lunedì 1 maggio 2017

Buon 1° maggio



Non si può continuare ad affidare le soluzioni allo stesso metodo che ha reiteratamente causato i problemi. Vale anche per il lavoro e la sua stagnazione. In Italia 4 giovani su 10 non lavorano. Non va meglio per le donne: solo il 40% lavora.

La causa è addebitabile alla burocrazia che ingessa il mercato del lavoro: eccesso di contrattazione, rigidità, tasse e garanzie solo per chi ha un lavoro e nessuna per i lavoratori autonomi e per coloro che un lavoro non lo hanno.

Quindici anni fa, Marco Biagi, propose una soluzione chiara e funzionale: abolire lo Statuto dei Lavoratori che tutela solo coloro che hanno il lavoro, per introdurre lo Statuto dei Lavori. Una nuova formula per dare garanzie minime a chiunque lavora: lavoratori dipendenti e autonomi, riconoscendo loro la maternità, la malattia, la formazione e tempi certi per i pagamenti. Inoltre, dopo aver introdotto lo Statuto dei Lavori, dovrà essere assicurato nelle aziende - dove si genera ricchezza, sviluppo e crescita - un processo di contrattazione specifico.

Spetta alla classe dirigente elaborare e attuare politiche attive per il lavoro capaci di rispondere ad un sistema in continua trasformazione, compresa la tutela dei lavoratori nei passaggi da un lavoro all’altro, sulla formazione, sulle attitudini e sul merito. Favorire, attraverso le strutture più moderne, l’incontro tra offerta e domanda di lavoro. Occorre ridurre il cuneo fiscale affinché i lavoratori abbiano più soldi in tasca rispetto a quanto pagano le aziende.


È necessario cambiare metodo e prospettiva: per crescere, c’è bisogno di creare possibilità e potenzialità principalmente per i giovani. Allo stesso modo, c’è bisogno di azioni concrete e lungimiranti territoriali, affinché la specificità assuma un ruolo costruttivo contro le diffuse ipocrisie. 

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