mercoledì 30 novembre 2016

Crisi Macchiareddu. Il Sindaco illustri la sua strategia per contribuire a fermare il declino


Grave inquinamento e profonda crisi sono gli unici caratteri salienti dell’area industriale di Macchiareddu. L’ultima vertenza, in ordine di tempo, riguarda la protesta di 105 lavoratori della Vesuvius contro la decisione dell’azienda di chiudere lo stabilimento di Assemini. Manca poco al 31 dicembre, data in cui il licenziamento sarà una realtà destinata a ingrossare le fila dei crescenti disoccupati locali. La politica si è spesa a sostegno anche di queste famiglie, ma occorre passare ai fatti.  
Una lotta continua per salvare il posto di lavoro in un’area gravemente compromessa e in profonda crisi. Una contraddizione se consideriamo l’enorme vocazione naturalistica di un’area circondata dalla laguna di Santa Gilla, dall’oasi di Gutturu Mannu e dal mare. Un patrimonio di inestimabile valore; una immensa opportunità ancora da valorizzare. L’ultimo caso balzato alla cronaca è quello della Vesuvius, determinata a chiudere lo stabilimento di Macchiareddu e quello di Avezzano in Abruzzo. Una protesta dura che ha visto persino sette operai incatenarsi ai cancelli. La prevalente mancanza di una visone politico-strategica alternativa per la Sardegna tarda a prendere forma. Anni e anni di interventi “tampone” hanno solo rimandato i crescenti problemi e aumentato la spesa pubblica, determinando una spirale perversa da cui si è cercato di uscire con gli stessi metodi che la avevano determinata. Le rivendicazioni di sovranità sembrano scomparire nel momento in cui vi è bisogno di assumere responsabilità politiche pratiche. Un continuo scaricabarile che spinge la risoluzione delle vertenze verso il vertice. In tal modo, si consolida e si alimenta improduttivamente lo stesso centralismo che poi si pensa di combattere con banali simbolismi che non cambiano la vita ai cittadini. Anzi, erigono muri, condannandoci ad un pericoloso isolamento. Il Sindaco di Assemini, dopo aver scoperto che
«le aziende producono e commercializzano dove conviene» e che si alimentano con il «profitto», cede il passo al deputato Di Maio che - in piena campagna referendaria - incontra i lavoratori promettendo impegno a loro favore. 
Riteniamo che sia giunto il momento che il Sindaco di Assemini illustri alla comunità le proposte e le soluzioni concrete che l’On. Di Maio ha presentato nelle sedi competenti e informi di quali obiettivi concreti siano stati raggiunti nel merito della questione. Inoltre, quale alternativa di politica economica il Primo cittadino, dopo quattro anni alla guida di Assemini, abbia attuato nell’ambito delle sue competenze, nonché perorato presso gli altri livelli politico-amministrativi, Cacip compreso.
 

domenica 20 novembre 2016

Mercato settimanale. L’area di via Sicilia è antieconomica, il Consiglio fermi la giunta


Il mercato settimanale rappresenta una forma distributiva utile e caratteristica. Spetta agli amministratori comunali instaurare un rapporto sinergico con gli operatori affinché tale settore possa svilupparsi, rimuovendo gli ostacoli, superando le criticità e incentivando il rilancio nel rispetto dei principi economici. L’annunciato trasferimento del mercato nell’area di via Sicilia è un grosso errore. Il Consiglio comunale lo impedisca e colga l'occasione per indicare il percorso necessario ad avviare il mercato dell’usato e antiquariato fermo dal 2010. 

La vitalità di un mercato dipende essenzialmente dalla capacità di rispondere al bisogno di assicurare freschezza dei prodotti, complementarietà di assortimento, buon rapporto qualità/prezzo, comodità della spesa. A questo si aggiunge la competizione tra operatori e la costante innovazione dell’offerta merceologica. Il ruolo dell’operatore è fondamentale, ma non sufficiente ad assicurare successo e crescita dell’iniziativa economica nel suo complesso. Occorre che il Comune assolva ai suoi compiti. Ossia, individui e garantisca una localizzazione rispondente allo scopo dell’iniziativa, subordinandola ad una attenta analisi di mercato. Inoltre, spetta al Comune assicurare il rispetto delle leggi, incentivare il consolidamento e l’ampliamento del mercato adeguando le imposte nonché garantendo i servizi necessari. L’attuale ubicazione del mercato settimanale (Corso America) è “provvisoria” da quasi sette anni. L’attuale amministrazione comunale ha annunciato di voler trasferire nuovamente gli operatori nell’area mercatale di via Sicilia, dopo l’ultimazione dei lavori di adattamento. Un errore molto grave perché non tiene conto, per l’ennesima volta, dell’esperienza negativa del passato e delle fondamentali regole economiche. Assemini necessita di azioni integrate che favoriscano lo sviluppo del rapporto tra imprese e società, come di vivacità economica. Lo sviluppo deve incentrarsi sulla territorialità e sulla prioritaria valorizzazione del micro tessuto produttivo tradizionale. Quindi non solo valorizzazione del mercatino settimanale, ma avvio di nuovi mercati della biodiversità, dell’artigianato, dell’usato, dell’antiquariato, dell’arte in grado di attrarre risorse per favorire l’aumento della ricchezza, anche qualitativa. 

