![ViviAssemini](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhYsgNqq4Ijl_760Om0VESPqmaO6EAPH5FEO79Q3KGmtqCS9UN_6JxLfjKDYa8mAS0LnWBxvcerovgXLdz40NUF2ICY4j_gvHimTJm7IwuGbHLQOWHKpuvM9ne3V_GI4gNHrb5Q__eNcUat/s1600/Mi+compete.jpg)
ViviAssemini è un Comitato Civico apartitico, senza fini di lucro. Nasce per unire i cittadini e renderli protagonisti delle scelte amministrative. Suggerire iniziative ed atti concreti per il miglioramento della vivibilità e la crescita delle opportunità socioeconomiche. Affermare la trasparenza, la legalità e combattere lo spreco.
giovedì 24 dicembre 2015
lunedì 21 dicembre 2015
SLACCI IDRICI, LA MINORANZA NON ALIMENTI FALSE ILLUSIONI
Assemini
(CA). Durante il Consiglio comunale del 17 dicembre è emersa, dai banchi della
minoranza, la richiesta rivolta al Sindaco Mario Puddu di emettere una
Ordinanza per impedire gli slacci dell’acqua a seguito di contenziosi tra
utente ed Abbanoa. Chiediamo alle forze politiche di agire con maggiore spirito
costruttivo e più senso di responsabilità nell’esclusivo interesse dei
cittadini, senza alimentare false speranze o illusioni propagandistiche.
Sono
numerosi i Comuni, in tutta Italia, che hanno usato lo strumento dell’Ordinanza
per impedire alla società erogatrice del servizio idrico di provvedere agli
slacci, a seguito di contenziosi irrisolti. Molti degli stessi hanno, poi, provveduto
a revocare le stesse ordinanze in autotutela. Questo perché l’orientamento
giurisprudenziale in materia è chiaro: il Sindaco non può, con Ordinanza,
impedire lo slaccio. Allo stesso modo, non può ordinare il ripristino della
fornitura dell’acqua a chi non paga la bolletta. Questo a prescindere dalla
causa. È la legge che autorizza i gestori ad interrompere la fornitura dell’acqua agli utenti nel caso di grave
morosità e l’Ordinanza non può violare le norme sulle competenze dei Sindaci.
Sarebbe auspicabile, invece, che i Sindaci nella qualità di soci di Abbanoa,
agissero uniti per spingere l’organo amministrativo a rivedere la politica gestionale.
Magari facendosi portavoce delle proposte concrete avanzate dalle Associazioni
dei consumatori.
Il
Comitato Civico “ViviAssemini” nell’auspicare una funzione più costruttiva dell’intero
Consiglio comunale, invita il Sindaco a continuare a lavorare con gli altri
comuni e con la Regione sarda per migliorare il servizio ed i rapporti tra
utente e società erogatrice, specie sotto l’aspetto della misurazione e riscossione
delle bollette. Inoltre, invita i cittadini a rivolgersi alle Associazioni dei
consumatori presenti anche nella nostra Città, per farsi assistere ed eventualmente
difendere. Abbanoa e utente hanno pari legittimità e la fondatezza della
contestazione va sempre dimostrata.
giovedì 10 dicembre 2015
PARTECIPAZIONE, SODDISFATTI E PRONTI A FARE LA NOSTRA PARTE
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La nascita di "ViviAssemini" |
Assemini (CA) - Apprendiamo
con soddisfazione della scelta del Sindaco di Assemini, Mario Puddu, di dare
seguito alla nostra proposta. Quella di avviare un nuovo e costruttivo modello
di governance, attraverso
l’istituzione della Consulta delle associazioni e del volontariato. Inoltre, consideriamo
perfettamente attinente al bisogno di affermazione del processo di cambiamento,
la regolamentazione anche dei Comitati di quartiere, del Dibattito pubblico e,
dunque, dei Principi partecipativi. Ci metteremo subito all’opera per favorirne
l’affermazione, nel pieno rispetto dei doveri civici e dei principi costitutivi
del Comitato “ViviAssemini”.
Occorre
arginare e debellare i problemi che hanno condizionato negativamente la
traiettoria di sviluppo, per costruire e consolidare un processo riformista strutturale,
destinato a rendere irreversibile il processo di cambiamento. C’è bisogno di
impegno, tempo e di azioni lungimiranti per affermare beni comuni che
soddisfino bisogni diffusi. La partecipazione alle scelte pubbliche strategiche
migliorerà la nostra Democrazia e sarà in grado di affermare un metodo idoneo,
agile e produttivo per attuare un progetto strategico di sviluppo condiviso,
con idee, esperienze e conoscenze. Sarà possibile superare le politiche
settoriali ed aprire alla gestione integrata, facendo sistema. Assemini deve
crescere e deve emozionare, perciò ha bisogno di autodeterminazione per creare
centri di aggregazione propulsivi delle capacità; nuove istituzioni sociali
libere e rivolte alla creazione di benessere per tutti, attraverso un processo
vivo in cui tutti i soggetti positivi abbiano spazio e voce. Donne e uomini
capaci di valorizzare i continui cambiamenti ed anticipare quelli latenti,
abbattendo ogni barriera sociale e generazionale. Un nuovo ambiente in cui la
linea da seguire non sia quella della prevaricazione o della subalternità, ma
quella della ricerca costruttiva della condivisione nelle cose importanti da
fare. Riteniamo sia il modo più concreto, autentico e trasparente per dare
senso compiuto al bisogno di Primato della politica. Occorre uscire dalla
gabbia del conflitto permanente per affermare l’unica “rivoluzione” che conduce
al cambiamento: quella relazionale. L’unica costruttiva perché parte dal
miglioramento di se stessi per creare uno scenario sociale coeso e giusto.
I comitati
e le associazioni sono chiamati ad assolvere un ruolo importante nella
struttura della Democrazia, della crescita e dello sviluppo locale. Hanno il
dovere di denunciare le inefficienze, ma anche produrre soluzioni concrete. È
necessario agire con coerenza, compattezza e solidarietà trasversale, senza
affievolire il proprio status e la propria identità. “ViviAssemini” è una
istituzione sociale indipendente nata per costruire valore aggiunto territoriale
e farà doverosamente la sua parte.
Riportiamo integralmente la dichiarazione odierna del Sindaco Mario Puddu:
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Mario Puddu, Sindaco di Assemini |
Democrazia partecipativa, arrivano regolamenti per
associazioni e comitati
Comincia a concretizzarsi quel processo di democrazia
partecipata già annunciato e promesso nel nostro programma elettorale, nel
quale avevamo manifestato la nostra idea di partecipazione come dialogo
permanente fra soggetti pubblici e società civile nella soluzione di problemi
di interesse generale.
Tuttavia, per essere effettivo e per garantire una
partecipazione piena e responsabile alla vita politica di Assemini, tale
dialogo necessita di una rete costituita da cittadini, amministratori,
associazioni, imprese e sostanzialmente da soggetti consapevoli dei propri
diritti e delle proprie responsabilità. Dare vita a processi condivisi sul
piano delle decisioni e della gestione del bene comune è il modo giusto per
migliorare il rapporto tra le istituzioni e i cittadini. Quando il dialogo e il
confronto sono rispettosi e costruttivi, le distanze tra istituzioni e cittadini
si assottigliano e i risultati non tardano ad arrivare.
E così, nei giorni scorsi, il comitato civico “ViviAssemini”
ha pubblicato un’articolata lettera aperta, ripresa anche dagli organi di
stampa, con la quale propone e motiva l’esigenza di istituire una “Consulta
delle associazioni e del volontariato”.
Ho colto positivamente tale proposta perché coincide con gli
obiettivi e il programma del Movimento 5 Stelle e ho voluto condividerne la
riflessione con i miei collaboratori, che hanno espresso anch’essi un giudizio
positivo. Sotto questo aspetto, il consigliere Simone Carta e l'assessore
Jessica Mostallino lavorano già da tempo all’elaborazione di alcuni testi
normativi: il regolamento sul dibattito pubblico, quello sulla consulta delle
associazioni e quello per l'istituzione dei comitati di quartiere.
Il primo prevede l'istituzione del dibattito pubblico e il
coinvolgimento dei cittadini in merito alla realizzazione di opere e
l'affidamento di appalti di importo rilevante.
Gli altri due riguardano la costituzione della consulta
delle associazioni culturali, economiche e sociali e la nascita dei comitati di
quartiere, che hanno l’obiettivo di favorire l'incontro − per promuoverne lo
sviluppo autonomo − fra l’ente comunale e le aggregazioni sociali espressione
del territorio.
