venerdì 13 giugno 2014

Violenza sulle donne. ViviAssemini: «è tempo di passare ai fatti».


Era il mese di novembre dello scorso anno, la giunta guidata dal Sindaco Mario Puddu si era appena insediata e balzò alla cronaca per l’organizzazione di una serie di lodevoli eventi contro la violenza sulle donne. Iniziative che sono costate ben 4 mila 500 euro. Da allora il tempo è passato, ma nessun atto concreto sembra aver avuto seguito.

Il femminicidio è una particolare forma di violenza perpetrata nei confronti delle donne legata alla loro identità di genere. In Italia è la causa principale della morte di donne tra i 14 e i 45 anni e la percentuale più alta di questa gravissima forma di violenza si registra al nord: Lombardia, Emilia Romagna, Veneto. Ma, nessuna realtà territoriale deve sentirsi esclusa. Trattare i numeri dei femminicidi che avvengono in Italia è complicato dal momento che nessuna istituzione o ente specializzato si occupa di dare conto di questo fenomeno. Dai dati che si possono reperire dalla stampa (con il rischio che gli stessi siano sottostimati) si parla di  137 vittime nel 2011, 124 nel 2012, 50 circa nel 2013. Questi delitti hanno dinamiche molto simili, anche se si verificano in contesti molto diversi perché il fenomeno è trasversale a tutte le classi sociali. Troppo spesso sono delitti annunciati, preceduti da anni di maltrattamenti sessuali,  psicologici, fisici, economici e spesso frutto di silenzi e complicità da parte di coloro che sono vicini sia alle donne che subiscono violenza, sia agli uomini autori di questa violenza. Anche i figli sono vittime impotenti della violenza domestica. Rischiano, crescendo, di riprodurre i comportamenti della coppia genitoriale nel modello della vittima e del carnefice in un crescendo di annientamento e violenza.


Il Comitato Civico ViviAssemini Invita l’Amministrazione comunale di Assemini a rendere pubbliche quali iniziative pratiche siano state intraprese secondo valutazioni scientifiche. Riteniamo che la lotta alla violenza non può escludere azioni mirate preventive che coinvolgano le associazioni di volontariato, quali espressione della società civile, le quali possono dare un contributo importante alla prevenzione. Occorre tuttavia dire che sono necessarie politiche di sostegno che rendano giustizia a questa funzione indispensabile del volontariato che non vuol dire improvvisazione, ma oneroso impegno civile e professionale. E’ necessario offrire opportunità di ascolto e di accoglienza, un primo indispensabile presupposto per favorire quel processo di trasformazione che riguarda sia la donna vittima di violenza, sia l’autore di questa violenza.  

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