domenica 3 agosto 2014

L’improvvisazione la pagano i cittadini


‹‹Si rende necessaria una riconfigurazione del sistema socio-economico affinché Assemini generi reddito e benessere nella “competizione territoriale” che l’integrazione europea e l’internazionalizzazione stanno determinando. Assemini dovrebbe fare quello che molte altre città italiane ed europee stanno già facendo: progettare la propria struttura sociale ed economica. Obbiettivo che la città si sarebbe dovuta porre indipendentemente dalla crisi che stiamo attraversando.
Si deve parlare di Assemini nello stesso modo in cui in Europa si parlerebbe di una qualunque città, sullo sfondo di ciò che oggi chiamiamo il “modello europeo di città”. Ovviamente tenendo conto della specificità locale e del contesto isolano di cui è parte anche istituzionale, ma non sistemica.
Il focus dell’analisi deve essere sull’evoluzione della città nel tempo, perché le trasformazioni strutturali hanno bisogno di tempo per prendere forma, e le politiche di regolazione delle traiettorie di sviluppo, come l’esperienza e la logica suggeriscono, per essere efficaci devono avere una stabilità che va oltre il ciclo politico-amministrativo in ragione della tipologia degli interventi, degli effetti, della burocrazia e delle disponibilità di risorse.
Ci vuole una pianificazione strategica che tracci un futuro che sia ancorato al suo presente; che sia, cioè, il punto di arrivo di una traiettoria evolutiva, che sia in grado di descrivere gli stadi successivi, che prende forma nel tempo storico determinato, a partire dalle “condizioni iniziali” della città. Un piano strategico è un progetto di regolazione realistico.
Per definire una strategia di sviluppo si devono compiere attività fondamentali. Si devono specificare le “condizioni iniziali” della città (lo stato delle cose), ossia comprendere quali sono le caratteristiche dell’economia e della società locale (ed i suoi disequilibri). In secondo luogo, poiché le città sono sistemi in continuo mutamento, assumere una prospettiva strategica rende necessario chiedersi, quale traiettoria di sviluppo Assemini potrebbe seguire nel prossimo decennio e oltre nell’ipotesi “senza intervento” (nell’ipotesi cioè, che non saranno effettuati interventi di regolazione - politiche pubbliche). Naturalmente, nel definire gli “scenari senza intervento” si deve considerare la situazione post-crisi come condizione iniziale.
A seguire, si deve identificare il “modello di città” al quale tendere e, quindi, la traiettoria che si intende seguire. Il modello di città non deve essere identificato e scelto dalla comunità locale senza tenere conto delle condizioni iniziali e delle possibilità di regolazione di cui essa dispone. Non si tratta semplicemente di identificare “come vogliamo che sia Assemini nel futuro”. Si tratta di identificare ciò che è possibile realizzare – le opzioni – e, poi, scegliere fra queste quella che si preferisce.
Per Assemini – così come per molte altre città – le opzioni disponibili sono limitate. Prendere atto della limitatezza delle opzioni è un atto di importanza critica nella pianificazione strategica. Un piano strategico di sviluppo economico non è semplicemente un documento di analisi: la sua parte caratterizzante è il “progetto di regolazione”, vale a dire la sequenza di interventi che dovrebbero modificare il sentiero evolutivo della città lungo un determinato arco temporale. Una caratteristica fondamentale di un piano strategico è che esso dovrebbe essere solo marginalmente influenzato dai cambiamenti di prospettiva legati al “ciclo politico”. La comunità locale – la civitas – dovrebbe convergere su una visione della città, su obiettivi di carattere strutturale che restano condivisi nel tempo (ecco perché abbiamo proposto un’azione amministrativa inclusiva). L’arco temporale dei piani strategici delle città è, in genere, di 20 anni, ma in termini operativi si articola in sotto-periodi più brevi. Vi sono azioni che possono essere avviate subito e progetti di rilievo socioeconomico che possono essere realizzati nell’arco dei prossimi due-tre-cinque anni.
Il piano strategico di sviluppo economico di una città si dovrebbe articolare in tre “ambiti di intervento”: struttura socio-economica della città; struttura fisico-spaziale della città; struttura politica della città.
I cambiamenti da effettuare nella struttura politico-amministrativa sono legati a due aspetti. In primo luogo, si devono realizzare degli adeguamenti procedurali e cognitivi necessari per formulare e attuare un piano strategico più articolato e più funzionale. Ad esempio, possono essere necessari accordi intercomunali e adeguamenti delle competenze delle amministrazioni. Inoltre - questo è il tema che ha assunto una grande importanza in Europa - la costruzione del piano strategico deve essere espressione di forme di partecipazione diretta sostanziale, proprio per l’importanza delle scelte effettuate attraverso il piano››. 

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