In tutto questo c’è una bellissima idea di fondo: far sì che
i cittadini possano esprimere suggerimenti e proposte agli organi
istituzionali, che possano insomma contribuire alla programmazione e alla
gestione delle scelte amministrative, sociali ed economiche.
Nei prossimi giorni queste proposte passeranno al vaglio
delle commissioni consiliari per poi essere approvate definitivamente in
consiglio comunale. Tali iniziative – che s’inquadrano perfettamente nel nostro
progetto di attuazione dei principi partecipativi e di trasparenza che presto
vedranno la luce − contribuiranno certamente ad affermare quel processo di
cambiamento che da due anni e mezzo stiamo tracciando. Nessun cambiamento
sostanziale sarà possibile senza un cosciente coinvolgimento dei cittadini,
delle loro organizzazioni sociali e del volontariato.
La nostra sfida continua e Assemini vincerà.
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La nostra "lettera aperta" a cui fa riferimento il Sindaco |
mercoledì 2 dicembre 2015
PROMUOVERE LA COOPOERAZIONE PER PRODURRE LAVORO
I
cittadini chiedono soluzioni ai loro problemi. Sicurezza, vivibilità, identità
e lavoro sono aspetti fondamentali che devono trovare risposte reattive e strutturali
da parte di chi è stato chiamato ad amministrare ad ogni livello. L’Amministrazione
comunale di Assemini non è esclusa: si faccia promotrice di un accordo di
cooperazione con altre città sarde e sopratutto italiane ed europee per favorire
la collocazione dei prodotti tipici nonché delle conoscenze tecniche e
scientifiche, al fine di creare nuovi redditi ed arginare gli effetti drammatici
della crisi.
La grave
crisi economica produce crescente malessere sociale, essa va affrontata e non
subita. Accanto al bisogno di sostenere il consolidamento, la riorganizzazione
e la formazione della base economica nonché il rilancio di nuove opportunità,
occorre individuare mercati di sbocco in cui collocare le produzioni che non
trovano risposta nel mercato interno. Specie le grandi città europee ed
italiane concentrano la maggior parte della creazione di valore. Generano
ricchezza, dinamiche di sviluppo, occupazione e sono anche luoghi di interscambio
culturale. Vanno individuate città strategiche e promossi gli accordi al fine
di favorire nuove forme di scambio. Occorre investire in azioni strategiche che
siano economicamente vantaggiose, come la promozione economica internazionale,
l'imprenditoria e la creazione di imprese nel nostro territorio, la gastronomia
ed il settore agroalimentare, il turismo e la cultura.
La vera
rivoluzione è uscire dall’atavico “provincialismo” che ha ibernato la nostra
città, per avviare politiche economiche produttive di benessere diffuso e sostenibile.
martedì 1 dicembre 2015
venerdì 27 novembre 2015
Colletta Alimentare
Sabato 28 novembre 2015 si rinnova la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare. Sono momenti difficili per tanti e chi ha la possibilità può compiere un gesto d’amore, consegnando ai volontari del Banco Alimentare impegnati davanti ai market una busta di spesa che verrà poi destinata ai più bisognosi.
Sono 21 le organizzazioni del Banco Alimentare più la Fondazione; 8 mila 100 strutture caritative sostenute; 1 milione 600 mila bisognosi aiutati (nel 2014).
mercoledì 25 novembre 2015
Concluso “Flash Mob” contro il femminicidio
In
occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, si è
tenuta oggi ad Assemini una manifestazione per esprimere la solidarietà verso
le vittime di femminicidio. I partecipanti, organizzati in corteo, sono
partiti, sotto la pioggia battente, a piedi dall’Anfiteatro comunale verso la
via Cagliari, davanti al Bar-Pizzeria “Orion”. Giunti sul posto hanno
partecipato e coinvolto i presenti in un “Flash Mob”. La manifestazione si è
conclusa con la lettura di brevi messaggi da parte di giovani studenti: il
presente che guarda e costruisce il futuro. La musica e la danza popolare come
espressione di storie complicate, di passioni, di spiritualità, di protesta
costruttiva e di libertà.
Dall’inizio
del 2015, sono novanta le vittime di femminicidio. Fatti gravissimi che
necessitano di interventi urgenti e strutturali in grado di aiutare le donne ad
uscire dall’isolamento della paura. Occorre parlare ai giovani affinché
contribuiscano a sconfiggere questo comportamento indegno di una società
civile. Tutti dobbiamo prendere coscienza delle nostre responsabilità, sociali
e civili. Dobbiamo lottare oggi, perché domani sarà troppo tardi.
La dichiarazione
sull’eliminazione della violenza contro le donne del 1993 fornisce una
definizione ampia di questa piaga: «qualunque atto di violenza sessista che
produca, o possa produrre, danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche,
ivi compresa la minaccia di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria
della libertà, sia nella vita pubblica che nella vita privata». L’ONU e
l’Unione Europea definiscono “violenza di genere” quella che si annida nello
squilibrio relazionale tra i sessi e nel desiderio di controllo e di possesso
da parte del genere maschile sul femminile. La data del 25 Novembre come
giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, è
stata scelta dall’ONU nella Risoluzione dell’Assemblea Generale n° 54/134 del
17 dicembre 1999, per ricordare le tre sorelle Mirabal, violentate ed uccise il
25 novembre 1960 nella Repubblica Dominicana. Il fenomeno della violenza è
trasversale ed assume forme e manifestazioni diverse, provocando danni fisici e
mentali con gravissime conseguenze anche a lungo termine, con costi umani,
sociali ed economici inaccettabili. Il fenomeno si manifesta soprattutto
nell’ambito familiare e coinvolge donne di ogni estrazione sociale e culturale.
Dalla schiavizzazione in matrimoni forzati, a donne vendute per alimentare il
mercato della prostituzione, a quelle molestate sul luogo di lavoro o mutilate
nell’intimità da pratiche obsolete, alle violenze domestiche che si manifestano
in varie forme, fisica, sessuale, psicologica ed economica.
La
Presidente del Comitato Civico “ViviAssemini”, Claudia Giannotti, ringrazia
tutti i cittadini che hanno partecipato, nonché: l’Amministrazione comunale di
Assemini per il fattivo supporto anche organizzativo; Giulio Melis ed il suo
gruppo di ballo; il Bar-Pizzeria “Orion”, la Prociv Augustus e Assemini
Soccorso per la preziosa assistenza logistica. Ora, davanti a noi, c’è un'altra
sfida: contribuire per creare nuovi e moderni servizi a sostegno del bisogno di
evoluzione civile, culturale e di riscatto sociale della donna vittima di ogni
violenza.
mercoledì 18 novembre 2015
NO ALLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE
In
occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, il
Comitato Civico “ViviAssemini” invita i cittadini nonché le forze politiche e
sociali a partecipare al raduno che si terra mercoledì 25 novembre a partire
alle ore 17:00, presso l’Anfiteatro comunale.
Alle ore
17:30 i partecipanti, organizzati in corteo, partiranno a piedi - dall’Anfiteatro
- verso la via Cagliari, passando per la via 2 Agosto fino alla via Sardegna,
per poi proseguire in Corso Europa. Giunti davanti al Bar-Pizzeria “Orion”, si
terrà un breve e sobrio “Flash Mob”. La conclusione dell’evento è prevista per
le ore 18:30.
La
violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani. Non conosce
confini geografici, né culturali o di ricchezza. Finché continuerà, non potremo
pretendere di aver compiuto reali progressi verso la civiltà, intesa come:
uguaglianza, sviluppo e pace.
La
dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne del 1993
fornisce una definizione ampia di questa piaga: «qualunque atto di violenza
sessista che produca, o possa produrre, danni o sofferenze fisiche, sessuali o
psicologiche, ivi compresa la minaccia di tali atti, la coercizione o
privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che nella vita
privata». L’ONU e l’Unione Europea definiscono “violenza di genere” quella che
si annida nello squilibrio relazionale tra i sessi e nel desiderio di controllo
e di possesso da parte del genere maschile sul femminile. La data del 25
Novembre come giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro
le donne, è stata scelta dall’ONU nella Risoluzione dell’Assemblea Generale n°
54/134 del 17 dicembre 1999, per ricordare le tre sorelle Mirabal, violentate
ed uccise il 25 novembre 1960 nella Repubblica Dominicana. Il fenomeno della
violenza è trasversale ed assume forme e manifestazioni diverse, provocando
danni fisici e mentali con gravissime conseguenze anche a lungo termine, con
costi umani, sociali ed economici inaccettabili. Il fenomeno si manifesta
soprattutto nell’ambito familiare e coinvolge donne di ogni estrazione sociale
e culturale. Dalla schiavizzazione in matrimoni forzati, a donne vendute per
alimentare il mercato della prostituzione, a quelle molestate sul luogo di
lavoro o mutilate nell’intimità da pratiche obsolete, alle violenze domestiche
che si manifestano in varie forme, fisica, sessuale, psicologica ed economica.
martedì 3 novembre 2015
Una Consulta per lo sviluppo e la crescita
La crisi socioeconomica e politica
necessita di nuovi ambiti propositivi compensativi per produrre ricchezza. “Lettera Aperta” al Sindaco
per proporre l’istituzione della Consulta delle Associazioni e del Volontariato.
