con il loro evidente desiderio di intimidire e dominare con prepotenza, dall’altro le vittime che devono poter superare la paura per uscire dall’isolamento. Perciò sono necessarie politiche attive di sostegno concreto. Il bullismo è male assoluto che può sfociare in comportamenti anche più pericolosi, configurando gravi reati penali. Prepotenze e vessazioni non possono essere superate autonomamente dalla vittima. Il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca ha istituito un numero verde 800 66 96 96, attivo dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 19, a cui rispondono operatori specializzati. Il numero verde è stato attivato per: segnalare casi; domandare informazioni generali; chiedere come comportarsi in situazioni critiche; ricevere sostegno. Nelle ultime settimane abbiamo chiesto a un numero rappresentativo di bambini e adolescenti se fossero a conoscenza del numero verde. Il risultato è che non lo conoscevano.  

Nel metterci a completa disposizione, invitiamo l’Amministrazione comunale a svolgere una funzione attiva, investendo in una campagna di promozione del numero verde per la prevenzione e la lotta al bullismo nei centri di studio, formazione ed educazione, nei luoghi pubblici e aperti al pubblico. Inoltre, attraverso i pannelli luminosi e quanto utile ad assicurarne la conoscenza più diffusa possibile.  

venerdì 21 ottobre 2016

Un Centro Commerciale Naturale per uscire dall’immobilismo


Né la globalizzazione, né le grandi catene commerciali sono un problema quando si ha la capacità di sviluppare politiche attive territoriali in grado di governare crescita e sviluppo. La politica asseminese deve superare il cronico immobilismo, nonché le dannose ed insufficienti azioni settoriali con comportamenti politici di sistema, progettuali e diretti a favorire il rilancio socioeconomico della Città. Il Centro Commerciale Naturale” è una grande opportunità a portata di mano, ma occorre coglierla. 

La grave crisi che colpisce pesantemente cittadini e imprese deve trovare risposta attraverso lo studio e l’attuazione di progetti di rilancio che competono tutti gli attori economici (Comune, aziende, cittadini e associazioni di categoria). Occorre superare la logica “commissariale” per aprirsi al confronto sociale, individuando nuove direttrici di sviluppo. Spetta a chi è stato chiamato ad amministrare farsi promotore di azioni innovative. La condizione socioeconomica che viviamo è la risultante di manovre sbagliate che l’immobilismo non risolve. È necessario agire, uscendo dalla perenne campagna elettorale e dal “provincialismo politico” che da troppo tempo caratterizzano lo scenario locale. Bisogna investire il tempo per individuare e promuovere le specificità locali, realizzando nuovi spazi identitari  in grado di soddisfare i bisogni dei consumatori ed attrarre visitatori. I Centri Commerciali Naturali sono una chiave di volta per valorizzare, attraverso azioni di Marketing Urbano, aree a vocazione commerciale ed artigianale, sostenendo con politiche concrete le attività esistenti e/o latenti. Aree consortili in cui il consumatore possa effettuare i propri acquisti. Spazi in cui possa essere promosso lo scambio di beni e servizi in grado di attrarre un numero crescente di clienti, non solo locali. Il progressivo calo della domanda nelle tradizionali attività commerciali ed artigianali non solo crea un danno al tessuto sociale, economico e produttivo, ma impedisce l’emergere di nuove iniziative imprenditoriali. La strada da intraprendere è quella di nuova logica che rompa con l’improduttività politica che produce costi esorbitanti senza creare reali condizioni di benessere. Occorre lucida vivacità per orientare il mercato attraverso una nuova coscienza imprenditoriale, sociale, ma anche e soprattutto amministrativa.    

Non esiste alcuna “mano invisibile” che possa assicurare crescita e sviluppo. Occorre umiltà amministrativa e imprenditoriale, ma anche una rinnovata coscienza sociale. Superare le dispersive politiche settoriali per aprirsi ad un nuovo e vincente modello di governance è doveroso. Perché non si può prescindere da una rete che unisca le volontà innovative, attraverso la sinergia tra soggetti pubblici e privati.

sabato 8 ottobre 2016

Più parcheggi per disabili



Si è appena conclusa la dodicesima edizione della campagna di “Mobilità Sostenibile”. Molte le iniziative mediatiche messe in campo, meno quelle dirette a migliorare concretamente e con semplicità la vita dei cittadini. Tra queste, la necessità di realizzare nuovi parcheggi riservati ai disabili e alle donne in gravidanza.

