Sarà un unico grande parco da Molentargius a Santa Gilla con
due obiettivi: rispetto dell'ambiente e creazione di posti di
lavoro.
Sono sette i comuni coinvolti: Cagliari, Quartu Sant'Elena,
Selargius, Quartucciu, Assemini, Elmas e Capoterra. Sostengono che la Regione debba
impegnarsi per la costituzione di un parco regionale più ampio che abbracci
anche la Sella del Diavolo e il Colle di Sant'Elia.
Pronti altri 15 milioni di euro da destinare ad una gestione
integrata di tutte le potenzialità ambientali, produttive e turistiche del
compendio. Una grande sfida, considerato che i parchi notoriamente producono
perdite d’esercizio.
Un progetto evidentemente destinato a funzionare solo
attraverso continue iniezioni di denaro pubblico. Si desume dalla lettura della
progettazione stessa: «la valorizzazione ai fini economici e sociali è
rimandata a fase successiva». Insomma, intanto spendiamo, poi si vedrà.
Sarebbe questa la svolta dopo i 120 miliardi di lire spesi
per la bonifica, i vari milioni di euro spesi per la manutenzione annuale e il
mantenimento dei dipendenti, arrivati sino al top di 35 unità, poi in parte
licenziati?
Questo è ciò che accade quando la politica sconfina nelle ideologie riconducibili al socialismo reale, impossessandosi di ciò che non le compete: gestire direttamente i processi economico-produttivi.
Questo è ciò che accade quando la politica sconfina nelle ideologie riconducibili al socialismo reale, impossessandosi di ciò che non le compete: gestire direttamente i processi economico-produttivi.
Compito delle classi dirigenti, politiche e culturali,
dovrebbe essere quello di superare la logica dirigista per favorire la funzione
dell’economia sociale di mercato. Così come loro non spenderebbero un centesimo
delle proprie risorse nel vuoto, allo stesso modo dovrebbero considerare con
rispetto i sacrifici dei contribuenti.
È necessario portare un ordine virtuoso all’interno del
sistema. Le istituzioni pubbliche devono assumere il ruolo di autorità
regolatrice, senza riservarsi alcuna funzione d'intervento diretto nei processi
produttivi, prevedendolo solamente quando questi meccanismi presentano limiti o
problemi tali da ritenere necessario e conforme al sistema l'intervento
dell'autorità pubblica. L'ordine
concorrenziale è di per sé un "bene pubblico" e in quanto tale
andrebbe sostenuto e tutelato.
I comuni non devono appiattirsi in una logica storicamente ed
economicamente distruttiva, ma agire con spirito cognitivo.
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