domenica 20 luglio 2014

Le città aiutino a superare le contraddizione della Sardegna


«Per un uomo e una donna, essere sardi, è una delle più grandi fortune. Noi sappiamo chi siamo stati e chi siamo. Viviamo in una fabbrica naturale di potenziale benessere. Conosciamo i nostri confini naturali che racchiudono un paesaggio unico al mondo; che custodiscono suoni, sensazioni, cultura, espressioni e tradizioni che attendono di essere valorizzate con coscienza autonoma. La Sardegna è un libro aperto senza fine e noi tutti abbiamo il dovere di farlo leggere con orgoglio e passione. Siamo noi il punto di congiunzione di un sistema che deve affermarsi, in cui nulla è “altra cosa”.
La Sardegna è anche Terra di umane contraddizioni e di devastanti soluzioni. Le parole unità e consapevolezza devono guidarci in un percorso di svolte che diano valore alle specificità. Dobbiamo imparare ad osare, superando e contrastando la cultura di una classe dirigente troppo spesso intrappolata. La Sardegna è la sintesi perfetta di straordinari modelli di vita. Ogni realtà territoriale ha un fascino autentico che rischia di scomparire nella pericolosa standardizzazione. La soluzione non è arrendersi nell’antipolitica, nell’astensionismo, nell’indignazione fine a se stessa. Bisogna maturare il bisogno primario di rivendicazione di una convinta e progressiva autodeterminazione. Dobbiamo diventare artefici della nostra economia e della nostra formazione partendo dagli strumenti di cui disponiamo. Come Popolo dobbiamo credere in noi stessi, istituendo e favorendo forme nuove nei rapporti esterni nel rispetto delle parti. Assemini è parte sostanziale di uno stesso sistema e deve abbandonare le chiacchiere confuse per dimostrare, con i fatti, di cosa è capace».

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