La “Mobilità Sostenibile” non è solo la promozione di un modello innovativo di un sistema di trasporti diretto a ridurre al minimo l’impatto con l’ambiente, massimizzando efficienza, innovazione e rapidità degli spostamenti. Esso è anche e soprattutto possibilità di spostarsi concretamente in libertà e sicurezza, creando nuove forme relazionali senza mai perdere di vista l’aspetto umano. Quindi, non basta sensibilizzare il cittadino all’impiego di mezzi di trasporto diversi, ma occorre maturare il bisogno politico e amministrativo di concentrare le attenzioni pratiche verso nuove infrastrutture in grado di migliorare la qualità della vita urbana. Tra le tante esigenze, riteniamo che Assemini necessiti di studiare e attuare in breve tempo un progetto che consenta di realizzare nuovi e adeguati punti di sosta per disabili e donne in gravidanza, per poter usufruire agevolmente dei servizi pubblici e privati offerti dalla città. Riteniamo che tale proposta debba trovare in Consiglio comunale la sede istituzionale più opportuna per deliberare una linea di condotta attinente al ruolo e ai compiti dell’amministrazione comunale.   

Già in altre occasioni abbiamo proposto alla stessa Amministrazione di: dotare il Corpo di Polizia Locale di biciclette; pedonalizzare in modo progressivo, partecipato ed equilibrato le principali strade commerciali; sperimentare l’inversione del senso di marcia della via Cagliari; abbattere le barriere architettoniche.     


martedì 4 ottobre 2016

Caso Eurospin, non interrompete la via Cagliari

Via Cagliari, tra Piazza Santa Lucia e piazza Oceania


Nelle ultime settimane ci sono pervenute, da parte di diversi cittadini, perplessità su alcuni aspetti relativi all’accordo di programma tra l’Amministrazione comunale e la società che sta realizzando la struttura media di vendita Eurospin. Perplessità che riguardano il rifacimento della Piazza Santa Lucia e il destino della via Cagliari, nel tratto interessato ai lavori.

Ci riferiamo al progetto di chiusura definitiva della via Cagliari tra la piazza Santa Lucia e Oceania con conseguente dirottamento del traffico veicolare lungo la via Gobetti, davanti al costituendo supermercato. Non è nostro intendimento rimettere in discussione l’accordo pubblico/privato già sottoscritto e deliberato, nemmeno proporre stravolgimenti tecnici ed economici. Intendiamo invitare il Sindaco e gli assessori competenti a non chiudere il cancello che verrà impiantato nella via Cagliari a seguito della recinzione della piazza. Una piccola correzione che possa soddisfare tutte le aspettative esaltandone i punti di forza. Non consideriamo la chiusura della piazza un problema se questo servirà a garantire l’incolumità delle persone durante manifestazioni, feste o altre occasioni di intrattenimento e svago, ma consideriamo sbagliato che i cittadini debbano sentirsi costretti a subire uno stravolgimento senza alcuna utilità. Chi vorrà acquistare presso il nascente supermercato passerà per la via Gobetti, ma chi liberamente sceglierà di percorrere la via Cagliari per venire o recarsi a Decimomannu, dovrà poterlo fare senza costrizioni e senza subire percezione di sudditanza.


Riteniamo che tale soluzione sia rispettosa: dell’indirizzo politico legittimamente espresso dal Sindaco e dal Consiglio comunale, dell’esigenza di assicurare all’azienda i principali fattori costitutivi e organizzativi nonché i bisogni dei cittadini. Una soluzione che prospettiamo con il metodo della partecipazione alle scelte pubbliche, attraverso l’impegno diretto a costruire un processo vivo in cui i destinatari delle scelte possano avere spazio e voce.   

sabato 24 settembre 2016

Sbornie e vacanze parlamentari assicurate a spese nostre

Laura Boldrini, Presidente della Camera (Sel)


«Stipendi d’oro, rimborsi generosi, pensioni ricche e per duemila fortunati pure il vitalizio. Ma deputati e senatori possono contare anche su una super assicurazione», scrive Alberto Di Majo su La Stampa. Naturalmente a spese di noi cittadini.

