martedì 14 aprile 2015

Terza età, servono politiche per bonificare il deserto amministrativo






La prossima amministrazione dovrà investire nella buona politica abbattendo lo spreco, la cecità e le barriere generazionali 




Chi ha partecipato alla ricostruzione del Paese ha guardato al futuro, assicurando ad altri diritti e benessere. Ora spetta alle nuove generazioni costruire un modello di sostenibilità sociale che abbatta le barriere generazionali, assicurando progresso ed inclusione. Assemini deve superare questa fase di imbarazzante buio politico, inaugurando una nuova stagione di riforme.

Gli anziani di oggi hanno sostenuto lo sviluppo economico e sociale; affermato i principi di libertà e giustizia. Sono loro a supportare ancora oggi la famiglia ed i giovani trasmettendo conoscenza, tradizioni e valori etici, di cultura imprenditoriale e di democrazia. La crisi degli ideali della politica non può essere risolta con l’antipolitica e con una concezione avventuristica ed autoreferenziale del mandato amministrativo. Occorre capacità di lettura ed attenzione ai bisogni dei cittadini, a partire dalle fasce più vulnerabili. La mancanza di fiducia verso i politici ha logorato il senso civico. Essa è anche la conseguenza dell’opacità dietro la quale si nascondono troppi amministratori e troppi politici. Una cortina nebbiogena che genera bassa efficienza ed improduttività della spesa pubblica, alimentando una rete dissipativa che ci trattiene in uno stato d’ibernazione. Viviamo un modo irresponsabile ed indecoroso con cui è stata trattata la questione sociale e lo sviluppo. Ad Assemini chi ha ricevuto il mandato amministrativo non ha investito nemmeno in un’altalena per bambini disabili, ma ha sprecato centinaia di migliaia di euro e difeso gelosamente le proprie prerogative. Gli anziani rappresentano quasi il 20% della popolazione residente. La tendenza è “a crescere” in ragione della bassa natalità e del basso flusso migratorio regolare. Gli anziani rappresentano una componente generativa di reddito e di compensazione rilevante. Questo non è un dramma perché vi sono paesi le cui economie hanno, come unica componente generativa di reddito e di occupazione, lo stock previdenziale. Sono paesi con strutture simili alle “città del consumo”: l’unica produzione è quella indotta dall’attività del consumo e delle relative transazioni (logistica e governance). Questi sono esempi gestionali da imitare. Diversamente, Assemini non dispone di un progetto di abbattimento della marginalità sociale e Non è in grado di porre in essere politiche inclusive e di valorizzazione. Continua a non prevedere spazi utili e dignitosi. L’inesistenza di politiche di bilancio non consente alcuna forma innovativa di compensazione. Manca la capacità di catturare, raccogliere e tramandare le conoscenze, le tradizioni e la lingua. Il problema cresce quando l’anziano non è autosufficiente. Necessita di cure e di assistenza continua e costosa, in un contesto di disoccupazione e precariato dilagante. Se chi amministra rimane fermo, cosa accadrà tra dieci anni?         

Bisogna guardare al futuro ed unire le forze non per dare sfogo alla protesta, ma per disinnescare con i fatti questa “bomba sociale” avviando: Piani d’intervento personalizzato; Integrazione informatica; Rafforzamento della rete dei servizi socio assistenziali; Politiche multidimensionali per le longevità attive; Razionalizzazione della spesa, delle tariffe e dei tributi; Apporto ed integrazione di sussidiarietà tra pubblico e privato. Ci vuole autorevolezza per affermare il Primato della politica locale e per promuovere doverose rivendicazioni presso gli altri enti corresponsabili, con adeguata progettualità. 

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