di Massimo Carboni
Il piano Urbanistico Comunale, approvato la scorsa settimana
ad Assemini, è come una “corsa a staffetta” e chi taglia il traguardo non ha diritto
di fregiarsi di alcun titolo personale. Allo stesso modo, chi ha partecipato
alla "competizione" sul PUC deve sentirsi coerentemente parte di uno stesso obiettivo,
maturando affiatamento e sincronismo, al fine di concretizzare il risultato socioeconomico
e rispettare la funzione pubblica.
Così come la “staffetta” si basa sulla tecnica e sulla velocità
dei diversi componenti, il PUC dovrebbe rappresentare il risultato di apporti
costruttivi ed in linea con il compito proprio di ciascun partecipante. Come
nella “staffetta”, l’approvazione del PUC, è una variante a squadre di competizioni anche
singolari, perciò è necessaria una preparazione supplementare: conoscenza,
serenità e senso di responsabilità.
Durante la competizione sportiva è ammesso il tifo che non
può prescindere dal rispetto delle persone e dell’essenza dei valori fondamentali
dello sport. Allo stesso modo chi è stato chiamato ad assumere un ruolo
istituzionale, deve comportarsi con la dovuta maturità. Ogni alterazione è
automaticamente impropria e destinata ad alimentare il deserto (già abbastanza vasto).
Come in tutte le competizioni, anche nella “staffetta”, sono
previste regole ed autorità con il compito di farle rispettare. Questo, perché l’individuo
è ampiamente predisposto ad accettarle e considerarle valide sempre e solo per “gli
altri”. Non diversamente accade durante l’approvazione del Puc: in molti, all’opposizione,
continuano a predicare certi valori mentre in maggioranza - oltre agli insulti
- praticavano rigide forme di cameratismo “0.2”. Evidentemente, con scarsi
risultati, per la comunità.
Quando durante una competizione si commette un fallo,
interviene il Giudice di gara (super partes). La sua, è una decisione spesso difficile,
ma ha valore vincolante. I concorrenti possono esprimere il loro parere, ma non
ribaltare il giudizio. Nel caso del Puc, invece, la “musica” si fa più “dura”.
Sia che il Puc sia approvato con il voto potenzialmente illegittimo di alcuni
membri della maggioranza ritenuti incompatibili, sia che venga approvato con i
voti di una parte della minoranza (veramente disponibile) per evitare questioni
di legittimità, il Puc è sempre lo stesso. Non cambia. È lo stesso che parte da
lontano e che per due volte è stato “approvato” all’unanimità durante quest’ultima
consiliatura. Quindi, perché una parte della minoranza fa ricorso? Quale interesse
legittimo è stato violato? Il PUC, senza un progetto politico annesso, è solo un costo aggiuntivo per i
cittadini.
Insomma, è come se si decide di disputare un “torneo” con due
squadre su tre competizioni. Vince chi consegue due primi posti su tre. Se la
prima squadra ne vince tre e la terza nessuno, questa, non può pretendere di
annullare l’intero torneo solo perché si è scoperto un fallo durante l’ultima
partita non ripreso dal giudice di gara. Il risultato non cambia. La prima
squadra, in ogni caso, ha vinto. Un comportamento del genere sarebbe sleale. In
politica, invece, “strumentale” e nasconde la stessa sete di vendetta e mancanza
di progettualità della maggioranza. La stessa che chiede le dimissioni della
minoranza. A proposito, a che titolo?
Buon ferragosto!
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