lunedì 9 gennaio 2017

Dipendenza dal gioco, il proibizionismo è il male maggiore. Giunta e Consiglio sbagliano


LETTERA APERTA alla Presidente del Consiglio comunale e al Sindaco

Presidente, Sindaco,
                per il secondo anno è stata deliberata una riduzione Tari per gli esercenti disposti a privarsi delle Slot Machine, indipendentemente dal fatto che abbiano o meno i requisiti per impiantare tali macchine o che conferiscano correttamente i propri rifiuti solidi urbani. Il minore introito ricadrà su tutti i cittadini, indistintamente. Riteniamo questo un errore, sia per la lotta alle dipendenze, sia per il miglioramento del servizio di igiene urbana. Non intendiamo polemizzare, ma spingere ad una riflessione, fornendo alcuni spunti che l’amministrazione comunale avrebbe dovuto approfondire prima di decidere. 
La deliberazione è sostanzialmente motivata dall’obiettivo di ridimensionare la dipendenza dal gioco. Un fine lodevole, ma che
 - con queste manovre - non ha trovato e non troverà alcun riscontro. 
Ogni individuo destina il proprio denaro per soddisfare bisogni che sono, oltre a quelli primari, soggettivi. Spesso la soggettività nasconde comportamenti autolesionistici ed egoistici. Però, il proibizionismo, nelle sue differenti esternazioni, ha sempre prodotto risultati peggiori rispetto ai mali che intendeva combattere. Alimenta sempre clandestinità, abusivismo e criminalità. 

I volumi d’affari si assottigliano sempre più e le attività classiche non producono più i redditi che producevano un tempo. Questo anche a causa di errate manovre economiche o per l’immobilismo, anche dei comuni. L’introito del gioco è divenuto, in diversi casi, la principale voce d’entrata. Quella con cui si paga un carico fiscale complessivo intorno al 63% che in gran parte finisce “a tarallucci e vino” o, se si preferisce, in sprechi e rendite di posizione. Come già precisato lo sconto sulla tassa dei rifiuti proposto dalla Giunta e approvata dal Consiglio comunale non ha comportato alcuna minore dipendenza dal gioco. La nuova deliberazione, come la precedente, alimenta solo il galoppante conformismo. In ogni caso, qualora una riduzione della Tari comportasse una convenienza economica per l’esercente, il gioco si sposterebbe in altri ambienti o in altre infinite opportunità. 

L’industria del gioco esiste da centinaia di anni e si caratterizza per un trend di crescita costante e continuo nel tempo. L’impennata si è registrata con la diffusione di internet e delle sue applicazioni, grazie alla facilità, accessibilità e riservatezza del gioco. Nel mondo, il mercato dei giochi legali, sia on-line sia off-line, conferma una raccolta (al netto dei premi erogati) di oltre 420 miliardi di dollari. Del totale raccolto, 34 miliardi (8,2% valore complessivo) derivano dal gioco on-line con una crescita pari al 10,2%. Soldi liberamente spesi dagli utenti e sottratti alla criminalità organizzata. Soldi che anche lo Stato Italiano, per un importo pari a 9 miliardi di euro l’anno, redistribuisce erogando servizi, anche attraverso i Comuni. Quella del gioco è la terza industria italiana: il giro d’affari ammonta al 4% del Pil, registra 120 mila occupati in 5 mila aziende operanti. Il fatturato complessivo è pari a tre manovre economico-finanziarie medie. L’Italia è il Paese in cui si gioca di più ed è terzo a livello mondiale. Ogni italiano gioca mediamente 1.260,00 euro procapite annui. In Italia la raccolta complessiva annua supera gli 80 miliardi con tassi di crescita costante stimabili nel 5,7%. Il gioco on-line è quello più fertile, visto che rappresenta “solo” il 4% del mercato complessivo. Secondo il livello di studio, gioca: dal 75 all’80% di chi ha la licenza elementare e media; 70% dei diplomati; 61% dei laureati. Rispetto all’occupazione, gioca: 70% degli occupati; 80% dei precari; 86,7% di chi beneficia di ammortizzatori sociali.
 
Chi gioca è una persona e non rientra in uno standard definito o definibile in senso stretto. Il gioco è sempre esistito, specie in periodi di forte crisi: si riduce la propensione all’investimento e al risparmio, aumenta quella legata alla “fortuna”. La differenza sta nella possibilità che oggi, con la legalizzazione, si ha di tracciare la fonte del denaro e la sua destinazione, nonché intervenire nella prevenzione e nella cura della dipendenza perché si conosce il fenomeno. Tanti giocatori patologici sanno bene che sbagliano, ma è più forte di loro. Capita la stessa cosa al fumatore, all’alcolista, al tossicodipendente. Lo stesso alto rischio di perdere è stimolo al gioco, così come l’aumentare della posta in palio. Lo è stato per il flipper e lo è per il biliardo e il calcio balilla (dove si scommette clandestinamente da sempre). Ma, anche per il poker, ramino, tarocchi, dama. Un incentivo altrettanto determinante è quello fornito dalle Istituzioni quando propagandano una nuova vita al prezzo di un “Gratta & Vinci”, ad esempio. 

Per concludere, alla Giunta spetta il compito di proporre azioni politiche utili a creare benessere e combattere le criticità dando ai propri cittadini ragioni e strumenti per uscire dalle dipendenze. Al Consiglio comunale spetta produrre miglioramenti, avvalendosi di chi ha competenze tecniche e scientifiche per indirizzare l’intera macchina amministrativa verso soluzioni produttive di utilità, nell’ottica di un equilibrio possibile tra legalità-sicurezza del gioco e salute pubblica.

Assemini, 09 gennaio 2017

Cordiali saluti

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