lunedì 23 gennaio 2017

Il Comune continua a sprecare risorse, venda il patrimonio inutile

Barriere architettoniche da abbattere 

Gran parte del patrimonio comunale non assicura servizi, ma rappresenta solo un costo sociale destinato a crescere. Il Comune non esiti ad alienare ciò che non è strettamente attinente alla sua funzione e investa il ricavato per rendere efficiente ciò che è di interesse pubblico. 
Il Comune di Assemini è proprietario di un vasto e articolato patrimonio: terreni in stato di abbandono, edifici fatiscenti, chiusi o privi di destinazione. Ma anche immobili relativamente nuovi che necessitano di ingenti risorse per il loro mantenimento. Costi che non possono trovare copertura dagli introiti, perciò destinati a gravare ulteriormente e improduttivamente sui contribuenti, tra cui la piscina comunale. Si tratta solo di un esempio, rispetto a tante altre strutture pubbliche che dovrebbero uscire dalla gestione del comune, anche indiretta. Si tratta di beni patrimoniali che distraggono personale pubblico per la loro gestione amministrativa e per i ripetuti contenziosi. Beni a cui, anche quando concessi a un privato, occorre spendere per assicurare controllo e manutenzione straordinaria. Si tratta di scelte ereditate da una visione politica insostenibile, non solo perché danneggia i cittadini e le imprese, ma anche i concessionari. Scelte che però continuano, irresponsabilmente. 

Invitiamo gli organi comunali competenti a farsi interpreti di un cambio di rotta, elaborando un piano conveniente di cessioni. Non per fare cassa o per moltiplicare gli sprechi, ma per reinvestire il ricavato in manutenzione urbana ed extraurbana, nonché in servizi attinenti alla funzione essenziale del comune.
  

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