I problemi di Assemini possono trovare
soluzione nell’unità, coinvolgendo in modo costruttivo la parte positiva della
comunità. Perciò abbiamo trasmesso al Sindaco, Mario Puddu, la proposta di
istituire la Consulta delle Associazioni e del Volontariato.
L’apertura del Primo cittadino
al dialogo ed al confronto deve trovare una pronta risposta da parte di tutti
gli attori sociali ed economici. La crisi necessita di azioni strutturali per affermare
un modello di governance in grado di segnare
costruttivamente il futuro di Assemini, ben oltre il già fondamentale aspetto
Democratico. Per coinvolgere nuove conoscenze ed esperienze da mettere al
servizio della comunità. Per affermare una visione strategica, di sistema ed
integrata. Per contribuire a dare un’anima ad Assemini. La “Consulta” non potrà
che essere lo strumento per la promozione ed il coordinamento delle realtà
associative, nonché luogo di raccordo con l'Amministrazione nella: definizione,
programmazione e realizzazione di iniziative ed attività volte allo sviluppo. E’
necessario favorirne l’originale apporto nel campo sociale, sanitario,
ambientale, sportivo, ricreativo, della solidarietà civile e della promozione
della cultura, della lingua e dell’identità. Assemini vive una condizione di
grave crisi socioeconomica e politica, perciò occorre articolare nuovi ambiti
propositivi compensativi ed introdurre interfacce per l’utilizzo di competenze,
affinché la città assuma una funzione generatrice di plusvalore per combattere
le povertà che calpestano la dignità umana, lasciando l’individuo nel buio.
Mentre il benessere sembrava perdonare tutto, la crisi
ha accentuato gli errori e le omissioni che stanno da tempo alla base dello
stato in cui versa la nostra Città. C’è bisogno di vivacità economica, solidale
e sostenibile. Di un modello di sviluppo riformista e progressista, incentrato
sulla territorialità e sulla valorizzazione del micro tessuto produttivo
tradizionale, per favorire il consolidamento della base economica e produrre
aumento della ricchezza, anche qualitativa. La valorizzazione identitaria non
può che essere la chiave di volta.
TESTO DELLA LETTERA APERTA
TESTO DELLA LETTERA APERTA
Ill.mo Signor Sindaco del Comune di Assemini,
abbiamo studiato il Suo
Programma Elettorale, cercando punti di convergenza con il nostro indirizzo
progettuale Nazionalitario. Il compito di un Comitato Civico, a prescindere
dalla propria matrice, è quello di svolgere un ruolo attivo nella struttura
della nostra Democrazia. È anche nostro dovere proporre soluzioni e percorsi che
riteniamo funzionali alla crescita. Lei ha dimostrato disponibilità al dialogo
ed al confronto, la presente ne è la doverosa e naturale conseguenza.
Siamo del parere che Assemini necessiti di ulteriori azioni per favorire
la maturazione ed il rafforzamento del rapporto costruttivo in atto, con tutti gli
attori sociali ed economici disponibili. Pensiamo che occorra agire in
un’ottica di sistema, considerando le diversità diffuse il volano della
crescita.
Molto ruota attorno all’economia. Infatti, mentre il benessere sembrava
perdonare tutto, la crisi ha accentuato gli errori e le omissioni che stanno
alla base dello stato in cui versa da tempo la nostra Città. C’è bisogno di
vivacità economica, solidale e sostenibile. Di un modello di sviluppo riformista
e progressista, incentrato sulla territorialità e sulla valorizzazione del
micro tessuto produttivo tradizionale, per favorire il consolidamento della
base economica e produrre aumento della ricchezza, anche qualitativa. La
valorizzazione identitaria è la chiave di volta. In quanto tale, è necessario
che assuma il rango di Fattore della produzione. Trattasi di aspetti
strutturali che necessitano di tempo, sintesi ed inclusione.
Il cambiamento auspicato e ricercato non può prescindere dalla volontà
di superare e risolvere i conflitti, che si determinano con l’irrigidimento su
posizioni spesso precostituite e non necessariamente strumentali. Situazioni che
riguardano le parti in causa. Quando le aspettative sociali non trovano una comprensibile
risposta, cresce il disagio e la disillusione. Non vi sono aspetti della vita
pubblica che non possano trovare soluzioni, pur nel rispetto delle prerogative,
dei diritti e dei doveri delle parti. Tutto sta nell’imparare a mettersi
continuamente in discussione per migliorare e superare se stessi.
La Sua apertura al dialogo è un fatto oggettivo. Se coltivato, è destinato
a segnare costruttivamente il futuro di Assemini, ben oltre il già fondamentale
aspetto Democratico.
Anche noi riteniamo che la partecipazione sia la strada da seguire,
perché è un modo innovativo per interpretare un più funzionale modello di governance; per coinvolgere nuove
conoscenze ed esperienze da mettere al servizio della comunità. Perciò, riteniamo
che siano maturi i tempi per proporre alla Sua attenzione l’esigenza di
istituire la “Consulta delle Associazioni e del Volontariato”. Un momento definibile
d’incontro e di libero confronto fra l’Amministrazione comunale e le forme
associative presenti nel territorio, con lo scopo di promuovere l’autonomo
sviluppo delle stesse e favorirne l’originale apporto ad iniziative nel campo
sociale, sanitario, ambientale, sportivo, ricreativo, della solidarietà civile
e della promozione della cultura, della vivibilità, della lingua e
dell’identità. Una riforma strutturale per affermare una visione strategica, di
sistema ed integrata; anche per contribuire a dare un’anima ad Assemini.
La “Consulta” non potrà che essere lo strumento per la promozione ed il
coordinamento delle realtà associative, nonché luogo di raccordo con
l'Amministrazione nella definizione, programmazione e realizzazione di
iniziative ed attività volte allo sviluppo. Assemini vive una condizione di
grave crisi socioeconomica e politica, perciò occorre articolare nuovi ambiti propositivi
compensativi ed introdurre interfacce per l’utilizzo di competenze, affinché la
città assuma una funzione generatrice di plusvalore.
Specie l’espansione del settore “cultura”, inteso ed allargato allo
“sport, divertimento e benessere” è elemento cardine per una strategia di
sviluppo di medio-lungo periodo. Per una città delle dimensioni di Assemini,
sport/divertimento/benessere-cultura, possono essere misure determinanti per la
formazione dell’occupazione, del reddito e per
migliorare il capitale umano. Quindi, intendiamo la “Consulta” come una
nuova Istituzione Sociale. Un luogo dove anche i giovani possano essere un ulteriore
fattore critico/costruttivo di modernizzazione e rilancio delle potenzialità locali;
dove l’esperienza possa essere tramandata e capitalizzata.
Del resto, i giovani di oggi saranno chiamati a svolgere il ruolo di
rappresentanza sociale, economica e politica di Assemini. Le forme e
l’intensità del processo di socializzazione dei giovani e l’abbattimento di
ogni barriera generazionale sono decisive nell’orientare lo sviluppo della
Città. Il superamento delle condizioni ostative imposte dal ruolo dominante di
una radicata cultura dipendentista anche dal politico autoreferenziale deve
avvenire attraverso scelte di riconversione sostenibili e con metodi
innovativi. La “Consulta” sarebbe il punto di forza per meglio definire una prospettiva
di cambiamento.
Nel rimanere a disposizione per ogni
eventuale chiarimento, ci è gradito porgere cordiali saluti.
mercoledì 28 ottobre 2015
Decoro urbano, più senso civico
Lo stato della pulizia delle
strade, dei marciapiedi, degli spazi verdi e della periferia dipende dalle
scelte amministrative, ma anche dalla funzione dell’impresa incaricata e dal
comportamento di noi cittadini. “Fare sistema” significa sentirci coscientemente
parte di uno stesso obiettivo e concorrere uniti per raggiungerlo e migliorarlo
costantemente. Tutti ne siamo responsabili.