È compito del Comune favorire lo sviluppo delle imprese per conservare il lavoro esistente e stimolare nuova occupazione. Perciò, invitiamo il Consiglio comunale a impedire questo ulteriore sbaglio, indirizzando la Giunta a individuare un’altra area tra le tante disponibili che risponda ai criteri del ciclo vitale della funzione commerciale. Inoltre, ad interrogare l’esecutivo sulle intenzioni relative al mercato dell’usato e antiquariato, regolamentato il 27 gennaio del 2010 e caduto nel dimenticatoio.   

mercoledì 16 novembre 2016

Puc, dopo oltre un anno dall’approvazione solo vincoli e imposte



Da oltre un anno, Assemini, ha il suo Piano urbanistico. Per ora non ha prodotto alcun vantaggio, ma solo vincoli e l’aumento delle imposte. Chi governa, ad ogni livello, ha il compito di produrre utilità. Gli spot, come i personalismi, possono incitare gli integralismi trasversali, ma non producono benessere diffuso. La povertà cresce, maggioranza e minoranza devono lavorare per colmare le lacune e correggere gli errori. 

L’urbanistica deve interessarsi dell’uso e dello sviluppo del territorio; delle sue implicazioni sociali ed economiche nonché della vita di tutti i giorni dei cittadini. In quanto tale, non può prescindere dalla programmazione e dalla pianificazione. Essa deve essere espressione di scelte politiche: vincoli posti all’uso dei suoli; interventi di incentivazione; di investimento anche per la fornitura di beni e servizi; informazione e condivisione. Ad Assemini manca l’elemento fondamentale: il Puc come opportunità per favorire la crescita armonica e lo sviluppo. La sua approvazione è stata caratterizzata da un forte ritardo ed è frutto di prevalenti scelte regionali. Finora, non ha prodotto alcun miglioramento nella vita dei cittadini e nelle imprese, anzi ha determinato un aumento dei vincoli e dei costi. La corsa sfrenata a fregiarsi della sua definitiva adozione ha prodotto un prevedibile cortocircuito, consolidando lo stato di catalessi che vive la città da troppo tempo. Il piano si è sviluppato senza domandarsi “che città vogliamo”, senza analizzare compiutamente gli errori del passato e senza individuare preventivamente le direttrici su cui orientare la crescita e lo sviluppo. 


Maggioranza e minoranza hanno il dovere di interrogarsi sullo stato di attuazione del Puc, per porvi rimedio affinché il Piano urbanistico possa assolvere pienamente alla sua funzione. La crisi in atto va gestita, non subita attribuendo ogni colpa sempre e solo “agli altri”.  Allo stesso modo, gli errori si correggono perché in gioco vi è il futuro di Assemini, non quello dei politici.   

giovedì 10 novembre 2016

La Città esca dall’anonimato e istituisca il “Museo dell’identità”


La Sardegna deve reagire alla crisi, abbandonando la tendenza questuante e dipendentista di una classe dirigente ampiamente imprigionata. Il superamento dei ritardi infrastrutturali e la valorizzazione della biodiversità rappresentano la principale risposta per fermare il declino e assicurare crescita e sviluppo. Le città devono partecipare alla rinascita, con i fatti. L’identità è lo strumento per essere protagonisti in un inevitabile mercato globale. L’istituzione, ad Assemini, di un Museo dell’identità sarebbe un tassello importante per una nuova prospettiva di cambiamento mirato e sostanziale. 

