La
prossima amministrazione dovrà investire nella buona politica abbattendo lo
spreco, la cecità e le barriere generazionali
Chi ha partecipato alla ricostruzione del
Paese ha guardato al futuro, assicurando ad altri diritti e benessere. Ora spetta
alle nuove generazioni costruire un modello di sostenibilità sociale che abbatta
le barriere generazionali, assicurando progresso ed inclusione. Assemini deve superare
questa fase di imbarazzante buio politico, inaugurando una nuova stagione di
riforme.
Gli anziani di oggi hanno sostenuto lo
sviluppo economico e sociale; affermato i principi di libertà e giustizia. Sono
loro a supportare ancora oggi la famiglia ed i giovani trasmettendo conoscenza,
tradizioni e valori etici, di cultura imprenditoriale e di democrazia. La crisi
degli ideali della politica non può essere risolta con l’antipolitica e con una
concezione avventuristica ed autoreferenziale del mandato amministrativo. Occorre
capacità di lettura ed attenzione ai bisogni dei cittadini, a partire dalle
fasce più vulnerabili. La mancanza di fiducia verso i politici ha logorato il
senso civico. Essa è anche la conseguenza dell’opacità dietro la quale si
nascondono troppi amministratori e troppi politici. Una cortina nebbiogena che
genera bassa efficienza ed improduttività della spesa pubblica, alimentando una
rete dissipativa che ci trattiene in uno stato d’ibernazione. Viviamo un modo irresponsabile
ed indecoroso con cui è stata trattata la questione sociale e lo sviluppo. Ad
Assemini chi ha ricevuto il mandato amministrativo non ha investito nemmeno in
un’altalena per bambini disabili, ma ha sprecato centinaia di migliaia di euro
e difeso gelosamente le proprie prerogative. Gli anziani rappresentano quasi il
20% della popolazione residente. La tendenza è “a crescere” in ragione della
bassa natalità e del basso flusso migratorio regolare. Gli anziani
rappresentano una componente generativa di reddito e di compensazione
rilevante. Questo non è un dramma perché vi sono paesi le cui economie hanno,
come unica componente generativa di reddito e di occupazione, lo stock
previdenziale. Sono paesi con strutture simili alle “città del consumo”:
l’unica produzione è quella indotta dall’attività del consumo e delle relative
transazioni (logistica e governance). Questi sono esempi gestionali da imitare.
Diversamente, Assemini non dispone di un progetto di abbattimento della
marginalità sociale e Non è in grado di porre in essere politiche inclusive e
di valorizzazione. Continua a non prevedere spazi utili e dignitosi. L’inesistenza
di politiche di bilancio non consente alcuna forma innovativa di compensazione.
Manca la capacità di catturare, raccogliere e tramandare le conoscenze, le
tradizioni e la lingua. Il problema cresce quando l’anziano non è
autosufficiente. Necessita di cure e di assistenza continua e costosa, in un
contesto di disoccupazione e precariato dilagante. Se chi amministra rimane
fermo, cosa accadrà tra dieci anni?
Bisogna guardare al futuro ed unire le
forze non per dare sfogo alla protesta, ma per disinnescare con i fatti questa “bomba
sociale” avviando: Piani d’intervento personalizzato; Integrazione informatica;
Rafforzamento della rete dei servizi socio assistenziali; Politiche
multidimensionali per le longevità attive; Razionalizzazione della spesa, delle
tariffe e dei tributi; Apporto ed integrazione di sussidiarietà tra pubblico e
privato. Ci vuole autorevolezza per affermare il Primato della politica locale
e per promuovere doverose rivendicazioni presso gli altri enti corresponsabili,
con adeguata progettualità.
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