Il Comitato Civico
“ViviAssemini” ribadisce la propria soddisfazione per la volontà politica del
Sindaco Mario Puddu, dell’Assessore Gianluca Di Gioia e della maggioranza di
elaborare un più efficiente servizio di igiene urbana - partendo dal dialogo e dal
confronto politico - ma anche per la disponibilità espressa dai Gruppi
consiliari di minoranza di attivarsi per contribuire alla rielaborazione di un
servizio che necessita di opportuni correttivi e controlli. In questi anni,
Assemini ha dimostrato di saper essere protagonista dei cambiamenti. Con la
differenziata ha raggiunto traguardi importanti che vanno migliorati e
coniugati con una maggiore cura del decoro urbano e della periferia. Assemini
deve diventare più bella, perciò è necessario che le responsabilità di chi è
stato chiamato ad amministrare vengano integrate con una gestione del servizio
più attenta e collaborativa, ma anche con una rinnovato senso civico. Non è funzionale
al buonsenso che l’Ecocentro diventi discarica del circondario e che non vi sia
un più attento controllo del contenuto dei sacchetti conferiti. Disfunzioni che
comportano anche un immediato incremento dei costi a carico dell’intera
comunità. Allo stesso modo non è giustificabile il comportamento di quei
cittadini che elogiano la cura di altre realtà, mentre - in maniera disinvolta
- buttano cicche, cartacce e latine in strada; non raccolgono le deiezioni del
proprio cane o, peggio, buttano indifferenziato, materiale ingombrante ed
inquinante dappertutto. E’ grave che i sacchetti vengano conferiti senza
contenitore, non solo per una questione di decoro, ma anche perché diventano
facile preda per cani e gatti randagi (un contenitore costa poco). L’area del mercatino
settimanale non è “terra di nessuno”: gli operatori devono sforzarsi di rispettare
le regole e differenziare i rifiuti. Anche questi sono fatti che incrementano le
nostre bollette ed abbruttiscono una Città che deve crescere con la
partecipazione costruttiva di tutti.
Chi è stato eletto per
amministrare ha il compito di agire per rendere il servizio più efficace, efficiente
e meno oneroso possibile. Chi gestisce il servizio deve essere più scrupoloso. A
noi cittadini spetta il compito più importante: non sporcare e rendere il
servizio meno costoso. Più importante perché culturale.
venerdì 23 ottobre 2015
Claudia Giannotti Presidente
Dopo cinque mesi
d’impegno dedicati alla petizione popolare (che ha raggiunto ben oltre 8 mila
firme) per affermare la revoca della gara d’appalto sul nuovo servizio di
igiene urbana, Claudia Giannotti ritorna a pieno titolo nel Comitato Civico
“ViviAssemini” (che ha contribuito a costituire) per riassumerne la Presidenza.
A lei il compito di
garantire il percorso progettuale del Comitato, avvalendosi dell’organo
direttivo.
Claudia Giannotti: «torno in ViviAssemini forte di
un’esperienza importante che ha aperto nuovi scenari nella Democrazia
partecipativa. Non farò mancare il mio sostegno per consolidare l’obiettivo perseguito
dal Comitato spontaneo promotore della raccolta firme, ma altri obiettivi
importanti attendono di essere raggiunti per la crescita della mia Città».
sabato 17 ottobre 2015
Appalto di igiene urbana, un passo per il futuro
Giovedì, in Consiglio comunale,
il Sindaco Mario Pubbu e l’Assessore Gianluca Di Gioia, hanno comunicato formalmente
che l’appalto diretto a cambiare il sistema di conferimento e raccolta dei
rifiuti non andrà avanti. Verrà revocato. Una decisione importante, sostenuta
dalla maggioranza e dalle forze di minoranza. Un scelta saggia e che unisce, destinata
a cambiare in positivo anche il percorso politico di Assemini. Dalla storica imposizione,
alla moderna partecipazione: una rivoluzione sostanziale.
Il Comitato Civico
“ViviAssemini” esprime tutta la propria soddisfazione non solo per il risultato
tecnico e politico, ma anche e soprattutto per il metodo adottato: il dialogo.
Dopo un lungo, dannoso ed
infruttuoso “muro contro muro”, il Comitato “AsseminiPulita” da un lato ed il
Sindaco in rappresentanza della Giunta e della sua maggioranza dall’altro,
hanno scelto di confrontarsi. Non per soddisfare mediaticamente un rito
istituzionale, ma per provare a produrre cambiamento, rompendo il fronte della
contestazione altrimenti destinata ad inasprirsi (di cui il Comitato stesso si
sarebbe fatto certamente promotore). Ci sono riusciti ed hanno risolto un pericoloso
conflitto, semplicemente ascoltandosi. Un esempio di saggezza e lungimiranza.
Un metodo che si è rivelato vincente, non tanto per il Comitato o per l’Amministrazione
comunale, quanto per l’intera Città. Perché sono stati rafforzati quei valori
costituzionali ampiamente evocati, ma al contempo diffusamente oltraggiati
nella pratica di tutti i giorni. Amministrazione e Comitato hanno scelto di
partire dai bisogni della loro città per costruire un sistema destinato ad interpretare
in maniera proficua la gestione del “bene comune”. Nessuno si è sostituito
impropriamente ad altri, tutti hanno agito in ragione delle proprie competenze
e dei propri doveri, civici ed istituzionali. Sta qui la grandezza del
risultato.
È nato un collettivo “di fatto”,
proiettato verso una innovativa forma di governance.
È nato un nuovo modello nel rapporto Amministrazione/Società. Ognuno - per il
proprio ruolo e nel rispetto delle proprie competenze e prerogative - ha scelto
di agire per invertire quella “piramide” che ha tenuto Assemini ibernata per troppo
tempo. Solo nell’ultima consiliatura sono state 4 le petizioni che non hanno
avuto risposta. I proponenti non sono mai stati ascoltati, nonostante i
reiterati solleciti. Certo, nel caso di specie, è solo l’inizio di un lungo ed
articolato percorso che necessita di reciproca maturazione culturale. Le
diversità erano e rimarranno una ricchezza. I doveri ed i diritti di chi ha
vinto le elezioni non sono mai stati messi in discussione, ma gli impegni
elettorali andavano rispettati e l’aspetto tecnico andava approfondito. L’innovazione
andava strutturata a 360° per essere ampiamente condivisa e funzionale allo
scopo. Il “Porta a Porta” è innovazione se reso pienamente efficiente. Il suo
costo è equo se le tariffe vengono calcolate sul conferimento. È pienamente efficiente
se tutti partecipiamo costruttivamente alla sua doverosa affermazione.
Il Comitato e l’Amministrazione
hanno imparato a capirsi. Entrambi avevano lo stesso obiettivo, ma il metodo
era diverso. Il Sindaco ha fatto la sua scelta, sostenuto anche dalla
minoranza. Quest’ultima, in Consiglio comunale, si è resa disponibile al dialogo.
Ora potrà contribuire nelle sedi istituzionali all’affermazione di un servizio
efficiente e meno costoso. Potrà partecipare alla rimodulazione del servizio
attuale ed alla redazione della nuova gara d’appalto, senza ulteriori oneri per
i cittadini. Il Comitato non potrà che fare ciò che gli verrà richiesto, senza
sostituirsi a nulla ed a nessuno. Certo, sarà opportuno che resti vigile perché
rappresentativo di uno scopo.
I comitati fanno politica. Non
la fanno con finalità elettorali, non devono fidelizzare l’elettore. I comitati
devono occuparsi del presente e del futuro della propria città. Della sua
vivibilità, della sua sicurezza, della sua identità nonché della crescita e
dello sviluppo. Lo fanno in autonomia rispetto alle forze politiche
(fondamentali), perché non nascono per confondersi o sostituirsi ad esse, ma
per arricchire lo scenario di giudizi, proposte, conoscenze progettualità ed
esperienze. Non devono dipendere dai partiti né dalla macchina amministrativa. Ai
Comitati spetta il diritto ed il dovere di essere inquadrati secondo i dettati
della principale fonte di cognizione: la Costituzione. Questo ha fatto
“AsseminiPulita”; così hanno agito Claudia, Gabriele, Antonino ed Adriano. I
Comitati non hanno un contratto con gli elettori, i partiti sì. Non dispongono
degli strumenti che hanno i partiti. La loro forza è esclusivamente lo spirito
civico volontario. Non agiscono per affermare una proposta di governo, ma per
esprimere democraticamente uno scopo da perseguire. Non hanno interesse a
mettere in difficoltà una maggioranza, ma hanno quello di agevolarla
nell’esercizio della sua funzione rappresentativa, anche con spirito duramente
critico. Perché Assemini è la sintesi di un territorio, di un’articolata azione
amministrativa e dei suoi cittadini. I partiti che hanno partecipato alla
raccolta delle oltre 8 mila firme hanno un altro compito da assolvere: contribuire
ad assicurare il miglior servizio di igiene urbana per Assemini. La legittima
aspirazione di guidare la Città deve essere avallata dall’elettore sulla base della
capacità di essere progettualmente alternativi. Questa è una grande occasione e
siamo convinti che sapranno coglierla. Perché il personalismo ha già annientato
la rappresentatività. Non si assolve al proprio mandato “contro” qualcosa o
qualcuno, ma “per” il “bene comune”. Ed i partiti lo sanno.
