«Per un uomo e una donna, essere
sardi, è una delle più grandi fortune. Noi sappiamo chi siamo stati e chi
siamo. Viviamo in una fabbrica naturale di potenziale benessere. Conosciamo i
nostri confini naturali che racchiudono un paesaggio unico al mondo; che
custodiscono suoni, sensazioni, cultura, espressioni e tradizioni che attendono
di essere valorizzate con coscienza autonoma. La Sardegna è un libro aperto
senza fine e noi tutti abbiamo il dovere di farlo leggere con orgoglio e
passione. Siamo noi il punto di congiunzione di un sistema che deve affermarsi,
in cui nulla è “altra cosa”.
La Sardegna è anche Terra di umane contraddizioni e di
devastanti soluzioni. Le parole unità e consapevolezza devono guidarci in un
percorso di svolte che diano valore alle specificità. Dobbiamo imparare ad
osare, superando e contrastando la cultura di una classe dirigente troppo
spesso intrappolata. La Sardegna è la sintesi perfetta di straordinari modelli
di vita. Ogni realtà territoriale ha un fascino autentico che rischia di
scomparire nella pericolosa standardizzazione. La soluzione non è arrendersi
nell’antipolitica, nell’astensionismo, nell’indignazione fine a se stessa.
Bisogna maturare il bisogno primario di rivendicazione di una convinta e
progressiva autodeterminazione. Dobbiamo diventare artefici della nostra
economia e della nostra formazione partendo dagli strumenti di cui disponiamo.
Come Popolo dobbiamo credere in noi stessi, istituendo e favorendo forme nuove
nei rapporti esterni nel rispetto delle parti. Assemini è parte sostanziale di
uno stesso sistema e deve abbandonare le chiacchiere confuse per dimostrare,
con i fatti, di cosa è capace».
Nessun commento:
Posta un commento