«La convenzione  - continua Di Majo - è stata stipulata tra la Camera e la società Generali due anni fa e sarà valida fino al 31 marzo del 2017. Ogni anno la Camera paga poco più di 1.200.000 euro per assicurare gli onorevoli. Di questi, più di 340 mila euro sono a carico degli italiani. Gli altri 862 mila sono coperti dal fondo di solidarietà per i deputati che è sulle spalle dei singoli eletti a Montecitorio». Che comunque paghiamo noi.

La polizza copre l’invalidità permanente da infortuni o malattia e l’eventuale morte dei deputati. Per quest’ultima il capitale assicurato per ciascun onorevole è stabilito in questo modo: 400 mila euro per quelli che hanno un’età tra i 25 e i 39 anni, 325 mila euro per la fascia 40-49 anni, 285 mila per quella 50-59 anni, 245 mila euro per i deputati che hanno da 60 a 65 anni e, infine, 200 mila euro per quelli che hanno 66 anni o più. “L’assicurazione - spiega l’articolo 6 della convenzione - copre i rischi di morte degli assicurati qualunque ne sia la causa determinante - oggettiva e/o soggettiva - prescindendo del tutto da franchigie temporali e da dichiarazioni o documentazioni sanitarie in ordine allo stato di salute degli assicurati medesimi”.

«Gli eventuali eredi dello sfortunato onorevole - spiega il giornalista - avranno il capitale previsto in caso di morte anche se “il corpo dell’assicurato non venga ritrovato e si presuma sia avvenuto il decesso”. L’assicurazione vale anche per gli infortuni gravi degli onorevoli sia nell’esercizio delle loro funzioni, “sia nello svolgimento di ogni altra attività che non abbia carattere professionale, avvenuta in qualunque circostanza senza riguardo al tempo, al luogo ed ai mezzi”. La polizza fa degli esempi di possibili infortuni che potrebbero accadere agli assicurati-deputati: asfissia, avvelenamento, intossicazione, affogamento, colpi di sole o di calore, da assideramento, malattie tropicali e anche, non si sa mai, “punture e morsi di animali”».

Scrive Di Majo: «i deputati possono stare tranquilli, la polizza copre pure i danni subiti “in stato di ebbrezza” e quelli “imputabili a colpa grave dell’assicurato stesso o del beneficiario”. Insomma, anche se l’onorevole, come si dice, se l’andasse a cercare, sarebbe assicurato. Per l’invalidità permanente da infortunio il capitale è stabilito in poco più di 516 mila euro. Quello, invece, per invalidità permanente da malattia è di 258 mila euro».

Per carità, tutti i parlamentari possono avere un’assicurazione, ci mancherebbe. Ma non potrebbero pagarla interamente da soli? La risposta è No!

Durante la seduta di bilancio è stato presentando un ordine del giorno che chiedeva all’Ufficio di presidenza e al Collegio dei questori di “valutare l’opportunità di prevedere che gli oneri relativi alla predetta convenzione assicurativa siano integralmente sostenuti dai deputati”. La larga maggioranza dell’Aula ha votato contro. Eppure i 280 milioni di soldi pubblici che i deputati dei partiti incassano ogni anno, tra stipendi, rimborsi e vitalizi dovrebbero bastare. 

venerdì 23 settembre 2016

La classe dirigente è la causa della povertà economica e culturale



Cresce il numero delle aziende che si mettono al riparo dal fisco vorace italiano. Altre, si chiedono ogni giorno se è arrivato il momento di fare le valigie.

Un fatto naturale, indotto da uno Stato sempre più centralista, guidato da una classe dirigente ampiamente qualunquista e autoreferenziale.

Gabriele Fava, giuslavorista e legal advisor, di capitani d'azienda al «bivio della delocalizzazione» ne ha conosciuti molti: «sia chiaro, nessuno decide di lasciare il nostro Paese a cuor leggero. Spesso è una scelta dolorosa, ma inevitabile. L'alternativa è chiudere e ritrovarsi col piattino in mano. D'altronde cosa si può argomentare di fronte a chi reclama più redditività e meno oppressione fiscale?», esordisce l’Avvocato.

