«Con 600 MLN si possono finanziare
progetti strategici in grado di stimolare MLD d’investimento per crescita e
occupazione»
Il denaro pubblico è frutto dei sacrifici dei contribuenti e
non può trasformarsi in un rubinetto sempre aperto. Il personale di Alitalia ha
fatto una scelta chiara attraverso un referendum, rifiutando un investimento
privato di 2 miliardi di euro. Il Governo non può cambiare le carte in tavola,
continuare a vessare i cittadini per sprecare ulteriori risorse.
Il prestito ponte tra i 400 ed i 600 milioni di euro è un
ulteriore errore, destinato ad alimentare lo spreco di denaro pubblico portando
il peso sociale di Alitalia ad ben oltre 8 miliardi di euro. Non sono i
contribuenti già abbondantemente spremuti a dover salvare un’azienda privata
oramai priva di prospettiva.
Del resto, come si può definire “prestito” un esborso che
non potrà mai essere restituito?
Non si può continuare a sostenere una politica aziendale fallimentare senza via d’uscita. I 20mila dipendenti che perderebbero il posto sono la faccia di una stessa medaglia in cui le imprese chiudono senza alcun sostegno di Stato. Perciò, si ricorra agli ammortizzatori sociali come avvenuto finora per tanti altri disoccupati. Non si può continuare ad alimentare l’assistenzialismo che ha portato l’Italia ad avere un debito pubblico fuori controllo ed una conseguente tassazione da record.
Non si può continuare a sostenere una politica aziendale fallimentare senza via d’uscita. I 20mila dipendenti che perderebbero il posto sono la faccia di una stessa medaglia in cui le imprese chiudono senza alcun sostegno di Stato. Perciò, si ricorra agli ammortizzatori sociali come avvenuto finora per tanti altri disoccupati. Non si può continuare ad alimentare l’assistenzialismo che ha portato l’Italia ad avere un debito pubblico fuori controllo ed una conseguente tassazione da record.
Non si può paragonare un impegno di spesa pubblica per
Alitalia con i 20 miliardi spesi per le banche. Il primo caso sarebbe un
ulteriore disastro, il secondo è stato necessario perché il costo
macroeconomico sarebbe stato di gran lunga superiore al salvataggio anche nel
caso di minusvalenza nella ricollocazione dei titoli. Come sostiene Parisi:
“nei sistemi economici moderni, la banca, oltre a ricoprire un ruolo
fondamentale nel sistema dei pagamenti, riveste un ruolo cruciale nel
meccanismo di trasmissione della politica monetaria. In particolare questo
meccanismo fa sì che l’offerta di moneta presente sul mercato sia data dalla
base monetaria, quella stampata dalla Banca Centrale, e da una componente
aggiuntiva, rappresentata propria dalla moneta bancaria, costituita dai
depositi bancari e dagli impieghi, e quindi dai crediti erogati a imprese e
famiglie. È facile pertanto intuire come, problemi di solvibilità di una banca
possano mettere in crisi questo sistema di creazione dell’offerta di moneta,
generando pertanto shock esterni nell’equilibrio macroeconomico”. Evidentemente
diverso è il caso Alitalia: “pur rappresentando un importante driver di
crescita per il Paese, soprattutto se considerata come detto la nostra
vocazione turistica, non rappresenta un rischio sistemico per l’assetto
economico".
La produttività di un Paese non può essere la sintesi di
un’infinita campagna elettorale. Il compito dei commissari è vendere/liquidare.
Una volta per tutte. Ci sono Paesi anche in Europa che con 500 milioni hanno
finanziato progetti innovativi e strategici, attirando miliardi di investimenti
che stanno producendo crescita e occupazione. Ad esempio la Germania.
Nessun commento:
Posta un commento