La sperimentazione non è un
problema. È un atto ampiamente disgiunto dalla gara d’appalto revocata. Il
Sindaco ha il diritto di sperimentare esattamente come gli è stato riconosciuto
in Consiglio comunale. La minoranza ha persino ipotizzato un uso alternativo dei
“cassonetti mobili” e di quelli “seminterrati” diretti a servire l’agro,
altrimenti scoperto dal servizio. Una parte della Comunità ha il diritto di conoscere
per poter valutare. Magari con minore impatto, rispetto al previsto, ed in tempi
ragionevoli. Il punto rimane lo stesso di sempre: alla fine, ascoltare i
cittadini a cui la sperimentazione è rivolta. La scelta del Sindaco e
dell’Assessore è di straordinaria rilevanza, aperta al confronto. Per
comprenderne l’essenza, bisogna guardare oltre il proprio interesse o la
propria aspettativa. I cittadini lo hanno capito.
Concludendo, rinnoviamo la
nostra piena soddisfazione per la revoca del bando di igiene urbana. Ringraziamo
il Sindaco, l’Assessore, il Comitato “AsseminiPulita”, i consiglieri di
maggioranza e di minoranza, le forze sociali e politiche che si sono impegnate
affinché ciò potesse accadere. Siamo certi che tutto il Consiglio non farà
mancare il proprio apporto per rivedere l’attuale funzionamento del servizio,
per migliorarlo facendo perno sull’azione di controllo amministrativo, sulla
funzionalità dell’ecocentro, sulle frequenze e sulla crescita del senso civico.
Il Comitato Civico “ViviAssemini” è pronto a fare la sua parte al fianco del
Comitato “AsseminiPulita”.
sabato 26 settembre 2015
Il Consiglio si confronti sull’efficacia del “Baratto amministrativo”
In un periodo di forte crisi l’indigente
può pagare le tasse senza tirare fuori un euro? Sì, si chiama “Baratto
amministrativo”: in cambio dei soldi si
può offrire un lavoro utile a tutti. Sistemare un’area verde, aiutare a pulire
una scuola, dare il proprio contributo per la manutenzione di una strada o di
un edificio pubblico. Certo, questa è solo una delle due facce della medaglia. Chiediamo
che l’Amministrazione comunale di Assemini avvii un confronto consiliare per valutare
concretamente tale opportunità pratica e la sua effettiva efficacia.
Il Baratto è il principio più
antico dei rapporti commerciali. Significa scambiare un oggetto o un servizio
con un altro di pari valore. La base delle economie di ogni civiltà. Dallo
scorso anno, attraverso l’art. 24 della legge 164 (Sblocca Italia), “i comuni possono
definire con apposita delibera i criteri e le condizioni per la realizzazione
di interventi che riguardano la pulizia, la manutenzione, l’abbellimento di
aree verdi, piazze, strade ovvero interventi di decoro urbano, di recupero e
riuso, con finalità di interesse generale, di aree e beni immobili
inutilizzati, e in genere la valorizzazione del territorio urbano o extraurbano”.
I comuni hanno la facoltà di emettere esenzioni o riduzioni dei tributi in
cambio di azioni per la riqualificazione del proprio territorio. Spetta ai
comuni definire: quali tributi possono essere soggetti a scambio; per quanto
tempo consecutivo può essere effettuato il lavoro; i destinatari fisici di
questa opportunità. Una possibilità che andrebbe ad aggiungersi alle politiche
sociali in atto e che necessita, perciò, di una serena valutazione propedeutica
ed analitica, nonché di una articolata e complessa predisposizione burocratica attuativa.
A seguito dell’utile raccomandazione
del consigliere Scano (Proposta Civica), invitiamo l’intero Consiglio a
valutare per primo questa opportunità
nonché la sua effettiva utilità ed efficacia per contribuire a risolvere
concretamente ed in maniera diretta le difficoltà dei cittadini morosi privi di
risorse. Siamo consapevoli della complessità regolamentare ed attuativa di
questa misura, ma confidiamo nella piena e fattiva collaborazione tra consiglieri,
nell’esclusivo interesse della comunità.
martedì 8 settembre 2015
Energia e rifiuti: una commistione, tanti dubbi
di Massimo Carboni
Non bastavano i danni causati dalla speculazione pirata del “Piano
di Rinascita”, ora persino le fonti energetiche diventano, per “confusione”
politica, strumento di ulteriore impedimento. Proprio quelle che dovrebbero
avere la funzione di rendere la nostra Terra autonoma e competitiva. Poi, se a
questo si aggiunge la commistione con la gestione dei rifiuti, la mina è
innescata.
La Sardegna è un’isola che ha molto da
esprimere, un paradiso. Una risorsa naturale da valorizzare, in una Italia fuori
controllo ed in una Europa tutta da costruire. Da nessun’altra parte è
possibile godere di così tante bellezze naturali. Espressione di realtà ancora
incontaminate dove l’amore interiore per la natura ha prevalso sull’abuso. Una
sinfonia di suoni e di colori. Ambiente, tradizioni, identità e lingua sono il
simbolo di una storia antichissima ed elementi fondamentali per uno sviluppo territoriale
possibile e sostenibile. In Sardegna i Misteri si intrecciano con la realtà,
esaltandone fascino e ricchezza. Qui non manca niente, tranne la consapevolezza
dei sardi di essere uno dei popoli più fortunati del mondo. Un paradosso che
impedisce di produrre benessere per tutti. Un contrasto insostenibile. La
Sardegna non può permettersi nessuna ulteriore forma di scempio ambientale
perché è sulla biodiversità, identità ed evoluzione che si gioca la partita:
vivere o soccombere. È necessario sconfiggere l’individualismo che danneggia
tutti. Allo stesso modo la sindrome d’impotenza che contamina le nuove
generazioni, privandole del bisogno di credere nella loro doverosa autodeterminazione
economica e culturale. Da troppo tempo subiamo modelli di sviluppo malato calati
dall’alto. Sistemi che rafforzano il cordone ombelicale che lega gran parte
della classe dirigente a forme distorte di governo della cosa pubblica. La piena
rappresentatività e l’onestà sono precondizioni della politica. Eppure, progressivamente,
assumono contorni sempre più tenui anche nella politica applicata in mano agli
esperti.
Assemini è uno dei casi che sintetizza
cosa non deve essere mai più fatto. Una realtà strategica che tra azioni
politiche sbagliate e gravi omissioni non ha trovato la necessaria maturità per
imboccare la via d’uscita. La situazione ambientale era e rimane drammatica. L’area
di Macchiareddu è già gravemente compromessa, risultando - secondo i dati
diffusi dal Ministero della Salute - tra
le aree più inquinate d’Italia. Dai dati si evince che per ‹‹uomini e donne è
presente un eccesso di mortalità per le malattie dell'apparato respiratorio e
un difetto, per i soli uomini, per le malattie circolatorie. Il tumore della
pleura è in eccesso in entrambi i generi››. La causa sarebbe attribuibile
‹‹alla presenza di impianti chimici e discariche››. Dal Dipartimento di Sanità
Pubblica, sezione Medicina del Lavoro, dell'Università di Cagliari, è stato
pubblicato su “Epidemiologia e Prevenzione”, che la popolazione maschile
residente nel distretto di Cagliari ovest, esclusa la città di Cagliari,
presenta un elevato rischio di contrarre forme di leucemie. Ben 445 mila ettari di territorio sardo sono
compromessi. Aree che sono state iscritte in Siti d’Interesse Nazionale (SIN),
contaminate e che necessitano di urgenti interventi di bonifica del suolo, del
sottosuolo e/o delle acque superficiali e sotterranee per evitate ulteriori
danni ambientali e sanitari. Bonifiche che non si programmano e che non si
fanno. Circa un sardo su tre (la media nazionale è di 1 italiano su 9) vive in
un SIN, dove si sono registrati 10 mila decessi in eccesso rispetto ai
riferimenti regionali.
