Sporcizia dappertutto, nella periferia, nei
marciapiedi, nelle strade gravemente sconnesse e negli spazi verdi. Giardini pubblici
in balia dell’incuria e del vandalismo. Blatte e topi che infestano le strade
oramai rese deserte da una crisi in gran parte subita, mentre chi amministra appare
distratto. Una puzza insopportabile che fuoriesce dalle griglie di raccolta
delle acque piovane che si mischiano con quelle nere. Drammi sociali che
crescono senza trovare risposte adeguate. È questa la triste immagine di una Città
incompiuta, che è stata ricca e che ora è tra le più inquinate d’Italia e ad
altissimo rischio idrogeologico, privata di un futuro: Assemini in provincia di
Cagliari. Una Città di 27 mila abitanti a cui il M5s aveva promesso rinnovamento,
ma anche cambiamento e sviluppo.
I cittadini sono sempre più indignati,
stufi di ripetere sempre le stesse cose senza che nulla cambi. Del resto sono
trascorsi già quindi mesi. Nell’ultimo periodo si è registrato un netto
peggioramento che si contrappone, paradossalmente, all’aumento delle imposte e
delle tasse comunali. Manca un progetto di Città, una strategia di sviluppo,
una coscienza amministrativa che contamini positivamente anche quella civica ed
imprenditoriale. L’attuale giunta pentastellata, unica in Sardegna, è stata
protagonista del rinnovamento, liquidando alle ultime elezioni amministrative i
due poli principali. Giunta che però non ha ancora iniziato il processo di cambiamento
promesso. Mancano azioni strutturali di prevenzione, gestione, controllo e di
educazione ambientale nonché di valorizzazione e rispetto del patrimonio
pubblico. Mancano idee chiare di come innovare la Città e consolidare la base
socioeconomica. Manca il confronto con i cittadini. Insomma, manca la Politica.
Assemini è una delle prime dieci città della Sardegna, ma vive un evidente ritardo
rispetto ad altre realtà urbane anche della stessa Isola. La qualità dei
servizi decresce. La colpa sembra essere sempre degli altri, ma chi amministra
ha il dovere di intervenire con politiche fattive e di qualità. Nulla più di
quanto avviene in altri luoghi, dove la confusa propaganda è superata da azioni
concrete e lungimiranti. Quindici mesi di governo municipale e nessun miglioramento,
nessuna innovazione. Violato anche il patto elettorale con i cittadini: nessun
coinvolgimento nelle scelte; nessun atto di trasparenza in più rispetto al
passato; nessun bilancio partecipato; nessuna rendicontazione dell’operato dei
“portavoce”; nessun taglio dei privilegi e delle consulenze se non come previsto
dalla legge. Una Giunta ferma, immobile, chiusa e spaccata perché ancorata ad
una cultura prevalentemente qualunquista in perenne opposizione. Concentrata nell’organizzazione
di festicciole costose e disarticolate, incapaci di coinvolgere persino i
residenti. Apparentemente organizzate per garantire l’immagine degli
amministratori, piuttosto che per il benessere della Città. Oltre settemila
disoccupati e più di seicento famiglie in stato di grave povertà attendono una
svolta che non arriva. I drammi ereditati dal passato continuano a moltiplicarsi.
Le politiche sociali sono ridotte a strumento di frettolosa ed infruttuosa
liquidazione dei problemi, lasciando macchie indelebili di profonda incultura
amministrativa. Questo in una realtà territoriale a dodici km dal Capoluogo,
con un patrimonio lagunare, montano ed identitario che farebbe invidia a
chiunque. Una fabbrica naturale di biodiversità in grado di produrre crescita e
benessere, mai valorizzata. Quasi duecento sfrattati che non trovano nell’Amministrazione
alcuna reazione. Aziende che chiudono, alimentando altra disoccupazione e
precariato. Milioni di euro di fondi comunitari disponibili, ma nemmeno l’ombra
di un ufficio che operi per il disbrigo delle pratiche. Dieci minuti di pioggia
autunnale e la città si allaga, riaccendendo la paura di una nuova e drammatica
alluvione. Una Città che i grillini avrebbero dovuto proiettare nel futuro, che
rifiuta le tradizioni e che si chiude nelle mura virtuali di una pericolosa
cultura feudale che non fa sistema e che non contribuisce alla crescita della
Sardegna. Un’amministrazione che vive un infinito spot.
Chi amministra deve evitare ulteriori umiliazioni
ad una Città che merita ben altro. Noi non facciamo politica arrivista, seppure
legittima, ma doveroso ed esclusivo protagonismo civico. Nella qualità di
cittadini paghiamo le imposte e le tasse dovute, comprese le indennità di chi
amministra. Non abbiamo preferenze partitiche e ciò ci garantisce la libertà di
giudicare, proporre e pretendere il rispetto dei ruoli e dei patti. Una cosa è
certa, con i “grillini”, per ora, non ci abbiamo guadagnato.
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