Intervistato da Giacomo Susca, Avvocato Fava, precisa che «quelle di cui si parla sono realtà medio-grandi, dai 100-200 dipendenti fino ai 10mila. Imprese in salute del settore metalmeccanico, dell'energia o dei servizi, che possono permettersi di spostarsi all'estero senza maggiori rischi».

Del resto, come sostiene Nicola Porro, gli imprenditori non sono i responsabili di una Onlus. Hanno lo scopo di realizzare profitti e operano laddove le condizioni consentono di essere competitivi e di crescere. Assumono solo se le prospettive sono positive. «Ci sono Paesi che accompagnano nel business passo per passo - aggiunge Fava - e fanno di tutto per averti. L'Italia ormai non è certo tra questi».

Allora conviene scappare. «Mica tanto lontano - precisa Fava -  altrimenti la logistica sarebbe un problema. I nuovi paradisi delle imprese si trovano a un'ora, un'ora e mezza al massimo di aereo da Roma: Olanda, Paesi scandinavi, Polonia, Portogallo. E nell'ultimo periodo il vero boom è verso la Tunisia, l'Albania, la Serbia, posti in cui la manodopera parla anche italiano».

Trattasi di Paesi a «fiscalità eccezionale», basso costo del lavoro (in Italia la gabbia è insopportabile), burocrazia inesistente, finanziamenti statali, dialogo trasparente con le istituzioni.

«Per capirci - sostiene Fava - in Tunisia il governo ha previsto per chi avvia un'attività 10 anni di esenzione fiscale totale, più 10 anni di esenzione dagli oneri previdenziali. Il costo del lavoro è pari a 2,5 euro all'ora per 40 ore settimanali. Il costo dell'energia è inferiore del 70% rispetto all'Italia. A Tirana, l'affitto di un locale commerciale di 1.500 mq costa non più di 1.500 euro al mese. E ancora in Albania, ci vogliono 48 ore per costituire una S.r.l. con capitale sociale minimo di 5mila euro. Altro che la giungla delle scartoffie a cui siamo abituati dalle nostre parti».

Eppure la politica non manca di promettere impegno per salvaguardare l'italianità delle produzioni. Ma per Fava: «sono sempre di più quelli che partono. E non si tratta solo delle delocalizzazioni, bisognerebbe aprire un capitolo a parte sulle start-up dei talenti italiani che emigrano all'estero. Negli ultimi due anni il fenomeno è addirittura aumentato. «Questa crisi dura da 8 anni. Anzi, non è più una crisi: la situazione sembra patologica».

Eppure invertire il tracollo è possibile. «Gli imprenditori - dichiara Fava - chiedevano riforme organiche nel nostro Paese, ma non sono state fatte. Il governo si è limitato a una caterva di pannicelli caldi per tamponare qua e là. Lo stesso Jobs Act ha funzionato fin tanto che ci sono stati gli indennizzi, poi man mano che sono andati a ridursi anche i risultati si sono sgonfiati. Il mercato del lavoro non si crea con iniezioni di danari estemporanee, servono interventi strutturali».

Per fermare l'emorragia, oltre all’auspicata lotta alla corruzione, ci vuole altro. Secondo Fava: «agli imprenditori, più che il numero dei futuri senatori di Palazzo Madama, interessano le misure che hanno un impatto concreto sui bilanci. Per convincerli a restare ci vorrebbe un mercato del lavoro dinamico, flessibile, fiscalmente equo, a burocrazia ridotta, in cui si dia più valore alla contrattazione aziendale. E dove il pubblico sia al fianco dei privati per creare ricchezza, non per tormentarli con vincoli ottusi e stangarli con tasse insostenibili».


Naturalmente, i politicanti continuano ad aumentare i loro sconci privilegi. Hanno spese … e poi, non sono mica «l’ultima categoria di metalmeccanici!»