Mentre si consolida
la “guerra sarda” all’eolico (fonte energetica pulita), il 4
luglio del 2013 sono partiti i lavori per la realizzazione di un polo
energetico alimentato a biomassa, in territorio di Assemini nell’area
industriale di Macchiareddu. L’impianto dovrebbe assorbire 340 mila tonnellate
l’anno di biomassa per sviluppare una potenza energetica di 50 MW, da immettere
nella Rete di Trasmissione Nazionale. A seguito anche delle nostre
sollecitazioni, si aprì una discussione sull’utilità della centrale e sul suo
impatto ambientale. Ciò è avvenuto ad Assemini ed a Capoterra. Leggendo le
dichiarazioni degli amministratori a vari livelli, abbiamo rilevato una
insufficiente consapevolezza del bisogno di fare sistema e di collaborare
nell’interesse esclusivo del cittadino e di una condivisa impostazione
strategica di sviluppo. Da un lato i cittadini capoterresi che più di altri
subiscono il peso di impianti “ingombranti”; dall’altro il Comune di Assemini
che - nella precedente consiliatura - autorizzò e gestì le pratiche con estrema
solitudine e leggerezza. A questo si aggiunga il pasticcio sulla gestione del Parco
eolico che per anni non ha incassato un centesimo di quanto concordato. La
centrale a biomassa è destinata a ridurre il potenziale occupazionale e
l’energia prodotta non produrrà alcun beneficio sulle bollette dei sardi.
L’Isola continua a registrare un forte scompenso sul costo energetico rispetto
al resto d’Italia e d’Europa, incidendo negativamente sulla competitività.
Ora sembra giunto il momento degli
inceneritori. Non solo il potenziamento di quello esistente (Tecnocasic), ma si
profila persino l’ipotesi di uno nuovo, classificato “insediamento strategico
di preminente interesse nazionale ai fini della tutela della salute e
dell’ambiente”. I gestori degli impianti potranno importare spazzatura da tutta
Italia. Questo in virtù del decreto attuativo dell’articolo 35 del decreto
legge “Sblocca Italia” (convertito in legge a novembre 2014). La strategia
“rifiuti zero” promessa dalla Giunta regionale sembra sospesa a fronte di uno
stanziamento complessivo che si aggira intorno ai 90 milioni di euro, azzerando
le distanze programmatiche con il Governo ed accentuando quelle con i sardi. Una
scelta che contrasta con il cambio di rotta chiesto dall’Europa che indica
l’incenerimento come la quarta scelta in fatto di trattamento dei rifiuti, dopo
la riduzione della produzione, il riutilizzo post-consumo e il riciclo. La
Regione sarda precisa che è necessario recuperare energia. Questo in una Terra
che produce un surplus pari ad 1/3 di quella complessivamente prodotta.
Le scorie che residuano
dall’incenerimento prendono la strada delle discariche. Rappresentano in media almeno
il 22,5 % del materiale incenerito. Nonostante il revamping (ristrutturazione) dei due inceneritori isolani, non
mancano i progetti per la realizzazione di nuove megadiscariche. A Villacidro potrebbe
sorgere una discarica della capienza di 1 milione 350 mila metri cubi di
rifiuti, un volume tale da renderla una delle più grandi d’Italia. Una anche ad
Uta. Durante la fase di presentazione pubblica del servizio (sconosciuta ai
sardi nonostante gli indirizzi del “Principio di Precauzione”), è emersa l’esigenza
di abbattere la tariffa dal 35 al 40%. In Sardegna si differenzia per il 51% medio
con trend positivo (quasi il 25% in meno del risultato asseminese). Se la
strada tracciata dalla Regione e dall’Europa è quella di investire sul ciclo
virtuoso dei rifiuti fino a raggiungere il 92% (come accade in altre realtà
europee) perché altre discariche? Basterebbe investire in quella di Villacidro,
risparmiando e adattandola alle nuove conoscenze tecniche e scientifiche anche per
assicurare migliore salubrità ed impatto, nonché per garantire la sua funzione strutturale
all’inceneritore di Capoterra (compreso fermo impianto, eccedenza e trattamento
preventivo)?
Oltre al grave impatto su ambiente e
salute, il documento prodotto da “Medici per l’ambiente” mette in evidenza
anche la scarsa efficienza energetica degli inceneritori. Un esempio su tutti è
dato proprio dall’inceneritore della piana di Tossilo, dove il gestore compra
circa 4,3 Gwh di energia elettrica a fronte dei 3,7 prodotti. Se in passato (grazie
agli incentivi) il saldo dell’operazione era in positivo, oggi, venuti meno gli
incentivi, non è più così.
Per gli esperti, basterebbe incoraggiare
il riutilizzo, la raccolta differenziata e il riciclo, e dotarsi delle
tecnologie che evitano la combustione dei rifiuti, potendo dire addio agli
inceneritori ed alle discariche, visto che appena l’8% dei rifiuti non
troverebbe un nuovo impiego. Inoltre, la Commissione Europea ha sostenuto che un
diverso sistema di gestione del ciclo dei rifiuti potrebbe creare 580 mila
nuovi posti di lavoro in Europa. Ma, i politici nostrani, evidentemente, non la
pensano più così.
Per quanto riguarda la Sardegna, i
dati diffusi da Ispra parlano di 100 mila tonnellate di rifiuti in meno negli
ultimi quattro anni e di una raccolta differenziata, ripeto, pari al 51%. Molto
si potrebbe ancora fare innalzando gli attuali livelli di raccolta
differenziata incentrati sul sistema del “porta a porta” (così sostengono gli
esperti). Sono in molti a domandarsi come un rinnovato e potenziato parco
inceneritori possa convivere con la crescita tendenziale della raccolta
differenziata. Meno rifiuti comporta meno bisogno di incenerire. Infatti, i
gestori di questi impianti necessitano di una fonte continua di rifiuti per
alimentarli e pareggiare i costi. Non basta, come è possibile coniugare il
sistema delle premialità sulla tariffa di conferimento corrisposte ai comuni
virtuosi, con i costi fissi degli inceneritori, la cui copertura verrebbe meno
con il perfezionamento della raccolta differenziata? Insomma, il rischio è che
il sistema delle tariffe possa reggersi solo grazie all’intervento pubblico
pagato dai cittadini. Queste ed altre sono le ragioni che hanno spinto la “Zero
Waste Sardegna” ad inoltrare una istanza al Presidente della Regione Sardegna
per non approvare lo schema di Decreto attuativo.
Per concludere. A Macchiareddu, l’inceneritore da potenziare è
quello di Capoterra, mentre si prefigura la realizzazione di uno nuovo ad Uta
con annessa nuova discarica. Poco distante dal nuovo Carcere, dalla Comunità
terapeutica e dalla Centrale a biomasse in costruzione. In un’area che dovrebbe
garantire attrazione al patrimonio montano, mettendolo in rete con la laguna, i
fiumi e gli spazi verdi urbani dei centri coinvolti. Invece che puntare sulla “rete
delle bellezze”, si preferisce incassare subito un primo contributo di 40
milioni di euro per avviare ciò che nel resto dell’Europa è classificata “inutile
pratica criminale contro la salute ambientale e pubblica”. Nel frattempo, il revamping di Tossilo, contro cui c’è
stata una forte mobilitazione popolare, viene di fatto bocciato dalla
Commissione europea. Del resto, la Commissione, ha più volte espresso la sua
netta contrarietà al finanziamento di impianti per il recupero di energia
attraverso il revamping di
termovalorizzatori esistenti. Esattamente quanto condiviso dalla Regione sarda
e dal Ministero dell’Ambiente fino a pochi mesi fa. Ora hanno, evidentemente,
cambiato idea. Gli esperti e gli scienziati no.
Assemini è sostanzialmente coinvolta. Cosa
chiediamo al Sindaco Mario Puddu? Di seguire da vicino la contorta questione e
di tenere informati i cittadini sugli eventuali sviluppi. Di attivarsi, pur nei
limiti delle proprie competenze, per vigilare sulle contraddizioni che stanno
alla base di un progetto apparentemente per nulla diretto a tutelare l’interesse
dei sardi.
venerdì 28 agosto 2015
Pirateria energetica o politica? Quanto incassiamo dall’eolico?
di Massimo Carboni
Sardi prigionieri. Potrebbe essere questa la sintesi della
condizione dei sardi rispetto al rapporto con le istituzioni sovra regionali.
