Esprimiamo soddisfazione nell’apprendere che l’Assessore allo sport
continua nella sua opera di riordino delle pratiche controverse ereditate e
legate alla piscina comunale di Assemini. Auspichiamo che l’indirizzo politico
dell’Assessore Mostallino possa porre la parola “fine” agli innumerevoli errori
che hanno riguardato la realizzazione e la concessione dell’impianto, avvenuta
persino senza contratto.
La piscina comunale di Assemini è un errore politico, perché è stata realizzata approfittando del potere pubblico sulla proprietà privata; perché è sorta quando il mercato era già saturo; perché sovradimensionata rispetto alla potenziale produttività; perché è costata a noi cittadini ben 6,5 milioni di euro a fronte di un canone annuo di locazione iniziale pari a 25 mila euro, poi ridotto a 12 mila. Nessuna persona responsabile, con i propri soldi, avrebbe investito 6,5 milioni di euro per recuperarli (senza tenere conto delle opere di straordinaria amministrazione) in 260 anni o 541 se si considera la riduzione del canone. Un fatto di assoluta gravità che dimostra quanto certe scelte del passato non siano state in grado di rispettare i più banali elementi di efficienza della spesa e di rispetto per i sacrifici dei contribuenti.
Il Comune di Assemini non può continuare a subire un peso burocratico ed economico senza fine. Così come i cittadini non possono essere ulteriormente vessati per compensare gli obbrobri politici di una cultura della spesa pubblica facile e disinvolta. Perciò, ribadiamo l’esigenza di valutare la cessione in vendita dell’impianto, lasciando che lo stesso possa essere indirizzato verso la naturale gestione privata secondo i principi della funzionalità gestionale e dell’economicità d’impresa.
La piscina comunale di Assemini è un errore politico, perché è stata realizzata approfittando del potere pubblico sulla proprietà privata; perché è sorta quando il mercato era già saturo; perché sovradimensionata rispetto alla potenziale produttività; perché è costata a noi cittadini ben 6,5 milioni di euro a fronte di un canone annuo di locazione iniziale pari a 25 mila euro, poi ridotto a 12 mila. Nessuna persona responsabile, con i propri soldi, avrebbe investito 6,5 milioni di euro per recuperarli (senza tenere conto delle opere di straordinaria amministrazione) in 260 anni o 541 se si considera la riduzione del canone. Un fatto di assoluta gravità che dimostra quanto certe scelte del passato non siano state in grado di rispettare i più banali elementi di efficienza della spesa e di rispetto per i sacrifici dei contribuenti.
Il Comune di Assemini non può continuare a subire un peso burocratico ed economico senza fine. Così come i cittadini non possono essere ulteriormente vessati per compensare gli obbrobri politici di una cultura della spesa pubblica facile e disinvolta. Perciò, ribadiamo l’esigenza di valutare la cessione in vendita dell’impianto, lasciando che lo stesso possa essere indirizzato verso la naturale gestione privata secondo i principi della funzionalità gestionale e dell’economicità d’impresa.
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