‹‹Si rende necessaria una riconfigurazione del sistema
socio-economico affinché Assemini generi reddito e benessere nella
“competizione territoriale” che l’integrazione europea e
l’internazionalizzazione stanno determinando. Assemini dovrebbe fare quello che
molte altre città italiane ed europee stanno già facendo: progettare la propria
struttura sociale ed economica. Obbiettivo che la città si sarebbe dovuta porre
indipendentemente dalla crisi che stiamo attraversando.
Si deve parlare di Assemini nello stesso modo in cui in
Europa si parlerebbe di una qualunque città, sullo sfondo di ciò che oggi
chiamiamo il “modello europeo di città”. Ovviamente tenendo conto della
specificità locale e del contesto isolano di cui è parte anche istituzionale,
ma non sistemica.
Il focus dell’analisi deve essere sull’evoluzione della
città nel tempo, perché le trasformazioni strutturali hanno bisogno di tempo
per prendere forma, e le politiche di regolazione delle traiettorie di
sviluppo, come l’esperienza e la logica suggeriscono, per essere efficaci
devono avere una stabilità che va oltre il ciclo politico-amministrativo in
ragione della tipologia degli interventi, degli effetti, della burocrazia e
delle disponibilità di risorse.
Ci vuole una pianificazione strategica che tracci un futuro
che sia ancorato al suo presente; che sia, cioè, il punto di arrivo di una
traiettoria evolutiva, che sia in grado di descrivere gli stadi successivi, che
prende forma nel tempo storico determinato, a partire dalle “condizioni
iniziali” della città. Un piano strategico è un progetto di regolazione
realistico.
Per definire una strategia di sviluppo si devono compiere attività
fondamentali. Si devono specificare le “condizioni iniziali” della città (lo
stato delle cose), ossia comprendere quali sono le caratteristiche
dell’economia e della società locale (ed i suoi disequilibri). In secondo
luogo, poiché le città sono sistemi in continuo mutamento, assumere una
prospettiva strategica rende necessario chiedersi, quale traiettoria di
sviluppo Assemini potrebbe seguire nel prossimo decennio e oltre nell’ipotesi
“senza intervento” (nell’ipotesi cioè, che non saranno effettuati interventi di
regolazione - politiche pubbliche). Naturalmente, nel definire gli “scenari
senza intervento” si deve considerare la situazione post-crisi come condizione
iniziale.
A seguire, si deve identificare il “modello di città” al
quale tendere e, quindi, la traiettoria che si intende seguire. Il modello di
città non deve essere identificato e scelto dalla comunità locale senza tenere
conto delle condizioni iniziali e delle possibilità di regolazione di cui essa
dispone. Non si tratta semplicemente di identificare “come vogliamo che sia
Assemini nel futuro”. Si tratta di identificare ciò che è possibile realizzare
– le opzioni – e, poi, scegliere fra queste quella che si preferisce.
Per Assemini – così come per molte altre città – le opzioni
disponibili sono limitate. Prendere atto della limitatezza delle opzioni è un
atto di importanza critica nella pianificazione strategica. Un piano strategico
di sviluppo economico non è semplicemente un documento di analisi: la sua parte
caratterizzante è il “progetto di regolazione”, vale a dire la sequenza di
interventi che dovrebbero modificare il sentiero evolutivo della città lungo un
determinato arco temporale. Una caratteristica fondamentale di un piano
strategico è che esso dovrebbe essere solo marginalmente influenzato dai
cambiamenti di prospettiva legati al “ciclo politico”. La comunità locale – la
civitas – dovrebbe convergere su una visione della città, su obiettivi di
carattere strutturale che restano condivisi nel tempo (ecco perché abbiamo
proposto un’azione amministrativa inclusiva). L’arco temporale dei piani
strategici delle città è, in genere, di 20 anni, ma in termini operativi si
articola in sotto-periodi più brevi. Vi sono azioni che possono essere avviate
subito e progetti di rilievo socioeconomico che possono essere realizzati
nell’arco dei prossimi due-tre-cinque anni.
Il piano strategico di sviluppo economico di una città si
dovrebbe articolare in tre “ambiti di intervento”: struttura socio-economica
della città; struttura fisico-spaziale della città; struttura politica della
città.
I cambiamenti da effettuare nella struttura
politico-amministrativa sono legati a due aspetti. In primo luogo, si devono
realizzare degli adeguamenti procedurali e cognitivi necessari per formulare e
attuare un piano strategico più articolato e più funzionale. Ad esempio,
possono essere necessari accordi intercomunali e adeguamenti delle competenze
delle amministrazioni. Inoltre - questo è il tema che ha assunto una grande
importanza in Europa - la costruzione del piano strategico deve essere
espressione di forme di partecipazione diretta sostanziale, proprio per
l’importanza delle scelte effettuate attraverso il piano››.