venerdì 3 ottobre 2014

Con i “grillini”, per ora, non ci abbiamo guadagnato



Sporcizia dappertutto, nella periferia, nei marciapiedi, nelle strade gravemente sconnesse e negli spazi verdi. Giardini pubblici in balia dell’incuria e del vandalismo. Blatte e topi che infestano le strade oramai rese deserte da una crisi in gran parte subita, mentre chi amministra appare distratto. Una puzza insopportabile che fuoriesce dalle griglie di raccolta delle acque piovane che si mischiano con quelle nere. Drammi sociali che crescono senza trovare risposte adeguate. È questa la triste immagine di una Città incompiuta, che è stata ricca e che ora è tra le più inquinate d’Italia e ad altissimo rischio idrogeologico, privata di un futuro: Assemini in provincia di Cagliari. Una Città di 27 mila abitanti a cui il M5s aveva promesso rinnovamento, ma anche cambiamento e sviluppo.

I cittadini sono sempre più indignati, stufi di ripetere sempre le stesse cose senza che nulla cambi. Del resto sono trascorsi già quindi mesi. Nell’ultimo periodo si è registrato un netto peggioramento che si contrappone, paradossalmente, all’aumento delle imposte e delle tasse comunali. Manca un progetto di Città, una strategia di sviluppo, una coscienza amministrativa che contamini positivamente anche quella civica ed imprenditoriale. L’attuale giunta pentastellata, unica in Sardegna, è stata protagonista del rinnovamento, liquidando alle ultime elezioni amministrative i due poli principali. Giunta che però non ha ancora iniziato il processo di cambiamento promesso. Mancano azioni strutturali di prevenzione, gestione, controllo e di educazione ambientale nonché di valorizzazione e rispetto del patrimonio pubblico. Mancano idee chiare di come innovare la Città e consolidare la base socioeconomica. Manca il confronto con i cittadini. Insomma, manca la Politica. Assemini è una delle prime dieci città della Sardegna, ma vive un evidente ritardo rispetto ad altre realtà urbane anche della stessa Isola. La qualità dei servizi decresce. La colpa sembra essere sempre degli altri, ma chi amministra ha il dovere di intervenire con politiche fattive e di qualità. Nulla più di quanto avviene in altri luoghi, dove la confusa propaganda è superata da azioni concrete e lungimiranti. Quindici mesi di governo municipale e nessun miglioramento, nessuna innovazione. Violato anche il patto elettorale con i cittadini: nessun coinvolgimento nelle scelte; nessun atto di trasparenza in più rispetto al passato; nessun bilancio partecipato; nessuna rendicontazione dell’operato dei “portavoce”; nessun taglio dei privilegi e delle consulenze se non come previsto dalla legge. Una Giunta ferma, immobile, chiusa e spaccata perché ancorata ad una cultura prevalentemente qualunquista in perenne opposizione. Concentrata nell’organizzazione di festicciole costose e disarticolate, incapaci di coinvolgere persino i residenti. Apparentemente organizzate per garantire l’immagine degli amministratori, piuttosto che per il benessere della Città. Oltre settemila disoccupati e più di seicento famiglie in stato di grave povertà attendono una svolta che non arriva. I drammi ereditati dal passato continuano a moltiplicarsi. Le politiche sociali sono ridotte a strumento di frettolosa ed infruttuosa liquidazione dei problemi, lasciando macchie indelebili di profonda incultura amministrativa. Questo in una realtà territoriale a dodici km dal Capoluogo, con un patrimonio lagunare, montano ed identitario che farebbe invidia a chiunque. Una fabbrica naturale di biodiversità in grado di produrre crescita e benessere, mai valorizzata. Quasi duecento sfrattati che non trovano nell’Amministrazione alcuna reazione. Aziende che chiudono, alimentando altra disoccupazione e precariato. Milioni di euro di fondi comunitari disponibili, ma nemmeno l’ombra di un ufficio che operi per il disbrigo delle pratiche. Dieci minuti di pioggia autunnale e la città si allaga, riaccendendo la paura di una nuova e drammatica alluvione. Una Città che i grillini avrebbero dovuto proiettare nel futuro, che rifiuta le tradizioni e che si chiude nelle mura virtuali di una pericolosa cultura feudale che non fa sistema e che non contribuisce alla crescita della Sardegna. Un’amministrazione che vive un infinito spot.   


Chi amministra deve evitare ulteriori umiliazioni ad una Città che merita ben altro. Noi non facciamo politica arrivista, seppure legittima, ma doveroso ed esclusivo protagonismo civico. Nella qualità di cittadini paghiamo le imposte e le tasse dovute, comprese le indennità di chi amministra. Non abbiamo preferenze partitiche e ciò ci garantisce la libertà di giudicare, proporre e pretendere il rispetto dei ruoli e dei patti. Una cosa è certa, con i “grillini”, per ora, non ci abbiamo guadagnato. 

Nessun commento:

Posta un commento