Olimpiadi. Tutta l’inaffidabilità dei partiti, dei leader e dei loro pappagalli



«Abbiamo ritenuto di dover essere molto responsabili in questo momento della vita italiana», scandiva il Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Monti, il 14 febbraio 2012. Concetto ripreso e sostenuto dall’ampia maggioranza parlamentare (al Senato: 281 voti favorevoli, 25 contrari e nessun astenuto; alla Camera dei deputati: 556 voti favorevoli, 61 contrari e nessun astenuto) che unita definiva la scelta di non candidare Roma alle Olimpiadi come «responsabile e non di sfiducia».
«Non pensiamo sarebbe coerente impegnare l’Italia in quest’avventura che potrebbe mettere a rischio i denari dei contribuenti», rimarcava Monti con il sostegno dei leader opportunisti dei partiti della maggioranza trasversale di allora che andava da sinistra a destra, passando per il centro.

Mario Monti spense così il sogno di candidare la Capitale perché il governo non intendeva garantire la copertura finanziaria destinata statisticamente e mediamente ad incrementi di costo del 170% rispetto a quelli preventivati.

«Abbiamo esaminato il progetto con grande attenzione sia nelle sue parti generali, sia nella molto approfondita analisi economica – disse Mario Monti in conferenza stampa – Il Comitato olimpico internazionale richiede che ci sia anche una lettera del Capo del governo che faccia assumere al governo stesso un impegno di garanzia finanziaria. Il governo deve impegnarsi a coprire ogni eventuale deficit. Il nostro governo ha riflettuto profondamente su questo aspetto e dopo una discussione approfondita e sofferta siamo arrivati alla conclusione unanime – è l’annuncio dell’esecutivo – che il governo non si sente, non sarebbe responsabile di assumere questo impegno di garanzia. Abbiamo dovuto essere responsabili, non ce la sentiamo di prendere un impegno finanziario che potrebbe gravare. Non pensiamo sarebbe coerente impegnare l’Italia in questa garanzia che potrebbe mettere a rischio i denari dei contribuenti».

Sul No del governo hanno pesato anche altri due fattori: «l’intento di evitare che la “percezione” positiva faticosamente guadagnata presso mercati e istituzioni Ue sia messa in dubbio e il “piano di rientro” molto “esigente” richiesto dall’Europa sul fronte del debito pubblico».

La scelta dell’esecutivo è stata dettata da due motivi principali: «crisi economica ancora in atto e incertezza sui reali costi dell’impresa». Il riferimento è ad Atene 2004 e Londra 2012: «le Olimpiadi hanno comportato conseguenze negative altissime per l’economia del Paese ellenico, mentre per i Giochi di Londra i costi sono già raddoppiati». Condizioni, queste, che hanno indotto Mario Monti e la sua larga e trasversale maggioranza a «perdere un’occasione da novanta per lo sviluppo italiano pur di non correre il rischio di trovarsi tra le mani una patata bollente che rischia di vanificare l’azione del governo».

Insomma, che al peggio non vi sia limite si sapeva, ma che ora questi politicanti si ergano pure a cattedratici sarebbe persino esilarante se non fosse che sono stati e continuano ad essere la principale causa dei nostri mali.  

giovedì 22 settembre 2016

Zedda vuole le Olimpiadi? Apra il suo portafogli.



La Raggi, coerentemente alla sua campagna elettorale, ha detto ufficialmente NO alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024. Anche i cittadini hanno già detto NO. Eppure l’ennesima sceneggiata all’italiana va in onda con tutto il suo impeto tragicomico. 
In Sardegna a vestire i panni del paladino pro Olimpiadi è il Sindaco del Capoluogo che intravede in questa posizione un’occasione di rilancio dell’economia e dell’immagine di Cagliari e della Sardegna, incurante del fatto che il settore pubblico è talmente corrotto e inefficiente che ci mancano soltanto i finanziamenti pubblici per un mega evento come le Olimpiadi per distruggere definitivamente quel poco che ancora sopravvive.
Si potrebbe, però, riproporre la questione in un’altra prospettiva, già sollevata in passato da Carlo Lottieri.  Se il Sindaco di Cagliari ritiene che l’idea delle Olimpiadi sia buona, immagino abbia valutato tecnicamente che i costi siano oggettivamente inferiori ai benefici. Perché se così è sarebbe bene che tutto questo venisse finanziato da chi crede in questa iniziativa e non da chi è contrario o indifferente.
Sostanzialmente, il Sindaco di Cagliari, “metta mano al suo personale portafoglio e giochi i suoi 50/100 mila euro. Perché se il progetto è davvero interessante, troverà sicuramente tanti altri capitali privati ben più consistenti e imprese private di cospicue dimensioni che lo seguiranno per dare corpo al progetto per costruire stadi, infrastrutture e tutto quello di cui c’è bisogno”.