Una condizione in parte voluta, in parte resa strumentalmente necessaria, ma
anche subita in spregio alla Costituzione, allo Statuto ed ai diritti fondamentali
di un Popolo.
Non esiste realtà socioculturale che possa progredire, anche
in campo economico, senza vivere coscientemente una condizione di autodeterminazione
cosciente e responsabile. Perché, questo, è un presupposto fondamentale per
poter scegliere le proprie direttrici di crescita e sviluppo. Prediligere una
economia territoriale in grado di guidare i vantaggi della globalizzazione,
significa abbattere anche ogni forma di pirateria. Perché la scelta tra
modelli, determina il modo di vivere e di evolvere.
Sardegna come piattaforma del Mediterraneo. Un fatto geografico
che tarda ad assumere forme e contenuti i politici e socioeconomici. Ciò che
potrebbe essere il punto di partenza per la costruzione di un modello di
benessere diffuso, rimane un inarrestabile e variegato freno. I nostri
territori sono ancora oggetto di saccheggio ambientale, linguistico e
culturale. Una Terra che rileva l’aumento di malattie da fonti inquinanti.
Ogni “fattore della produzione” viene sterilizzato da scelte
centraliste, spesso nel silenzio della Regione e di troppi Comuni,
rappresentati da chi, del servilismo, ha fatto la ragione del proprio personale
benessere o delle proprie redditizie ed egoistiche ambizioni. Occorrerebbe
sostituire, nelle istituzioni, il termine “voto” con “interesse”: interesse
favorevole, interesse contrario, astenuto.
Il “Far West” sardo è, ancora una volta, oggetto delle più
macabre attenzioni dei governi di turno. La logica sembra essere questa:
siccome siete alla fame, vi concediamo qualche briciola per sopravvivere (giusto
perché ci tornate utili), così la Sardegna diventerà la "Piattaforma del
Mediterraneo", appunto. Già, una pattumiera, più che una
"Piattaforma", su cui impiantare ogni strumento della più opprimente
e becera speculazione. Tra cui l'energia. La nostra crisi è (ampiamente) il
frutto delle scelleratezze imposte/subite. Dei miracoli propagandati con la commistione
di gran parte della classe dirigente che continua ad ingrassare con le nostre
risorse. Quella classe dirigente che ha consentito e consente di rendere
inutili i fattori della produzione, impedendo di avviare un modello di sviluppo
e crescita sano, produttivo ed identitario. Assemini da questa spirale
perversa, non è esclusa.
I “numeri” dell’energia in Sardegna, come emergono dai dati
Terna S.p.A. (31 dicembre 2012) e dal P.E.A.R.S.:
* 18 impianti idroelettrici
(potenza efficiente lorda MW 466,7; producibilità media annua GWh 699);
* 44 impianti termoelettrici
(potenza efficiente lorda MW 2.822,5);
* 47 impianti eolici (potenza
efficiente lorda MW 988,6);
* 22.287 impianti fotovoltaici
(potenza efficiente lorda MW 558,2);
* energia richiesta in Sardegna:
GWh 10.998,8; energia prodotta in più rispetto alla richiesta: GWh 2.348 (+21,3%);
* produzione energia: GWh 14.535;
produzione netta per il consumo: GWh 13.346,8;
* energia esportata verso la
Penisola: GWh 1.632,5; energia esportata verso l’Estero (Corsica): Gwh 715,6;
* fonte di produzione: 78% termoelettrica, 11% eolica,
5% bioenergie, 5% fotovoltaico, 1% idroelettrico.
Dati che esprimono con chiarezza lo stato dell’inutilità di
ulteriore asservimento del territorio sardo e di produzione energetica in
Sardegna, a fronte del costo mediamente più alto del resto d’Italia ed Europa.
Noi produciamo gli altri godono dei benefici e della ripartizione delle
ricchezze. Un sistema “coloniale” che perdura, aumentando il divario con le
altre realtà produttive europee e che rafforza il ritardo strutturale sardo,
impedendoci di crescere. Fatti che rendono necessaria l’istituzione di un
Antitrust regionale autonomo valido per tutti i servizi ed in grado di
contrastare con efficacia i monopoli e la speculazione praticata con continuità
da aziende statali e parastatali. Un Authority libera in grado di tutelare gli interessi
calpestati dei sardi.
Occorre reagire con i fatti e con una progettualità
strategica improntata sulla necessità, efficacia ed efficienza. I Comuni non
sono soggetti istituzionali asettici, ma luoghi da cui produrre cambiamento,
partendo dalla cura della propria efficienza energetica, fino a tutelare il
proprio territorio ed i propri cittadini.
Ad esempio, in data 06 giugno 2002 ci risulta essere stata
siglata una convenzione tra l’amministrazione comunale di Assemini ed una società
energetica per la concessione del diritto di superficie finalizzato alla
realizzazione di un impianto eolico in località Macchiareddu, in area “Ex Casic”.
Il parco eolico funziona dal 2007. Stando alla convenzione,
le casse del Comune avrebbero dovuto incassare un canone di concessione, a
decorrere dal primo gennaio 2007, pari allo 0,6% da calcolarsi sull’importo
totale dell’energia prodotta e fatturata annualmente al netto dell’I.V.A. Tale
percentuale è stata portata allo 0,8 nel mese di marzo del 2008. Nel caso di
fermo macchine o di mancato avvio dell’impianto, il corrispettivo annuo sarebbe
dovuto essere pari a 10 mila euro per aerogeneratore per i primi otto anni e, 5
mila euro per gli anni successivi. A ciò si aggiungano ICI/IMU.
Sarebbe utile conoscere:
- a quanto ammontano gli importi che dal 2007 la società energetica avrebbe
dovuto versare, complessivamente, nelle casse del comune di Assemini;
- se i versamenti previsti siano stati regolarmente
accreditati e, se sì, da quando;
Qualora, invece, i pagamenti previsti non siano pervenuti
nelle casse del Comune, sarebbe interessante conoscere quali atti l’Amministrazione
comunale abbia posto in essere al fine di scongiurare un danno erariale.
Inoltre, in quale conto di bilancio sarebbe stato rilevato l’eventuale credito.
lunedì 24 agosto 2015
Un concorso per la Rete dei parchi e delle bellezze
di Massimo Carboni
Tanto si è detto e scritto sullo stato del parco, dei
giardini pubblici, degli spazi verdi e sulla mancata valorizzazione del
patrimonio fluviale, lagunare e montano. Del loro degrado e della mancanza di
funzionalità socioculturale ed economica. Un coro di proteste che si ripete quotidianamente
e senza ricevere - da chi è stato chiamato a governare - risposte doverose,
concrete ed innovative. Inoltre, è diventato normale accettare ciò che dovrebbe
rientrare nella funzione tecnica di ordinaria amministrazione, come politicamente
rilevante, abbassando ulteriormente il livello del confronto e spingendo la “rivoluzione”
promessa ed auspicata nel vortice dell’involuzione formale e sostanziale.
Appare chiaro come accanto alla meritata “insufficienza” sull’articolata
pagella del Sindaco, stia crescendo una forma di inaccettabile menefreghismo
civico. Il degrado porta degrado, ma entrambe le forme sono “male assoluto”. Bisogna
partire da questo aspetto per cambiare traiettoria e rilanciare l’azione di
governo municipale, facendo percepire ed assumere coscientemente anche gli
spazi verdi come una risorsa, per noi e per le future generazioni. Del resto,
gli errori del passato, devono servire a non ripeterli, piuttosto che essere usati
come “arma difensiva”. Errori reiterati e largamente influenzati dalla
pericolosa inadeguatezza della Giunta e dei “consiglieri” del Sindaco (quelli
che in giro scaricano le proprie responsabilità, dicendo “non ci ascolta”). Occorre
riaccendere la speranza in noi cittadini.
Nessuna forma di cambiamento “in meglio” può prescindere
dalla capacità di elaborare processi innovativi senza recuperare, mantenere e
valorizzare le strutture esistenti. Aspetti di fondamentale rilevanza che possono
produrre miglioramento se coniugati con la capacità e la volontà politica di
costruire un “sistema del verde” che sia “diversamente” fruibile, sicuro,
caratteristico, di qualità. Questo, perché occorre concepire il verde urbano
come un patrimonio, riorganizzandolo per sistemi e tipologie al fine di
caratterizzare la città, migliorare la qualità della vita e renderla attrattiva
con finalità più ampie ed articolate. Puntare sull’equilibrio ecologico e
paesaggistico, significa dare un’anima agli spazi verdi affinché siano attrazione
e sviluppo culturale, ricreativo e sportivo, integrati in una dimensione del
verde unitaria e continua. Uno spazio ampio, nuovo ed in grado si soddisfare
bisogni e necessità, ma anche etico in grado di favorire relazioni umane;
corrispondenze e relazioni tra luoghi, persone, memorie, valori globali e
territoriali. Uno spazio estetico da cui far partire nuove ed avvincenti forme
di bellezza diffusa.
