lunedì 7 luglio 2014

L'improvvisazione è un male assoluto

«Gran parte delle città europee rilevano una crescente minaccia allo sviluppo urbano sostenibile. Ne sono causa i cambiamenti demografici (invecchiamento della popolazione, spopolamento, suburbanizzazione); instabilità economica (stagnazione, declino economico); allentamento dei rapporti tra crescita economica, occupazione e progresso sociale che spingono alla disoccupazione, al precariato ed al riposizionamento poco qualificato e mal retribuito (le singole economie non sono in grado di assicurare a tutti il lavoro); le disparità di reddito crescono aumentando il numero dei poveri (problema casa, qualità dell’istruzione, qualità dei servizi fondamentali); aumenta la segregazione sociale, la polarizzazione sociale e territoriale (consistente riduzione delle risorse nel welfare state). L’espansione urbana incontrollata e la diffusione di insediamenti a bassa intensità sono una minaccia allo sviluppo territoriale sostenibile (i servizi pubblici sono più costosi e difficili da garantire). Le risorse naturali vengono sottoposte ad uno sfruttamento eccessivo, le reti di trasporti pubblici sono insufficienti e la dipendenza dai mezzi privati ed il traffico all’interno ed intorno alle città sono pesanti; gli ecosistemi urbani sono sotto pressione a causa di una espansione urbana incontrollata che comporta una impermeabilizzazione del terreno comportando una seria minaccia della biodiversità ed aumentando il dissesto idrogeologico e la carenza idrica.

Le minacce devono essere scongiurate trasformandole in opportunità. È necessario partire dalla valorizzazione delle diversità, affiancando all’economia globale una economia locale sostenibile. Ciò deve avvenire radicando nel tessuto economico locale competenze e risorse, nonché incentivando la partecipazione sociale e l’innovazione. Bisogna creare un’economia reattiva ed inclusiva che superi il modello di sviluppo economico in cui crescita economica non significa necessariamente un maggior numero di posti di lavoro (garantire una vita dignitosa ai soggetti esclusi dal mercato del lavoro e coinvolgerli nella società); le diversità socioeconomiche, culturali, etniche e generazionali vanno sfruttate per il loro rilevante potenziale e come fonte d’innovazione. La segregazione territoriale e la povertà energetica si combattono sostenendo politiche di risparmio e di necessaria valorizzazione ambientale; lo sviluppo equilibrato del territorio come la sua valorizzazione possono produrre benefici per le comunità residenti solo se si riesce a maturare una collaborazione funzionale (trasporti; spazi sociali, culturali, sportivi ed ambientali di qualità)».

Nessun commento:

Posta un commento