Del resto, le uniche Olimpiadi che hanno prodotto utilità e produttività reale sono state quelle di Atlanta, in America. Un vero affare per le società private che organizzarono e gestirono il tutto, senza gravare minimamente sulle tasche dei cittadini. Anzi, i cittadini ci guadagnarono. Inoltre, sarebbe il primo caso italiano di spartizione/ripartizione della torta senza ripercussioni penali.

Lo Stato vara le leggi e le disattende




L’Anci Sardegna chiede più fondi per sostenere le politiche migratorie, da sempre improntate sull’emergenza e, dunque, sulla confusione e sulla mercificazione dell’individuo. Però, i sindaci, dimenticano di pretendere che lo Stato rispetti le leggi che definiscono tempi e metodi certi per il riconoscimento, la concessione del diritto di permanenza o l’obbligo di respingimento.

Chiedere più fondi induce a percepire che la politica continua a non avere convenienza a governare seriamente il problema, piuttosto a continuare a gestire l’emergenza con evidente dissipazione di risorse in sottogoverno.


Uno Stato che pretende il rispetto delle leggi, ma che - nelle sue burocratiche articolazioni - non le rispetta dovrebbe essere giudicato da un Tribunale internazionale.  

sabato 17 settembre 2016

Mobilità sostenibile, Assemini prema sull'acceleratore


Pedonalizzazione delle principali arterie a vocazione commerciale, sperimentazione dell’inversione del senso di marcia della via Cagliari, abbattimento delle barriere architettoniche e dotazione di bici al Corpo della Polizia Locale. Sono queste le proposte che il Comitato Civico “ViviAssemini” ha trasmesso all’assessore alla sostenibilità ambientale, Gianluca Mandas.

Abbiamo trasmesso una lettera all’assessore Mandas per ringraziare dell’invito a partecipare all’interessante appuntamento fissato per lo scorso venerdì, finalizzato al confronto sulla programmazione svolta e in fase di svolgimento delle azioni politiche di sostenibilità ambientale. Lettera con la quale abbiamo voluto rimarcare che il tema della Mobilità Sostenibile, negli ultimi tre anni, ha finalmente trovato spazio nel dibattito politico con continuità e sinergia. Inoltre, abbiamo voluto esprimere la funzione del Comitato “ViviAssemini”, proponendo:

-   di elaborare un progetto partecipato per attuare una progressiva, equilibrata e funzionale pedonalizzazione delle principali arterie a vocazione commerciale;
-    di elaborare un progetto partecipato per attuare la sperimentazione, a decorrere dal mese di luglio-agosto 2017, dell’inversione del senso di marcia della via Cagliari;
-        di accelerare l’avvio dei lavori per l’abbattimento delle barriere architettoniche;
-        di assegnare in dotazione le biciclette al Corpo della Polizia Locale.

Tali proposte sono una parte della sintesi del progetto di vivibilità, sicurezza, crescita e sviluppo che “ViviAssemini” ha già in altre occasioni avuto modo di esprimere e fanno seguito anche ai temi della qualità dell’aria già affrontati qualche mese fa e già in fase di attuazione.  

venerdì 26 agosto 2016

Terremoto. Sospesa la raccolta beni di prima necessità



Il Comitato Civico “ViviAssemini” comunica che - a seguito delle disposizioni pervenute nella tarda serata di ieri dalla ONLUS “Noi Solidali”- la raccolta di beni di prima necessità da destinare alle popolazioni colpite dal terremoto, fissata ad Assemini per sabato 27 agosto 2016,  è da ritenersi sospesa.

Il Presidente Erminio Mameli (nostro punto di contatto) ci ha formalizzato che i referenti delle aree colpite dal terremoto hanno chiesto di sospendere l’invio di beni di prima necessità in quanto momentaneamente non necessari. Una notizia che riteniamo positiva in quanto dimostra il risultato straordinario della fattiva e diffusa solidarietà di questi giorni.    


