martedì 19 maggio 2015

Bisogna creare ricchezza, dando un’anima alla Città

Fonte Canalis - Assemini (CA)
Se ad Assisi, Faenza o Viterbo avessero ragionato come gli attuali amministratori asseminesi, oggi nessuno potrebbe conoscere ed apprezzare un così vasto patrimonio culturale. La cultura è anche economia e questa è sostenibile se incentrata sulla conoscenza e sulle funzioni sociali e civili del mercato.
Ad Assemini cresce la povertà. Il degrado cancella i contorni di una città sempre più periferica. L’anonimato imperversa, annientando ogni traccia di quel passato che dovrebbe guidarci per mitigare il presente e condizionare i futuro. I bisogni dei cittadini sono elusi dagli effetti dell’autoreferenzialità diffusa. Assemini non può essere ridotta ad un prodotto qualsiasi del “supermercato globale”, ma deve tracciare un percorso strategico ancorato alla sua identità affinché diventi protagonista di un cambiamento rispettoso delle logiche di sistema.
Chi è chiamato dagli elettori ad amministrare la cosa pubblica deve agire con una visione definita ed inclusiva, tale da non esporci passivamente anche ai venti più deboli. Deve distinguere l’ordinaria amministrazione da quella straordinaria. Solo così potrà superare il becero populismo e rifiutare la standardizzazione che vuole tutti uguali e destinatari  passivi di un modello centralista malsano ed improduttivo che ha portato i sardi alla rovina. La Sardegna ha bisogno di crescere in maniera armonica, tranciando quel cordone ombelicale che ci mantiene in vita senza possibilità di maturare. In gioco non vi è la carriera di singoli politici o l’affermazione di simboli partitici, ma il futuro di un popolo.  
Ogni città è parte del sistema Sardegna, a sua volta collocato in più ampi scenari istituzionali. In tale ambito deve contribuire alla crescita ed allo sviluppo. Ha il dovere politico di mettere in campo azioni virtuose ed innovative a tutela della dignità individuale e sociale. Deve creare le condizioni affinché si superino i ritardi strutturali e si sviluppino sempre nuove e crescenti opportunità. Il percorso è complesso ed occorre uscire subito dalla cultura catastrofica dell’attendismo e del dipendentismo. Non esistono “mani invisibili” che sistemano tutto, né primi ministri che possono occuparsi del particolare. Esiste l’esigenza di attuare politiche attive legate alle potenzialità territoriali e di un’autonomia che deve crescere. Alcuni comuni sardi lo fanno, creando ogni giorno nuove occasioni e bellezza da divulgare con sano orgoglio.
Esiste una sola strada da percorrere: uscire dal desolante isolamento, rimboccarsi le maniche e fare sistema, partendo dalle risorse disponibili per caratterizzare la città. La vita non è un Social Network dove basta un clic per cancellare ciò che non ci piace. Oltre lo schermo, fuori, nelle strade, nelle scuole, nelle case ed in ogni attività economica non esistono tasti liberatori. Ci vogliono analisi, apertura mentale, pianificazioni, strategie, fatti. Assemini deve riscoprire e puntare sulla sua identità facendo di questo fattore un volano per uno sviluppo territoriale. Non c’è più tempo da perdere: occorre bloccare lo sperpero di denaro pubblico per incentivare e sostenere la ricerca e la catalogazione della nostra storia. Per valorizzare pienamente le risorse naturali e culturali presenti e nascoste, compresa la nostra lingua. Insegnare e divulgare ogni potenzialità per passare dal sentimento alla coscienza della nostra sardità elevandola a rango di fattore della produzione al pari della terra, del capitale, del lavoro e della conoscenza. Dobbiamo uscire da questo stato di ibernazione ed attivarci con azioni logiche che facciano conoscere il nostro territorio per stimolare nuove e vincenti iniziative economiche.  

Occorre interagire con le famiglie e con le scuole. Con loro bisogna trovare un metodo condiviso per formare individui responsabilmente liberi in grado di sapere chi sono stati per poi scegliere chi e cosa essere. 

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