Né la globalizzazione, né le grandi catene
commerciali sono un problema quando si ha la capacità di sviluppare politiche
attive territoriali in grado di governare crescita e sviluppo. La politica asseminese
deve superare il cronico immobilismo, nonché le dannose ed insufficienti azioni
settoriali con comportamenti politici di sistema, progettuali e diretti a
favorire il rilancio socioeconomico della Città. Il Centro Commerciale Naturale”
è una grande opportunità a portata di mano, ma occorre coglierla.
La grave crisi che colpisce pesantemente cittadini
e imprese deve trovare risposta attraverso lo studio e l’attuazione di progetti
di rilancio che competono tutti gli attori economici (Comune, aziende, cittadini
e associazioni di categoria). Occorre superare la logica “commissariale” per
aprirsi al confronto sociale, individuando nuove direttrici di sviluppo. Spetta
a chi è stato chiamato ad amministrare farsi promotore di azioni innovative. La
condizione socioeconomica che viviamo è la risultante di manovre sbagliate che
l’immobilismo non risolve. È necessario agire, uscendo dalla perenne campagna
elettorale e dal “provincialismo politico” che da troppo tempo caratterizzano lo
scenario locale. Bisogna investire il tempo per individuare e promuovere le
specificità locali, realizzando nuovi spazi identitari in grado di soddisfare i bisogni dei
consumatori ed attrarre visitatori. I Centri Commerciali Naturali sono una
chiave di volta per valorizzare, attraverso azioni di Marketing Urbano, aree a
vocazione commerciale ed artigianale, sostenendo con politiche concrete le attività
esistenti e/o latenti. Aree consortili in cui il consumatore possa effettuare i
propri acquisti. Spazi in cui possa essere promosso lo scambio di beni e
servizi in grado di attrarre un numero crescente di clienti, non solo locali. Il
progressivo calo della domanda nelle tradizionali attività commerciali ed
artigianali non solo crea un danno al tessuto sociale, economico e produttivo,
ma impedisce l’emergere di nuove iniziative imprenditoriali. La strada da
intraprendere è quella di nuova logica che rompa con l’improduttività politica
che produce costi esorbitanti senza creare reali condizioni di benessere. Occorre
lucida vivacità per orientare il mercato attraverso una nuova coscienza
imprenditoriale, sociale, ma anche e soprattutto amministrativa.
Non esiste alcuna “mano invisibile” che
possa assicurare crescita e sviluppo. Occorre umiltà amministrativa e
imprenditoriale, ma anche una rinnovata coscienza sociale. Superare le dispersive
politiche settoriali per aprirsi ad un nuovo e vincente modello di governance è doveroso. Perché non si può
prescindere da una rete che unisca le volontà innovative, attraverso la
sinergia tra soggetti pubblici e privati.
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