Ringraziamo vivamente quanti si sono adoperati, in vario modo, per darci una mano e rimaniamo a completa disposizione per eventuali future esigenze.


giovedì 25 agosto 2016

Aiuto alle popolazioni colpite dal terremoto. Sabato raccolta beni di prima necessità


Il Comitato Civico “ViviAssemini” aderisce all’iniziativa promossa dalla ONLUS “Noi Solidali” per la raccolta di beni di prima necessità da consegnare nei prossimi giorni alle popolazioni colpite dal terremoto.

Sabato 27 agosto 2016 dalle ore 09:00 alle 13:00 e dalle 17:00 alle 19:00, presso il punto unico di raccolta per Assemini antistante il Palazzo Municipale, saremo presenti per raccogliere le donazioni che i cittadini vorranno offrire. Le donazioni dovranno riguardare:
-          cibo a lunga conservazione (zucchero, sale, tonno, fagioli, carne in scatola, latte, biscotti, fette biscottate, pasta, caffè, marmellata, ecc.);
-          prodotti per l’igiene personale (carta igienica, sapone, tovaglioli, shampoo, bagno schiuma, asciugamani, accappatoi, assorbenti, pannolini, dentifrici, spazzolini, ecc.);
-          piccoli regali per bambini.  


Certi della solidarietà degli asseminesi, già ampiamente dimostrata in tante altre occasioni, ringraziamo il Presidente della “Noi Solidali ONLUS” Erminio Mameli per la fiducia dimostrata e il Sindaco di Assemini Mario Puddu per la fattiva collaborazione. 

giovedì 7 luglio 2016

Sciopero nazionale igiene ambientale. Sostegno al diritto dei lavoratori

Immagine generica servizio "Porta a Porta"


Esprimiamo piena e convinta solidarietà agli addetti del servizio di igiene urbana della città di Assemini che, nei giorni 11 e 12 luglio prossimi, aderiranno allo sciopero nazionale rivolto ad ottenere il rinnovo del contratto scaduto nel 2013.

Consapevoli dei disagi che naturalmente l’astensione collettiva dal lavoro è destinata a produrre, ci permettiamo di invitare gli utenti ad anticipare, per quanto possibile, il conferimento dei rifiuti nei giorni precedenti lo sciopero.


Stigmatizziamo il comportamento reazionario di quanti si vantano di essere impegnati per il bene comune per poi proporre sostituzioni del personale addetto alla raccolta differenziata con dipendenti comunali. Inoltre, definiscono in modo confuso e offensivo le azioni di sostegno e solidarietà ad un diritto costituzionale che trova già nella legge le contromisure per evitare abusi.

martedì 5 luglio 2016

L’Eurospin non è una minaccia, ma una legittima richiesta dei consumatori

Claudia Giannotti, Presidente "ViviAssemini"
Lettera aperta al Sindaco di Assemini, Mario Puddu


Egregio Signor Sindaco,

mi rivolgo alla Sua cortese attenzione a seguito degli animati interventi di questi giorni relativi alla prossima apertura dell’Eurospin.
Ho avuto modo di leggere vari interventi a proposito: suoi, della sua maggioranza, di cittadini e imprenditori locali. Tutti molto interessanti, anche se non del tutto condivisibili. Vado oltre i dubbi politici inerenti la concessione della variante urbanistica del 2012 per soffermarmi sulle paure e le conseguenti posizioni difensive per stimolare l’apertura verso gli effetti positivi della libertà, non solo con sentimento, ma anche e soprattutto con coscienza.

