mercoledì 3 maggio 2017

IL PRESTITO PONTE AD ALITALIA È L’ENNESIMA FOLLIA DI STATO

«Con 600 MLN si possono finanziare progetti strategici in grado di stimolare MLD d’investimento per crescita e occupazione»



Il denaro pubblico è frutto dei sacrifici dei contribuenti e non può trasformarsi in un rubinetto sempre aperto. Il personale di Alitalia ha fatto una scelta chiara attraverso un referendum, rifiutando un investimento privato di 2 miliardi di euro. Il Governo non può cambiare le carte in tavola, continuare a vessare i cittadini per sprecare ulteriori risorse.
Il prestito ponte tra i 400 ed i 600 milioni di euro è un ulteriore errore, destinato ad alimentare lo spreco di denaro pubblico portando il peso sociale di Alitalia ad ben oltre 8 miliardi di euro. Non sono i contribuenti già abbondantemente spremuti a dover salvare un’azienda privata oramai priva di prospettiva. 

Del resto, come si può definire “prestito” un esborso che non potrà mai essere restituito?

Non si può continuare a sostenere una politica aziendale fallimentare senza via d’uscita. I 20mila dipendenti che perderebbero il posto sono la faccia di una stessa medaglia in cui le imprese chiudono senza alcun sostegno di Stato. Perciò, si ricorra agli ammortizzatori sociali come avvenuto finora per tanti altri disoccupati. Non si può continuare ad alimentare l’assistenzialismo che ha portato l’Italia ad avere un debito pubblico fuori controllo ed una conseguente tassazione da record. 


Non si può paragonare un impegno di spesa pubblica per Alitalia con i 20 miliardi spesi per le banche. Il primo caso sarebbe un ulteriore disastro, il secondo è stato necessario perché il costo macroeconomico sarebbe stato di gran lunga superiore al salvataggio anche nel caso di minusvalenza nella ricollocazione dei titoli. Come sostiene Parisi: “nei sistemi economici moderni, la banca, oltre a ricoprire un ruolo fondamentale nel sistema dei pagamenti, riveste un ruolo cruciale nel meccanismo di trasmissione della politica monetaria. In particolare questo meccanismo fa sì che l’offerta di moneta presente sul mercato sia data dalla base monetaria, quella stampata dalla Banca Centrale, e da una componente aggiuntiva, rappresentata propria dalla moneta bancaria, costituita dai depositi bancari e dagli impieghi, e quindi dai crediti erogati a imprese e famiglie. È facile pertanto intuire come, problemi di solvibilità di una banca possano mettere in crisi questo sistema di creazione dell’offerta di moneta, generando pertanto shock esterni nell’equilibrio macroeconomico”. Evidentemente diverso è il caso Alitalia: “pur rappresentando un importante driver di crescita per il Paese, soprattutto se considerata come detto la nostra vocazione turistica, non rappresenta un rischio sistemico per l’assetto economico". 

La produttività di un Paese non può essere la sintesi di un’infinita campagna elettorale. Il compito dei commissari è vendere/liquidare. Una volta per tutte. Ci sono Paesi anche in Europa che con 500 milioni hanno finanziato progetti innovativi e strategici, attirando miliardi di investimenti che stanno producendo crescita e occupazione. Ad esempio la Germania. 

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