«Il
PUC ha prodotto solo costi e vincoli rigidi per i cittadini e mercificabili per i
grandi centri di potere»
Da quasi tre anni, Assemini, ha un Piano urbanistico. Per ora non ha
prodotto alcun vantaggio, ma solo l’aumento delle imposte e dei vincoli, tranne
per i grandi centri di potere economico. Chi governa, ad ogni livello, ha il
compito di produrre e consolidare utilità per tutti, favorendo lo sviluppo
delle iniziative territoriali. La povertà cresce e colpisce duramente la
dignità umana. Il Consiglio comunale ha il dovere di operare fattivamente per
indirizzare lo sviluppo, colmando le lacune e correggendo gli errori.
L’urbanistica deve interessarsi dell’uso e dello sviluppo del territorio; delle sue implicazioni sociali ed economiche nonché della vita di tutti i giorni dei cittadini. In quanto tale, non può prescindere dalla programmazione e dalla pianificazione. Essa deve essere espressione di scelte politiche: vincoli posti all’uso dei suoli; interventi di incentivazione; di investimento anche per la fornitura di beni e servizi; informazione e condivisione. Ad Assemini manca l’elemento fondamentale: il Puc come opportunità per favorire la crescita armonica e lo sviluppo. Come abbiamo più volte sostenuto, la sua approvazione è stata caratterizzata da un forte ritardo ed è frutto di prevalenti scelte dettate dalla Regione. Fino ad ora, non ha prodotto alcun miglioramento nella vita dei cittadini e delle imprese. Anzi ha determinato un aumento dei vincoli mercificabili per i grandi imperi economici e dei costi per i cittadini. Questi ultimi, prima ancora che i potenziali investitori, non sanno nemmeno dove sta l’area commerciale o artigianale. La comprensibile corsa sfrenata a fregiarsi della sua definitiva adozione ha prodotto un prevedibile cortocircuito, consolidando lo stato di catalessi che vive Assemini da troppo tempo. Il piano si è sviluppato senza una visione strategica, senza coinvolgimento e senza domandarsi “che città vogliamo”, senza analizzare compiutamente gli errori del passato e senza individuare preventivamente le direttrici su cui orientare politiche organiche per la crescita e lo sviluppo.
Maggioranza e minoranza hanno il dovere di proporsi attivamente, interrogandosi sullo stato di attuazione del Puc, per porvi rimedio affinché il Piano urbanistico possa assolvere pienamente alla sua funzione, per i cittadini e per le imprese. Ma anche per avere la legittimità politica necessaria per denunciare e spingere la Regione a superare i vecchi e nuovi ritardi strutturali. La crisi in atto va gestita con fatti di rilevanza politica in una logica di sistema, perché in gioco vi è il futuro di Assemini e delle sue forze vitali.
L’urbanistica deve interessarsi dell’uso e dello sviluppo del territorio; delle sue implicazioni sociali ed economiche nonché della vita di tutti i giorni dei cittadini. In quanto tale, non può prescindere dalla programmazione e dalla pianificazione. Essa deve essere espressione di scelte politiche: vincoli posti all’uso dei suoli; interventi di incentivazione; di investimento anche per la fornitura di beni e servizi; informazione e condivisione. Ad Assemini manca l’elemento fondamentale: il Puc come opportunità per favorire la crescita armonica e lo sviluppo. Come abbiamo più volte sostenuto, la sua approvazione è stata caratterizzata da un forte ritardo ed è frutto di prevalenti scelte dettate dalla Regione. Fino ad ora, non ha prodotto alcun miglioramento nella vita dei cittadini e delle imprese. Anzi ha determinato un aumento dei vincoli mercificabili per i grandi imperi economici e dei costi per i cittadini. Questi ultimi, prima ancora che i potenziali investitori, non sanno nemmeno dove sta l’area commerciale o artigianale. La comprensibile corsa sfrenata a fregiarsi della sua definitiva adozione ha prodotto un prevedibile cortocircuito, consolidando lo stato di catalessi che vive Assemini da troppo tempo. Il piano si è sviluppato senza una visione strategica, senza coinvolgimento e senza domandarsi “che città vogliamo”, senza analizzare compiutamente gli errori del passato e senza individuare preventivamente le direttrici su cui orientare politiche organiche per la crescita e lo sviluppo.
Maggioranza e minoranza hanno il dovere di proporsi attivamente, interrogandosi sullo stato di attuazione del Puc, per porvi rimedio affinché il Piano urbanistico possa assolvere pienamente alla sua funzione, per i cittadini e per le imprese. Ma anche per avere la legittimità politica necessaria per denunciare e spingere la Regione a superare i vecchi e nuovi ritardi strutturali. La crisi in atto va gestita con fatti di rilevanza politica in una logica di sistema, perché in gioco vi è il futuro di Assemini e delle sue forze vitali.
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