Riteniamo che Assemini necessiti di continuare ad attivarsi per giocare un ruolo sinergico nei processi di modernizzazione della politica, dell’economia, della cultura e del linguaggio. Deve porsi l’obiettivo di coniugare i benefici della globalizzazione, scongiurando il pericolo di omologazione e di dissoluzione dell’identità. Le città possono essere elementi cardine di un processo sistemico di equilibrio e merito, di valorizzazione delle specificità, del conseguente sviluppo socioeconomico e culturale. Perciò ribadiamo l’esigenza di vivere con coraggio politico il bisogno di concretizzare ulteriori obiettivi strutturali, per contribuire al superamento dei deficit competitivi e continuare a procedere verso la costruzione di una realtà progressivamente più prospera. L’Eurospin non è una minaccia, ma una opportunità determinata da studi e proiezioni scientifiche che rispondono alla capacità di soddisfare bisogni umani. Un nuovo insediamento produttivo o commerciale diventa dannoso solo quando manca la capacità del tessuto socioeconomico di reagire con nuove e vincenti strategie d’impresa. Si chiama concorrenza ed è un importante strumento di tutela e libertà dei cittadini consumatori a cui è demandato il compito di scegliere sulla base del rapporto costo/beneficio, sempre e comunque. I modelli non si impongono dall’alto, ma si scelgono dal basso.

Per tale motivo ci permettiamo di invitarLa a guardare con maggiore coraggio ai principi dell’economia sociale di mercato, superando le teorie economiche della decrescita che non potranno mai essere felici. Occorre favorire la crescita per determinare uno sviluppo generale che avvantaggi tutti. L’arma vincente non è impedire, ma favorire. Esattamente come ha fatto. Se il tessuto economico diventa più competitivo, aumentano occupazione, salari e Prodotto Interno Lordo. È un circolo virtuoso dove le istituzioni devono occuparsi di produrre politiche economiche che privilegino l’offerta rispetto alla domanda. Ad un lungo passato rivelatosi disastroso, occorre rispondere con spirito dinamico e riformatore. Esattamente con lo stesso coraggio con cui ha detto No all’apertura della Farmacia comunale precedentemente deliberata dalla politica priva di visione, autoritaria, autoreferenziale, sconclusionata e clientelare che La ha preceduta.

La Sua scelta di non ostacolare l’apertura di questa media struttura di vendita è un punto a favore. Un processo di rilevante maturazione politica. Non la viva con giustificazioni, seppure fondate. È un fatto economicamente rilevante che ha già prodotto un accordo di programma per una prima distribuzione di ricchezza pari a circa 500mila euro in opere per i cittadini.

Con viva cordialità,

Claudia Giannotti

venerdì 24 giugno 2016

Novità sul sottopasso di via Coghe

Via Coghe - Assemini (CA)


Questo pomeriggio una delegazione del Comitato Civico “ViviAssemini”, guidata dalla Presidente Claudia Giannotti, ha incontrato l’assessore alle opere pubbliche Gianluca Di Gioia per aprire un confronto costruttivo sulle problematiche e sulle opportunità della qualità urbana locale, tra cui l’annoso problema del sottopasso di via Coghe.

L’opera, costata un sacco di soldi ai contribuenti, doveva servire ad unire la città tagliata in due dalla linea ferroviaria. Da quando è stata realizzata ha sempre sofferto di visibile degrado. Anche l’ascensore, impiantato per agevolare anziani e disabili, risulta da sempre  devastato e inutilizzabile. Tanto è stato il tempo trascorso senza trovare una soluzione funzionale. Diverse anche le esperienze amministrative che si sono infruttuosamente succedute a cui si aggiunge un malcostume diffuso: il vandalismo.

Dal confronto tra la presidente Giannotti e l’assessore Di Gioia, relativamente a questo specifico caso, è emersa una importante novità che riteniamo utile  rendere pubblica. I problemi del sottopasso di via Coghe sono destinati ad essere risolti, nel più breve tempo possibile e nel rispetto delle norme, con la realizzazione di un percorso ciclopedonale privo di barriere architettoniche. Il progetto di recupero ha subito un forte rallentamento a seguito di problemi tecnici. L’attuale progettista attende che i lavori possano essere affidati a nuova ditta, previa autorizzazione delle autorità preposte al controllo sul finanziamento europeo. Già dalla prossima settimana, le autorità competenti, dovrebbero esprimersi definitivamente, consentendo all’amministrazione comunale di completare, appunto, la parte dei lavori già iniziati e sospesi.


Nell’auspicare che tutto proceda per il verso giusto e senza ulteriori freni burocratici, confidiamo in un rinnovato bisogno di maturazione (a partire da noi stessi) di doveroso spirito civico, al fine di coltivare ed assicurare il rispetto della propria città e del proprio patrimonio, senza il quale nessun processo di crescita e sviluppo potrà trovare affermazione.