Ciò che appartiene al presente, così come ciò che affonda le radici nel passato, sono fondamentali per la piena e vitale autodeterminazione dell’individuo e della comunità di cui è parte. La memoria storica è istruzione, conoscenza, futuro. Essa rappresenta l’unica strada possibile per interrompere il processo di standardizzazione che ci rende progressivamente anonimi e vulnerabili. Per essere Popolo e Comunità non si può prescindere dal condividere coscientemente il bisogno di appartenenza etnica. Lingua, storia, tradizioni e cultura sono elementi fondamentali per affrontare il sempre più necessario progetto strategico per la crescita e lo sviluppo coordinato della nostra città. Assemini deve abbandonare l’insopportabile e perenne campagna elettorale, perché può e deve ergersi a laboratorio di innovazione in cui sintesi, organicità e sistematicità possano guidare la vera svolta. Invitiamo, perciò, l’attuale amministrazione comunale a istituire il Museo dell’identità, in cui il linguaggio universale della fotografia possa rappresentare una valida e qualificante crescita attrattiva per i cittadini, gli studenti, i turisti. Ripercorrere la nostra storia e le nostre tradizioni facendo perno sulla lingua e sui nostri simboli non può che esprimere valore aggiunto e rappresentare l’inizio di una ripresa che renda Assemini competitiva e interessante, consentendo di allargare gli orizzonti. 

Auspichiamo che tale proposta possa suscitare interesse tra gli amministratori comunali nonché il necessario supporto dell’intera comunità. Abbattere le barriere anche generazionali per unire i cittadini attorno ad un interesse diffuso significa investire in un cambiamento tangibile e proficuo.

giovedì 3 novembre 2016

Assemini, centro storico deprimente. Serve un patto collettivo per valorizzarlo

Assemini, centro storico

I comuni hanno il compito di agire per la definizione di un modello di crescita e sviluppo nonché rispondere ai bisogni espressi e latenti, creando sempre nuove opportunità di rilancio socioeconomico a tutela delle libertà. Nel frattempo, ad Assemini anche il Centro Storico muore, minando definitivamente la fondamentale propensione socioculturale e produttiva dell’identità. Per far crescere Assemini e la Sardegna servono meno slogan e più fatti concreti.

Vivibilità, sicurezza, innovazione, decoro, identità e lavoro continuano ad essere bisogni sostanziali che occorre soddisfare concretamente attraverso una visione integrata e strategica. Il Centro Storico asseminese è stato interessato - in passato - da parziali interventi di recupero e conservazione. In alcuni casi qualificanti, in altri obiettivamente meno. Sempre in passato, hanno assunto rilevanza anche gli sforzi dei residenti, oramai unici interpreti di un’area che necessita di uscire dall’anonimato e dalle precarie condizioni infrastrutturali. Riteniamo che chi è stato investito della fiducia politica e amministrativa debba superare la confusione tra mezzo e fine, nonché trovare nella coerenza e nella condivisione la strada per creare benessere.

Il Centro Storico deve assolvere alla funzione di identificazione sociale, di luogo della memoria, ma anche di riequilibrio ambientale e di qualità della vita. Deve essere luogo di accoglienza e conoscenza. Questo, non solo per i residenti, ma anche per costruire elementi attrattivi in grado di incentivare nuove opportunità di sviluppo sociale, economico e culturale. È necessario che chi ha ricevuto il mandato amministrativo maturi per primo la consapevolezza che il rapporto con i cittadini non deve uscire dagli argini della rappresentanza. Mentre, spetta al Comune il ruolo di propulsore di un’azione progettuale anche in grado di superare la tendenza all’ampliamento del tessuto urbano per incentivare la trasformazione e la qualificazione di quello esistente.

Per costruire la bella città che tutti auspichiamo, così come per far crescere la nostra Sardegna, bisogna valorizzare le risorse a portata di mano, valutando le vocazioni e puntando in alto stabilendone prima la natura poi i confini. È come un grande puzzle: prima si sviluppa l’immagine ampiamente condivisa e tecnicamente possibile, poi ognuno partecipa consapevolmente alla costruzione con il proprio adeguato tassello. Solo così l’immagine pensata emergerà concretamente.


È tempo di avviare una matura convergenza tra le forze politiche e sociali, perché c’è bisogno di un “patto collettivo” che renda la Città patrimonio di tutti. Perché occorre assicurare un futuro dignitoso ad Assemini e ai suoi cittadini, partendo dal presupposto che ciascuno deve imparare a superare i propri limiti. Perché se non si lavora uniti e con coerenza per creare crescita e sviluppo, Assemini è destinata ad estinguersi.