Lo stato del verde urbano è fermo da 18 anni ed ha perso la
sua funzione generatrice di plusvalore. Questa fase di saturazione deve essere
superata innovando. È giunto il momento di rimettere ordine, lasciando alle
competenze tecniche il dovere di tenerlo decoroso ed alla politica il compito di
“riformare”, azzerando i costi e destinando le risorse in investimenti
produttivi.
Secondo l’ISTAT la media di verde urbano per cittadino in
Italia è pari a 30 mq. La costante e progressiva riduzione dei trasferimenti ai
comuni e la già penalizzante pressione fiscale e tributaria, non consentono ulteriori
spese e gestioni “allegre”, ma rispetto e cura delle fonti di finanziamento e
della destinazione delle risorse. Occorre partire dal patrimonio esistente, sia
urbano sia naturale, per costruire un nuovo modello di fruizione incentrato su
adeguate formule gestionali che includano anche le aree naturali finora
trascurate. È necessario avviare una
nuova definizione delle tipologie del verde urbano per consentirne uno sviluppo
armonico del futuro della “città che vogliamo”, ma anche un maggior
coinvolgimento dei cittadini, dando valenza “di sistema” oltre al parco cittadino
anche agli spazi verdi di quartiere, nonché al patrimonio lagunare, fluviale e
montano. Si tratta di elaborare una “visione di città” con metodi e contenuti
strategici che non può e non deve prescindere dall’elaborazione ed applicazione
di un progetto integrato di “mobilità sostenibile”, di spazi funzionali al
benessere animale ed dalla lotta comune per le bonifiche.
Trattasi di aspetti complessi che necessitano dell’affermazione
di un rapporto qualitativo tra istituzioni e comunità. Il Primo cittadino ha il
dovere di aprire ad una nuova fase, cambiando gli interlocutori che lo hanno
condotto in questa condizione, altrimenti irreversibile.
La città necessita di una nuova formula: la “Rete degli spazi
verdi e delle bellezze”. La Rete è una formula organizzativa in grado di rappresentare
gli interessi dei cittadini ad assicurarne la qualità nel lungo termine. Lo
scopo della Rete deve essere quello di: conservare, rivalutare e sviluppare i
valori naturali, paesaggistici e culturali; incoraggiare la formazione in campo
ambientale; rafforzare l’economia sostenibile ed incoraggiare la commercializzazione
di prodotti e servizi provenienti da essa.
Occorre riprendere la strada che guardava al cittadino come
elemento cognitivo della propria comunità, superando la mera e confusa indignazione
per renderlo coscientemente attivo. Non bisogna aver paura dei cittadini, ma
dei cattivi consiglieri.
La città si è recentemente dotata di un Piano urbanistico
che non può riassumersi in una medaglia da appendere al petto o in una
battaglia di basso profilo, personale ed autoreferenziale. Occorre che il Puc
venga integrato, adattato e subordinato ad un progetto strategico di crescita e
sviluppo. Altrimenti, rimarrà un successo ed una risorsa per pochi, nonché una
problematica ed onerosa delusione per molti. I tempi sono maturi per affermare
una dimensione di partecipazione vera, attraverso un “concorso di idee” in
grado di rendere un servizio alla città e nel contempo sollecitare nei giovani
interesse, cura del verde e riconoscimento nelle istituzioni. Un modo per
trasmettere conoscenza abbattendo i muri generazionali. E’ necessario bandire un
concorso che spinga gli interessati a mettere a disposizione della collettività
una idea progettuale per “mettere a sistema” gli spazi verdi urbani esistenti fino
ad integrarli con le bellezze naturali. La partecipazione pubblica alle fasi di
progettazione dei giardini è un modo funzionale al bisogno di innescare
processi spontanei di appropriazione che preservi gli spazi verdi da incuria e
vandalismo. La presenza di aree verdi ben tenute può estendere al tessuto
urbano circostante una tensione positiva; uno stimolo all’interesse collettivo
per l’identità, la storia, le funzioni e i ruoli ricoperti dai giardini nella
città, affinché possano scaturire effetti benefici per il mantenimento degli
stessi. Il “sistema” richiede l’organizzazione di un percorso ragionato di
funzioni e usi differenziati. Le aree oggetto di progettazione debbono essere
collegate idealmente in un percorso funzionale ad una fruizione diversificata,
sia in termini di composizione spaziale che di presenza di strutture ludiche ed
arboree, tale comunque da costituirsi in “sistema” di giardini pubblici. Dovrà
essere posto in evidenza l’emergere di una funzione sociale dell’impianto, in
rapporto alla possibilità di fruizione dell’intera Città.
Dobbiamo riportare gli asseminesi a godere del proprio
patrimonio ed attrarre nuova domanda di qualità. Assemini è ciò che insieme
siamo in grado di costruire e preservare. Ora spetta al Sindaco decidere.
mercoledì 19 agosto 2015
Sant’Andrea, tra piazza devastata e Chiesa abbandonata
di Massimo Carboni
Era il mese di gennaio del 2014 quando i cittadini di
Assemini s’indignarono per come venne ridotta la Piazza Sant’Andrea, in
occasione de “Su fogaroni” di Sant’Antonio, sotto gli occhi degli impassibili
neo amministratori grillini. Il Sindaco, alle doverose e pubbliche scuse, preferì rispondere
con il solito duro attacco, sottolineando che la «vera vergogna era la vicina Chiesa
in stato di abbandono». Da allora, il tempo è passato. Dall’insediamento del
Sindaco, ben oltre due anni, ma lo stato della Chiesa continua a peggiorare ed
anche il fuoco ha perso la sua espressione mitologica e la sua sacralità.
La piazza Sant’Andrea è sempre stata per anni il
biglietto da visita della Città di Assemini, per chi arriva dalla vicina
Cagliari. Come per tutte le piazze cittadine ed i giardini pubblici, è vietato effettuare
giochi con la palla, di transitarvi con qualsiasi veicolo, fatta eccezione per
i tricicli condotti da bambini accompagnati da genitori, di effettuarvi
qualsiasi gioco con pattini, tavole e altri acceleratori di andatura che
possono arrecare danni alle cose e molestie alle persone presenti. Divieto che
vale evidentemente per i cittadini, ma non per i politici “rivoluzionari” al
potere.
La piazza è sempre stata curata, mentre negli ultimi
anni riflette il degrado dell’intera cittadina, trascurata e sporca. Una città ricca
di opportunità, ma priva di una identità e che tarda ad avviare una strategia vincente
per la crescita e lo sviluppo. I cittadini sono delusi.
L’attuale maggioranza grillina, alla doverosa
assunzione di responsabilità, ha sempre preferito negare anche l’apparenza,
rilanciando un mare di promesse destinate puntualmente a cadere nel vuoto e
nella confusione del qualunquismo, espresso goffamente fin dal giorno dell’insediamento.
Quando i cittadini chiesero di ripagare i danni che avevano causato alla
piazza, il Sindaco rispose, come al solito, molto seccato. In effetti, ai
politici di professione non sono mai piaciuti i discorsi sulle indennità. Fatto
che ad Assemini assume rilevanza oggettiva nel momento in cui nemmeno la
promessa di ridurre le loro indennità è mai stata rispettata. Immaginiamoci
ripagare un danno! Sarebbe stato come creare uno scomodo precedente.
Nella piazza Sant’Andrea, sorge, appunto, la Chiesa settecentesca
dedicata all'Apostolo pescatore. Come riporta il sito ufficiale del Comune di Assemini: «un tempo Chiesa
campestre, oggi avamposto dell'espansione dell'edilizia cittadina». Un
patrimonio importante che in altre realtà sarebbe un rilevante elemento da
raccontare per assumere una funzione integrante e generatrice di rilancio
culturale ed economico territoriale. La Chiesa era e rimane in rovina. Perché
per “cambiare” ci vuole ben altro che la semplice e grottesca indignazione del politicante. Ora,
ci chiediamo, quando e come il Sindaco intenda recuperare la Chiesa di Sant’Andrea
dalla condizione di abbandono da lui stesso denunciata.
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