Da oltre un anno, Assemini, ha il suo
Piano urbanistico. Per ora non ha prodotto alcun vantaggio, ma solo vincoli e l’aumento
delle imposte. Chi governa, ad ogni livello, ha il compito di produrre utilità.
Gli spot, come i personalismi, possono incitare gli integralismi trasversali,
ma non producono benessere diffuso. La povertà cresce, maggioranza e minoranza devono
lavorare per colmare le lacune e correggere gli errori.
L’urbanistica deve interessarsi dell’uso e
dello sviluppo del territorio; delle sue implicazioni sociali ed economiche
nonché della vita di tutti i giorni dei cittadini. In quanto tale, non può
prescindere dalla programmazione e dalla pianificazione. Essa deve essere
espressione di scelte politiche: vincoli posti all’uso dei suoli; interventi di
incentivazione; di investimento anche per la fornitura di beni e servizi;
informazione e condivisione. Ad Assemini manca l’elemento fondamentale: il Puc
come opportunità per favorire la crescita armonica e lo sviluppo. La sua
approvazione è stata caratterizzata da un forte ritardo ed è frutto di
prevalenti scelte regionali. Finora, non ha prodotto alcun miglioramento nella
vita dei cittadini e nelle imprese, anzi ha determinato un aumento dei vincoli
e dei costi. La corsa sfrenata a fregiarsi della sua definitiva adozione ha
prodotto un prevedibile cortocircuito, consolidando lo stato di catalessi che
vive la città da troppo tempo. Il piano si è sviluppato senza domandarsi “che
città vogliamo”, senza analizzare compiutamente gli errori del passato e senza
individuare preventivamente le direttrici su cui orientare la crescita e lo
sviluppo.
Maggioranza e minoranza hanno il dovere di
interrogarsi sullo stato di attuazione del Puc, per porvi rimedio affinché il
Piano urbanistico possa assolvere pienamente alla sua funzione. La crisi in
atto va gestita, non subita attribuendo ogni colpa sempre e solo “agli
altri”. Allo stesso modo, gli errori si
correggono perché in gioco vi è il futuro di Assemini, non quello dei
politici.
Nessun commento:
Posta un commento